Platì è un comune della provincia di Reggio Calabria ubicato in una vallata al centro dell’Aspromonte orientale. Fondato nella seconda metà del XVI secolo venne dichiarato comune autonomo dai francesi nel 1809. Oggi, inutile nasconderlo dietro a un dito, è terra di ‘ndrangheta. Un territorio comunale di 50 Kmq tra i più grandi della provincia e più volte devastato da eventi sismici e alluvionali. Dopo un picco demografico nel 1951 con 6.200 residenti, al censimento del 2011, Platì ha poco più di 3.700 residenti. Sciolto per infiltrazioni mafiose più volte, dal marzo del 2012 sino a tutt’oggi è retto da una commissione straordinaria. Un paesino a democrazia sospesa, in attesa di giudizio. Ma in realtà questa non è la prima volta che l’amministrazione di Platì viene sciolta per mafia. Negli anni ’70 e ’80 le famiglie nobili e borghesi del paese furono costrette dai locali ad abbandonare il centro consegnandolo, di fatto, in mano alle famiglie di ‘ndrangheta che tutt’oggi vi abitano. In quel periodo venivano uccisi l’ex-Sindaco Francesco Prestia, barbaramente trucidato con la moglie nell’abitazione e il Sindaco in carica, Domenico Natale De Maio, vittima di un agguato automobilistico sulla strada provinciale che conduce dalla marina al centro aspromontano. Il 16 luglio 2006 l’Amministrazione comunale di Platì allora in carica veniva sciolta per condizionamento mafioso dal Governo, che vi ha insediato una commissione straordinaria per la gestione del Comune fino al ripristino della legalità fino al giugno del 2009. Dopo le elezioni comunali nel giugno del 2009 che aveva visto eletto democraticamente uno Strangio, cognome assai scomodo da quelle parti, l’Amministrazione Comunale è stata sciolta nuovamente per condizionamento mafioso il 23 marzo 2012.
Alle ultime elezioni politiche del febbraio 2013, dei 2.691 elettori solo 1.006 di loro (il 37,38%) si è recato effettivamente alle urne per votare. La cosa strana, o se volete affascinante, è che 176 elettori, pari al 20 % dei votanti, alla Camera hanno votato per la lista Amnistia Giustizia Libertà guidata, in Calabria, personalmente da Giacinto (detto Marco) Pannella e che, al secondo posto, aveva tra i candidati anche chi ora scrive. Difronte ai 68mila o poco più voti ottenuti a livello nazionale con una media dello 0,2%, il 20% di Platì come anche il 7,88% di Africo (95 voti) e il 7,19% a Palmi (90 voti), rappresentano anomalie positive che colpiscono come sabbia negli occhi. Inizialmente non capisci il perché, né per quale meccanismo. Ma già a ridosso delle elezioni, nel mese di Marzo 2013, Marco Pannella aveva detto chiaramente di voler venire in Calabria, proprio a Platì, per ringraziare i suoi abitanti che, diceva, “ci hanno solo capiti”. Come già era accaduto a Rizziconi per le elezioni europee, quando allora era candidato Enzo Tortora, subito qualcuno ha gridato allo scandalo: Pannella prende i voti della ‘ndrangheta che, secondo i più acuti commentatori, avrebbe persino dato l’ordine di votare per la lista Amnistia Giustizia Libertà.
Pannella invece è convinto del contrario: “lì c’hanno solo capiti. Se la ‘ndrangheta avesse dato l’ordine di votarci avremmo preso almeno l’80%”. D’altronde in un paese con poco più di 2.600 votanti, un comune con una così alta densità mafiosa, più volte sciolto per mafia, dove probabilmente non si riesce a trovare persona che non abbia un qualche parente, un affine, un cugino o un cognato, affiliato o in odor di ‘ndrangheta, se davvero fosse scattato l’ordine, da parte delle ‘ndrine locali, di votare per la lista Amnistia Giustizia e Libertà, il risultato del 20% sarebbe quantomeno deludente. Irrisorio per un’organizzazione criminale abituata a un ben diverso controllo del consenso. Quindi, se i voti alla lista Amnistia Giustizia Libertà (176 voti, 20%) nel comune di Platì non sono arrivati per un ordine ci deve essere qualche altro motivo che ha consentito alla gente di conoscere l’offerta politica: amnistia come provvedimento strutturale e propedeutico per la sempre più necessaria riforma della giustizia. Amnistia, dicevamo in campagna elettorale, come provvedimento necessario per far uscire il nostro Paese dalla sua flagranza criminale contro i diritti umani e contro lo Stato di Diritto. Ma anche amnistia come provvedimento propedeutico alla riforma organica della giustizia che oggi, i Radicali, propongono con i 12 referendum. Una giustizia lenta, lentissima, più volte condannata dall’europa per l’eccessiva lentezza dei processi che, con un provvedimento di amnistia e indulto risulterebbe avere una boccata d’ossigeno. Carceri super affollate di persone che, per il 40%, sono in attesa di giudizio lì, rinchiusi prima di una condanna definitiva. E lì, in quel piccolo comune di Platì, forse grazie proprio alla presenza attiva di qualche parente di qualche detenuto, si sono avute percentuali del 20% che sarebbero logiche e prevedibili se, anche su base nazionale attraverso il servizio dell’informazione pubblica televisiva, il messaggio fosse passato. Adesso però, a sentire qualche abitante di Platì dopo che il leader radicale lo scorso 16 agosto è stato a Gambarie d’Aspromonte e a Reggio Calabria senza però passare da loro, c’è una grande delusione. Un senso, quasi, di rassegnazione nei confronti di una politica, forse anche quella Radicale, capace di fare promesse per poi non mantenerle. E per questo il leader radicale continua ad affermare che vuole organizzare a Platì e “da” Platì, una ripartenza di tutta l’area Radicale attraverso la costituzione di un’associazione radicale tematica per l’amnistia, la giustizia giusta, il diritto e la libertà.
Adesso Pannella, già in sciopero della fame dal 17 agosto ha deciso dal 21 di aggravare la sua forma di lotta nonviolenta anche con lo sciopero totale della sete. L’obiettivo è sempre lo stesso: traferire la propria forza e il proprio sostegno affinché il “Cesare”, lo Stato italiano condannato dall’Europa per i trattamenti inumani e degradanti inflitti ai propri detenuti oltreché per una giustizia lentissima, trovi Lui, nel suo Parlamento a ciò Deputato, la forza per adottare l’amnistia come unico provvedimento “strutturale”. Pannella ha annunciato il suo sciopero dai microfoni di Radio Carcere, la trasmissione che ogni martedì va in onda sulle frequenze di Radio Radicale. Con lui, in collegamento telefonico, anche il Ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri che, dopo aver ribadito come anche per lei il provvedimento di amnistia sia una riforma strutturale e l’unica in grado di far rientrare immediatamente l’Italia agli obblighi europei oltreché costituzionali, lo ringrazia esplicitamente per questa lotta nonviolenta che lui, Pannella in prima persona, e suoi “alfieri Radicali” stanno portando avanti con grande determinazione.