Archivi categoria: Curtosi Marilisa

Aforismi cresciuti nel nulla.

di Maria Elisabetta Curtosi

E’ necessario, in questo notro “strano” momento storico, riprendere il testo “Discorso sopra i costumi presenti degli italiani” di Giacomo Leopardi in cui collegava il nostro ridere con il nostro cinismo, col nostro spirito di sopraffazione, con la nostra assenza di “conversazione”, termine che deriva dal Settecento di cui s’è persa l’originale pregnanza semantica che non vuol dire solo scambio pacato di opinioni con rispetto dei turni ma anche socievolezza, buone maniere, saper stare al mondo.

 
<< In Italia il più del riso è sopra gli uomini e i presenti. La raillerie il persiflage [la canzonatura e la presa in giro] , cose sì poco proprie della buona conversazione altrove, occupano e formano tutto quel poco di vera conversazione che v’ha in Italia. Quest’è l’unico modo, l’unica arte di conversare che vi si conosca. Chi si distingue in essa è fra noi l’uomo di più mondo, e considerato superiore agli altri nelle maniere e nella conversazione, quando altrove sarebbe considerato per il più insopportabile, e il più alieno dal modo di conversare. Gl’italiani posseggono l’arte di perseguitarsi scambievolmente e di se pousser à bout [spingersi agli estremi]colle parole, più di alcun’altra nazione. Il persiflage degli altri è certamente molto più fino, il nostro ha spesso e pe lo più del grossolano, ed una specie di polissonnerie [marachella, atto di monello], ma con tutto questo io compiangerei quello straniero che venisse a competenza e battaglia con un italiano in genere di raillerie. I colpi di questo, benché poco artificiosi, sono sicurissimi di sconcertare senza rimedio chiunque non è esercitato e avvezzo al nostro modo di combattere, e non sa combattere alla stessa guisa.
Gl’italiani non bisognosi passano il loro tempo a deridersi scambievolmente, a pungersi fino al sangue. Come altrove è il maggior pregio il rispettar gli altri, il risparmiare il loro amor proprio, senza di che non vi può aver società, il lusingarlo senza bassezza, il procurar che gli altri sieno contenti di voi, così in Italia la principale e la più necessaria dote di chi vuole conversare, è il mostrar colle parole e coi modi ogni sorta di disprezzo verso altrui, l’offendere quanto più si possa il loro amor proprio, il lasciarli più che sia possibile mal soddisfatti di sé stessi e per conseguenza di voi >>.

Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl’italiani (Giacomo Leopardi)

Share

Chi sono i pazzi?

di Maria Elisabetta Curtosi

Chi Sono i pazzi?

Quelli che vedono l’orrore nel cuore dei loro simili e cercano la pace a qualsiasi prezzo? O piuttosto quelli che fingono di non vedere quanto succede intorno a loro? Il mondo, Ben, è dei pazzi o degli ipocriti. non esistono altre razze sulla faccia della Terra oltre queste due. E tu devi sceglierne una.”

(C. Zafòn, Il palazzo della mezzanotte)

Share

“Mi viene da sorridere…”

“Mi viene da sorridere a pensare quanto ci sia della vita in quei rompicapi, anche sotto il profilo estetico.

Quando nasci ti tirano a sorte. E’ solo una questione di culo la pagina dove vai a finire. Da quel punto ci sono poi il bianco e il nero, gli spazi vuoti da cui cacciare le incognite, le lettere pronte a qualunque calligrafia, ognuna nella sua casella con la presunzione di essere importante. Per poi rendersi conto che non è nulla senza tutte le altre.

In fondo è solo questo che siamo: orizzontali e verticali. Una semplice serie di atteggiamenti e di posizioni, parole che si incrociano mentre camminiamo, dormiamo, giochiamo, facciamo l’amore, torniamo a casa con i brividi e cadiamo nel letto ammalati. Finché un giorno tutto si omologa e ci si rende conto che l’enigma, quello che si sta provando a risolvere da tanto e con tanta fatica, non potrà mai esssere risolto.”

(G. Faletti, Appunti di un venditore di donne)

Share

Pensieri

di Maria Elisabetta Curtosi

Un movimento incessante fluisce dall’ alba al tramonto: gruppi di pellegrini con abiti diversi camminano, chi piange, chi ride. Vogliono lasciare il loro nome sulla polvere della terra, ma quando sarà trascorso il giorno le loro impronte voleranno via insieme alla polvere.
Esempio di visione semplice e lacerante di un grande poeta? davvero al tramonto ogni memoria sarà polvere? chi ha desiderio di lasciare traccia di sé …. esprimete il vostro pensiero filosofico..

Share

Il sapore dell’estate

di Maria Elisabetta Curtosi

Ho trovato tra le carte queste poche strofe, non so chi le ha composte e di certo non me ne approprio indebitamente, però è un peccato non scriverele, perciò:

Il profumo del mare, il silenzio dei pesci,
l’odore del sale, il caldo sole d’agosto,

l’abbraccio dalla sabbia, l’amore di chi ci sta intorno,
la carezza di un padre, il sorriso di nostra madre.

Le urla dei bambini, il gusto fresco dell’anguria,
il canto del vento che accarezza la sabbia.

L’odore del pesce fresco appena grigliato;
gocce di limone sulle nostre labbra.

La nostra vita piena di sapore,
il nostro sguardo che non muore,
le nostre mani pien d’amore.

Share

Leggere: un tesoro.

di Maria Elisabetta Curtosi

L’invito a leggere da qualche tempo è sparito nel nulla, sarà forse perchè il buon vecchio libro di carta stampata è stato deposto per dare spazio alle nuove tecnologie sempre più sottili, pratiche, perfette insomma . D’altra parte chi ce la fa fare a portarci, in metro magari, un “peso” come Guerra e Pace di Tolstoj? L’importante è che non si smetta mai di leggere.

Leggere, in fondo,non vuol dire altro che creare

un piccolo giardino all’interno della nostra memoria.

Ogni bel libro porta qualche elemento, un’aiuola, un viale,

una panchina sulla quale riposarsi quando si è stanchi.

Anno dopo anno, lettura dopo lettura, il giardino si trasforma in parco

…e, in questo parco, può capitare di trovarci qualcun altro…

Leggere non è un dovere, né un amaro calice da bere fino in fondo

con la speranza di chissà quali benefici.

Leggere vuol dire crearsi un proprio piccolo tesoro personale di ricordi e di emozioni,

un tesoro che non sarà uguale a quello di nessun altro

e che tuttavia potremo mettere in comune con altri.

{Cara Mathilda di Susanna Tamaro}

Share

I “Subnormali”

di Maria Elisabetta Curtosi

Charles Bukowski
Foto: huffingtonpost

In questo periodo non posso fare a meno di citare un grande autore  Charles Bukowski che come sempre ci stupisce con la sua schiettezza e sintassi breve quanto basta a trafiggere i cuori dei più.

 

 

“Nella società c’è sempre chi difende i subnormali  perché non si rende conto che i subnormali sono subnormali. 

E la ragione per cui non se ne rendono conto è che sono subnormali anche loro. 

Viviamo in una società subnormale e questo è il motivo per cui tutti si comportano come si comportano  e si fanno fra loro le cose che si fanno.

Ma questi sono fatti loro e a me non interessa, a parte il fatto che ci devo vivere insieme.”

Share

Preghiera laica

di Maria Elisabetta Curtosi

Secondo Goethe, che contrariamente a quello che si pensa non era per lo Sturm né per il Drang, un compito dell’artista è diminuire l’angoscia nella società. Così scriveva Camillo Langone nella sua preghiera laica – continua  – nella biografia di Armstrong quest’idea ritorna spesso: a suscitare il panico sono capaci tutti, lodevole è colui che contribuisce a riportare la calma, instillando nel mondo ordine e armonia. In un momento politico-finanziario molto Sturm e parecchio Drang, ingovernabile alla stregua di una calamità naturale, si acquisteranno meriti esortando a piccoli piaceri e manutenzioni: fare lunghe passeggiate in bicicletta, dare l’olio paglierino a un tavolo antico, portare i dizionari dal rilegatore, fumarsi un toscano con un amico… Anche nella musica si eviti l’attualità nevrotizzante preferendole un classico settembrino, quella canzone dove c’è lui che canta “la vita nel mio petto batte piano, respiro la nebbia, penso a te”. Perché, tanto, “il giorno come sempre sarà”.

 

Share

Camminando controvento

di Maria Elisabetta Curtosi

Ci sono donne che camminano controvento da una vita. Per questo riporto per intero una citazione di C. De Felice che mi ha piacevolmente colpito.

Ci sono donne che hanno occhi profondi e sconosciuti come oceani. Ci sono donne che cambiano pelle per amore..Ci sono donne che donano il loro cuore, per poi ritrovarsi a raccattarne i cocci da sole…Ci sono donne che in silenzio fanno ballare la propria anima su una spiaggia al tramonto…Se ti fermi un istante le puoi sorprendere, mentre lottano contro il proprio istinto…Mentre fanno passeggiare il proprio dolore a piedi nudi, affrontando onde che ad ogni mareggiata sono sempre più minacciose…Ci sono donne che chiudono gli occhi, ascoltando una musica lenta, che rende ancora più salate le loro lacrime…Ci sono donne che con orgoglio ma con il nodo in gola, rinunciano alla felicità…Ci sono donne che con i loro occhi fotografano quegli splendidi ma così fugaci attimi in cui si sentono abbracciate dall’amore,sperando di mantenerli vivi e colorati per sempre…Se apri gli occhi un istante le puoi osservare, mentre disseminano briciole di se stesse lungo il percorso verso quel treno che le porterà via, mentre urlano la loro rabbia contro vetri tremolanti di una casa diventata prigione…mentre sorridono di disperazione a chi le vorrebbe far tornare alla vita di sempre…Ci sono donne che non si fermano davanti a nulla… perché non troveranno mai la fine di quel filo…Ci sono donne che hanno fatto un nodo per ogni loro lacrima,sperando che arrivi qualcuno a scioglierli…Non fermare il cuore di una donna, niente vale di più. Non far piangere una donna, ogni lacrima è un po’ di lei stessa che se ne va…Non farla aspettare da sola ed impaurita seduta sul confine della pazzia e se la vuoi amare, fallo davvero,con tutto te stesso! Stringila e proteggila… lotta per lei, uccidi per lei, piangi con lei, donale il più bel raggio di sole,ogni giorno tieni sempre accesa quella luce nei suoi occhi,quella luce è speranza, è amore, è puro spirito. É vento, è la più bella stella di qualsiasi notte…

Share

La delusione

di Maria Elisabetta Curtosi

“Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono.”
Oriana Fallaci

Share