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Antonio Marcianò (Confesercenti Cal.): nei primi 2 mesi del 2013 sparite 167 imprese al giorno. Cura del territorio e turismo per far ripartire l’economia calabrese

Riceviamo e pubblichiamo dall’Uff.Stampa di Confesercenti Calabria

Un delegazione della Confesercenti di Reggio Calabria , composta dal presidente Nino Marcianò e dai vice Benito Lisitano e Ciccy Cannizzaro, ha incontrato venerdì 19 aprile 2013 la Commissione Straordinaria del Comune di Reggio Calabria.

Il presidente Marcianò ha illustrato al prefetto Vincenzo Panico ed al vice prefetto Giuseppe Castaldo la grave crisi del comparto, richiamandone gli effetti sul piano nazionale.

“Nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2013 e il 28 febbraio –  ha ricordato Marcianò – nel settore hanno chiuso i battenti 13.755 aziende, mentre le aperture sono state 3.992, per un saldo negativo di 9.783 unità: praticamente, sono sparite oltre 167 imprese al giorno.

Proprio per questo è stato dato plauso per la sottoscrizione del protocollo per la legalità, che dovrà essere affiancato, comunque, da incisivi interventi comunali a contrasto dell’ abusivismo e delle contraffazione, con particolare attenzione alla vendita abusiva del pane e del pesce.

Attenzione particolare è stata data dalla Confesercenti all’emergenza rifiuti in città che, nella consapevolezza del costante impulso offerto dalla Commissione e in prima persona dal prefetto Panico, dovrà trovare a breve definitiva risoluzione.

Nel cordiale ed inteso incontro, Lisitano e Cannizzaro hanno richiamato l’attenzione sulla necessità di incentivare la raccolta differenziata, prevedendo una forte riduzione per gli operatori commerciali che, per la gestione del servizio, fruiscono di convenzioni con privati. Inoltre, l’occupazione di suolo pubblico deve trovare una diversa rimodulazione, sia con riguardo alla quantificazione che alle fondamentale riduzioni.

La delegazione della Confesercenti, in ultimo, si è detta disponibile ad affiancare l’Amministrazione comunale che è stata invitata a puntare fattivamente sul turismo quale leva di sviluppo, soprattutto attraverso:

  • La cura del territorio, con piano colore, cartellonistica, pulizie e fruibilità controllata dei siti archeologici, Museo, ecc.;

  • La promozione di eventi da istituzionalizzare anche in collaborazione con il Comune di Messina e Taormina;

La delegazione ha testimoniato alla Commissione l’apprezzamento per il lavoro svolto, pur sottoponendo alla stessa l’esigenza di produrre ogni ulteriore sforzo per evitare di aggravare, con la fiscalità locale, il già fragile tessuto economico cittadino. Il prefetto Panico ha offerto un ascolto attento, dimostrando grande sensibilità verso il settore produttivo.

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Poesie di guerra

di Maria Elisabetta Curtosi

Quasi trecento anarchici calabresi tra la fine dell’’800 ed i primi anni del novecento furono costretti ad  emigrare in Argentina. Schedati come sovversivi li troviamo nel Casellario politico Centrale. Per restare nel circondario di Monteleone scorgiamo tra gli schedati, diffidati, ammoniti e confinati: Luigi Campisi da San Costantino Calabro, Carmine Barbara di Nicotera, Antonio Barbieri da Pizzo, Gaetano Colloca da Mileto, Fortunato Foti da Nicotera, Eugenio Iorfida da San Leo di Briatico, Alfonso Lo Gatto da Vibo Valentia, Sante Pagano da Calimera, Giuseppe Pagnotta da Filandari, Fortunato Stillitani da Filadelfia, Francesco Tutino da Rombiolo. Per non parlare dei leaders  anarchici, Francesco Barbieri da San Costantino di Briatico e Gaetano Pietropaolo da Sciconi di Briatico, i più noti.

Partivano, sapendo ch’era più facile morire, i soldati che partono per la guerra.  “Eccu che è fattu jurnu e l’alba è chiara e s’avvicina sta partenza scura. La navi ammenzu u mari si pripara, pi farti sta partenza amara e scura. Partu pi li diserti di l’Asmara, addurvi nesci u suli e no la luna. Sajiu mu moru nta sta terra amara,bejia, sugnu cu ttia statti sicura”.

“ O catrara dumani mi partu ca u Rre mi voli a Napuli pe forza e mi ci manda a guerra pe combattiri prega u celu ca mi dassa vivu. Bejia ti scrivu si trovu la carta si nno ti mandu ca currera ca posta, si no ti vijiu cchiu da casti parti mi parti e a rivederci nzinu a morti”.

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Stefano Rodotà, il calabrese che vorremo Presidente per abolire la miseria

Tutti hanno eguale diritto di accedere alla rete internet, in condizione di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale. Forse è per questa proposta fatta all’Internet Governance Forum nel novembre del 2010 che Stefano Rodotà piace tanto al Movimento 5 Stelle. Ma se eletto, Stefano Rodotà (classe 1933), sarebbe stato (ma ancora forse potrebbe esserlo) il Presidente della Repubblica di tutti. Il Presidente che ha proposto e votato per il Quirinale il M5S di Beppe Grillo non solo è un calabrese nato a San Benedetto Ullanno (Shën Benedhiti), comune arbëreshë calabrese che, secondo la bibliografia di wikipedia, discende da una illustre dinastia italo-albanese annoverante, fra il XVII e il XVIII secolo, intellettuali difensori della minoranza etnica e religiosa arbëreshë. Già soltanto per questo Pierluigi Bersani, considerata la situazione in cui l’Italia ha chiesto chiaramente un cambiamento, avrebbe dovuto, sin dall’inizio, ritenere insano l’accordo col PdL per far votare al primo turno Franco Marini.

Ma la vita di Stefano Rodotà dice molto di più delle sue “semplici” origini italo albanesi. Non parliamo neanche della sua illustre chiarissima carriera universitaria che lo ha visto insegnare nelle più prestigiose università d’Italia e d’Europa. Dopo essere stato iscritto al Partito Radicale di Mario Pannunzio, Stefano Rodotà nel ’76 rifiutò la candidatura col PR di Marco Pannella e Gianfranco Spadaccia e, nel 1979, fu eletto come indipendente nel Partito Comunista Italiano. Nel 1983 viene poi eletto nuovamente divenendo presidente del gruppo parlamentare della Sinistra Indipendente.

Eletto per la terza volta nel 1987, Stefano Rodotà è di nuovo membro della commissione Affari Costituzionali. Nel 1989 viene nominato Ministro della Giustizia nel governo ombra creato dal PCI di Occhetto e successivamente aderisce ufficialmente al PDS, del quale sarà il primo leader. Nel ’92 è eletto nuovamente alla Camera tra i Deputati del PDS, viene eletto Vicepresidente e fa parte della nuova Commissione Bicamerale. Nel maggio dello stesso anno, Rodotà sostituisce Oscar Luigi Scalfaro nella presidenza della Camera convocato per l’elezione del Capo dello Stato in cui fu eletto proprio Scalfaro. Al termine della legislatura, durata solo due anni, Stefano Rodotà si auto rottama e decide di non ricandidarsi, preferendo tornare all’insegnamento universitario.

Oggi, non votando Rodotà, Bersani e il Pd hanno detto un no anche alla stessa storia del PCI, PDS, PD.

Ma c’è un altro buon motivo che avrebbe potuto (e ancora potrebbe) indurre il PD a votarlo. Infatti il suo impegno politico oltrepassa i confini nazionali. Dal 1983 al 1994, Stefano Rodotà, il candidato del Movimeno 5 Stelle, è membro dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e, proprio al Parlamento europeo dove viene eletto nel ’89, partecipa alla stesura della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea solennemente proclamata a Nizza, il 7 dicembre del 2000 e che, dall’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, tutela quei diritti fondamentali che risultano dalle tradizioni costituzionali dei paesi membri e dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali che conosciamo sotto il nome di CEDU. Già, quella Convenzione e quella Corte dei Diritti dell’Uomo che l’Italia di oggi viola in modo sistemico e strutturale. Quella Carta, oggi violata nelle carceri, dimenticata da una giustizia lenta sia nel penale sia nel civile, calpestata nei posti di lavoro è oggi disattesa in Italia con un ritmo di 200 sanzioni ogni anno. Un uomo come Stefano Rodotà, Presidente della Repubblica, darebbe sicura garanzia di attuazione dei diritti che proprio quella Carta dei Diritti Umani (con la D e la U maiuscole), vuole tutelare. Ma Pierluigi Bersani per questi particolari non ha tempo!

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Il reddito minimo di cittadinanza e, per la Calabria, i rifiuti come risorsa per abolire la miseria

Intervista a Paolo Parentela, Deputato catanzarese del Movimento fondato da Beppe Grillo  / Dalla Camera al tavolino con disinvoltura perché non siamo gente che fa politiche dietro il computer

di Giuseppe Candido

 

 

 

PaoloParentela
On.le Paolo Parentela (Movimento 5 Stelle – Beppe Grillo)

 

Lo scorso 15 marzo il nuovo Parlamento della XVII legislatura si è ufficialmente insediato e, tra la schiera dei nuovi eletti del Movimento 5 Stelle, c’è anche il neo Onorevole Paolo Parentela, attivista grillino del movimento catanzarese che, non stanco della settimana parlamentare appena trascorsa e che tra l’altro li ha visti impegnati nell’occupazione nonviolenta della Camera dei Deputati per chiedere l’istituzione delle Commissioni Parlamentari subito, sabato 13 aprile alle 17 e 30, è a Catanzaro, in Piazza Prefettura, insieme agli altri attivisti per “mantenere il contatto con la gente” e far conoscere ai cittadini il “piano rifiuti zero” che il movimento propone per la Calabria per uscire dall’emergenza rifiuti che dura ormai da 16 anni.

 ***

Per abolire la miseria anche in Calabria, il Movimento 5 Stelle cosa propone adesso che è in Parlamento?

I punti prioritari che stiamo mettendo in chiaro, soprattutto in questo periodo d’avvio di legislatura, sono i famosi 20 punti dell’agenda Grillo che abbiamo “sbandierato” durante la campagna elettorale. E tra questi c’è, ovviamente, il reddito di cittadinanza che riteniamo fondamentale per far ripartire tutto il Paese e, assieme, la Calabria che, come tutti sappiamo, ha livelli di disoccupazione alle stelle! Soprattuto quella giovanile. Dare l’opportunità, anche ai cittadini Calabresi, di avere un reddito di cittadinanza e non farli arrivare alla miseria. In modo tale da dargli una boccata d’aria, un po’ d’ossigeno a chi ne ha più bisogno. E da li poi ripartire dandogli la possibilità, anche attraverso dei corsi di formazione, in quei settori che, come movimento, riteniamo siano fondamentali per la Calabria: il turismo e l’agricoltura. Sul Piano nazionale stiamo dando priorità ai famosi 20 punti dell’agenda Grillo: reddito di cittadinanza, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e rimborsi elettorali, la possibilità di fare un referendum sull’euro, l’abolizione delle Province e tutti gli altri punti che sono pubblicati sul blog di Beppegrillo.it.

E sulla scuola pubblica? Il M5S ha nel programma l’abolizione di tutti i provvedimenti sulla scuola fatti a partire dalla riforma “Gelimini” in poi. In pratica volete abolire i tagli alla scuola fatti in questi anni: questi punti credi potranno essere attuati in questo parlamento o credi che si dovrà metterli in un secondo piano?

No, assolutamente. L’abolizione dei tagli alla riforma Gelmini che abbiamo promesso non saranno messi in un secondo piano: saranno sicuramente attuati. Adesso stiamo dando soltanto delle priorità che, appunto, sono i famosi venti punti: subito dopo lavoreremo su tutti gli altri punti che sono necessari per lo sviluppo di questo Paese. Siccome ci dicono sempre da dove prendiamo i soldi, allora stiamo cercando di recuperare la fattibilità economica per queste proposte. Una volta che avremo fatto questi tagli selettivi e mirati sulla spesa pubblica potremo pensare di attuare anche le nostre proposte per quanto riguarda l’Istruzione e la ricerca. Per esempio abolendo le spese militari, da li possiamo ricavare un grande budget per finanziare la ricerca e la scuola pubblica. Questa la nostra visione, che non è da qui a domani, ma da qui a trent’anni. Cerchiamo di guardare ai problemi con una visione più aperta e ampia.

I Parlamentari del Movimento 5 Stelle rinunciano a una parte dello stipendio ma lavorano anche il sabato? Dopo una settimana alle Camere con occupazioni e dirette streaming, oggi sei qui in Piazza Prefettura, a Catanzaro, a raccogliere firme con gli altri attivisti del movimento. Un metodo di lavoro?

Ma è normale! Ovviamente noi ci teniamo a rimanere sempre in contatto col territorio anche per contrastare l’accusa che ci rimuovono un po’ tutti: dicono che siamo sempre dietro un computer e facciamo la nostra attività politica solo dietro una tastiera. Questo evidentemente non è vero perché già da prima di venire eletti, da quando abbiamo costituito i Meetup, noi siamo sempre stati sul territorio con i nostri banchetti, come nel caso dei V Day, e come per tutte le altre lotte che facciamo sul territorio. Lo abbiamo fatto e lo continueremo a fare non solo in campagna elettorale ma, soprattutto, dopo la campagna elettorale. Sempre, perché vogliamo mantenere questo rapporto sul territorio e io, siccome avevo l’opportunità di scendere (in Calabria ndr) per questo fine settimana, sono venuto.

E state raccogliendo le firme per …

Le firme le stiamo raccogliendo per avviare la petizione contro la situazione attuale dei rifiuti. Siamo in emergenza da più di quindici anni, abbiamo speso più di un miliardo e mezzo di euro per non risolvere il problema, e abbiamo consegnato alle amministrazioni comunali e al Consiglio regionale, la nostra proposta in materia di rifiuti che, lo voglio ricordare, è una proposta che va verso l’obiettivo “rifiuti zero”; una strategia che non ci siamo inventati noi su due piedi ma che sta già prendendo piede in molte parti del nostro pianeta ed è facilmente attuabile!

Un modello di ciclo integrato senza inceneritori?

Per noi si può fare una politica che consideri i rifiuti non più un problema ma una risorsa. Si può fare, con la riduzione dei rifiuti alla fonte, la raccolta differenziata porta a porta e il trattamento meccanico biologico a freddo per la parte non differenziabile in alternativa agli inceneritori. Per noi si può fare e, proprio da questo settore, si possono trarre opportunità di lavoro “verdi” soprattuto per i giovani calabresi.

Ringraziamo Paolo Parentela per la sua disponibilità e gli facciamo i nostri migliori auguri per un mandato parlamentare di giustizia e libertà

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Le carceri in Calabria ed il caso Quintieri

di Francesco Cirillo

 

Carcere a Castrovillari (CS)
Carcere a Castrovillari (CS)

Se c’è un luogo, anzi un non-luogo, del quale non si parla, questo è il carcere. La dimensione carcere, non esiste per chi sta fuori da esso. Il non-luogo carcere è qualcosa che terrorizza e ne fa dimenticare l’ esistenza. Esorcizziamo la morte, la malattia,la disgrazia,esorcizziamo anche il carcere. Facciamo finta che non esistano,che non ci appartengano. Eppure ci appartengono,ci riguardano. Il carcere,così come la malattia,antica quanto l’uomo,è ancora presente nella nostra civiltà moderna. Siamo riusciti a liberarci di un’istituzione come il manicomio,ma non siamo ancora riusciti a liberarci del carcere e dei manicomi giudiziari che sono strutture carcerarie dalle quali difficilmente si esce. Forme di “tortura democratica” che servono a terrorizzare quanti non si attengono alle regole ed alle leggi che questa “civiltà” si è data. Ma le leggi e le regole vengono fatte da chi ci governa, da chi detiene il potere, che naturalmente si è guardata bene dal potervi entrare. Un grande truffatore è difficile che resti per molto tempo ristretto in un carcere, così uno che falsa i bilanci di una società, o un direttore di banca che attua prestiti come un usuraio, o un politico venduto o compratore di voti o appartenente alla mafia alta e ben celata . E’ più facile quindi che finisca in carcere un piccolo delinquente, un ladro di appartamenti, un piccolo spacciatore, o chi ruba energia elettrica, o anche semplicemente in un supermercato. Basta leggere le tipologie di reato dei detenuti in tutta Italia per rendersene conto. La criminalizzazione delle droghe, con la legge Bossi-Fini, che ha eliminato la differenza fra droghe leggere e pesanti e le quantità di droghe detenute perché si possa considerare spaccio piuttosto che uso personale, ha portato in carcere al 30 giugno del 2012 27 mila cittadini italiani e 11.649 cittadini stranieri. Questo vuol dire quasi la metà della popolazione detenuta. E così la legge sull’immigrazione detiene in Italia quasi 4000 persone. Così come la famigerata legge sull’associazione mafiosa, che mette insieme il semplice picciotto con il boss mafioso con 6516 persone .

In Italia la popolazione detenuta supera le 67 mila unità.

In Calabria,al 31 gennaio 2012, i detenuti nei 12 istituti penitenziari sono oltre 3.046, a fronte di una capienza complessiva di 1.875 posti. Di questi, dai dati forniti dal Dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia, 55 sono donne e 2.991 uomini. Gli stranieri sono 591. Il sovraffollamento carcerario riguarda tutti gli istituti calabresi ad eccezione di quelli di Crotone (capienza 75, detenuti 15) e Laureana di Borrello (capienza 34, detenuti 30). Diversa la situazione negli altri istituti. A Castrovillari, a fronte di una capienza di 131 posti, sono presenti complessivamente 254 detenuti (24 donne e 230 uomini) dei quali 108 stranieri (il 42,52% del totale, 9 donne e 99 uomini) Gli imputati sono 86 (15 donne e 71 uomini) e 168 i condannati (9 donne e 159 uomini). Al carcere di Siano di Catanzaro, i detenuti sono 592 (68 gli stranieri, l’11,49%) contro una capienza di 354, dei quali 308 imputati e 284 condannati; a Cosenza la capienza è di 209 ma i detenuti sono 336 (58 gli stranieri, il 17,26%), 169 imputati e 167 condannati; a Crotone la capienza è di 75 ma i detenuti sono 15 (2 gli stranieri, il 13,33%), 8 imputati e 7 condannati; a Lamezia ci sono 83 detenuti contro 30 posti (30 stranieri, il 36,14%), di cui 39 imputati e 44 condannati e sta per essere chiuso; a Laureana di Borrello su 34 posti, i detenuti sono 30 (1 straniero, il 3,33%), e tutti e 30 sono condannati; a Locri sono presenti 158 detenuti a fronte di una capienza di 83 (40 gli stranieri, il 25,32%), 74 imputati e 84 condannati; a Palmi i posti sono 140 ma i detenuti 251 (12 stranieri, il 4,78%), 211 imputati e 40 condannati. Ancora, a Paola i reclusi sono 264 su 161 posti (104 stranieri (39,39%), 75 imputati e 189 condannati; a Reggio Calabria i detenuti sono 351 (31 donne e 320 uomini) a fronte di una capienza di 157 (13 donne e 144 uomini), con 24 stranieri (il 6,84%, 4 donne e 20 uomini), e 290 sono gli imputati (19 le donne) e 61 i condannati (12 donne); a Rossano i detenuti presenti sono 351 mentre la capienza è di 233 (gli stranieri sono 83, il 23,56%), cento imputati e 251 condannati; a Vibo Valentia, a fronte di una capienza di 268 posti, i detenuti sono 361 (61 stranieri, il 16,90%), dei quali 162 imputati e 199 condannati. Dei 591 stranieri presenti negli istituti penitenziari calabresi, 306 sono europei (165 di Paesi dell’Unione europea, 18 ex jugoslavi, 75 albanesi e 48 di altri Paesi), 230 africani (53 tunisini, 87 marocchini, 16 algerini, 23 nigeriani e 51 di altri paesi), 32 asiatici (10 del Medio oriente e 22 di altri paesi) e 22 americani (3 dell’America del Nord , 3 del centro e 16 del sud).

 

Enzo Emilio Quintieri
Enzo Emilio Quintieri

Ma soffermiamoci un po’ sul carcere di Paola. Qui c’è un detenuto particolare. Direi un detenuto “politico”. Si tratta di Emilio Quintieri. Ex appartenente ai Vas ( verdi,ambiente e società), da sempre conosciuto per le sue battaglie ambientaliste,contro i tagli di boschi nella zona di Cetraro, contro i rifiuti tossici lasciati nella fabbrica dismessa dell’Emiliana tessile a Cetraro. Fu grazie ad una sua denuncia che la Guardia di Finanza , li trovò nascosti in un piccolo capanno e fu grazie alla sua costanza nel seguire la vicenda che i rifiuti vennero in seguito smaltiti. Ma il suo impegno ambientalista toccò anche la pesca abusiva che con reti pelagiche derivanti ( le cd reti spadare)veniva fatta,partendo proprio dal porto di Cetraro. Per questa sua presa di posizione venne aggredito da quattro malviventi e picchiato selvaggiamente. Da queste denunce ripetute, che coinvolgevano i silenzi su Cetraro, considerato dai più come un paese delle meraviglie, Emilio Quintieri entrò nel mirino delle istituzioni proprio per aver rotto equilibri naturali esistenti in questo paese del tirreno cosentino. Venne quindi arrestato per la prima volta a gennaio del 2010. A seguito di una perquisizione, nella sua abitazione, vennero trovate delle manette, del danaro contante e dei stupefacenti , evidentemente per uso personale. Questo bastò per gettarlo in pasto ai quotidiani regionali come spacciatore o peggio ancora capo di qualche clan mafioso. Nel comunicato stampa fatto dai carabinieri, si immaginò tutta una situazione che poi venne smentita dai fatti,che lo prosciolsero. Per cui, si dimostrò che il danaro contante era stato a lui consegnato dall’Associazione Sportiva Dilettantistica Don Russo Nova Volley Cetraro al fine di essere corrisposta ad una Ditta a titolo di compenso per alcuni lavori svolti di serigrafia. Una restante somma ,invece, erano i proventi di una vincita conseguita dall’imputato tramite acquisto di una schedina della Pallavolo, come attestato dal tagliando di schedina Intralot . Infine le manette. Si trattava di cose in possesso di Quintieri a causa della sua pregressa attività di Guardia Giurata Volontaria.

Ma è proprio questa continua persecuzione nei suoi confronti che spinge Emilio Quintieri ad interessarsi di problemi legati alla giustizia ed al carcere. Apre una campagna internazionale a favore di un detenuto cetrarese, in carcere nonostante una malattia tumorale in corso.

Si trattava di Alessandro Cataldo arrestato nell’ambito di una inchiesta sul traffico di droga nella costa tirrenica. Se non fosse stato per l’impegno di Quintieri che fece fare un’interrogazione parlamentare alla Ministro Cancellieri, dai deputati radicali, sicuramente il detenuto sarebbe deceduto in carcere o avrebbe commesso qualche pazzia. Quintieri si era mosso dopo aver una richiesta di aiuto da parte dei familiari del detenuto ed una lettera da parte di alcuni compagni di cella dello stesso, preoccupati per il suo stato di salute.

Così risponde all’interrogazione il Ministero della Giustizia:

“Una volta accertato il male, è stata, infatti, richiesta una visita specialistica ed è stato, altresì, prospettato l’eventuale ricovero presso il reparto oncologico dell’azienda ospedaliera Pugliese – Ciaccio; per di più, attesa la gravità della diagnosi e le possibili ripercussioni psicologiche sul malato, si è ritenuto di sottoporlo a grande sorveglianza sanitaria e, contestualmente, è stato richiesto un adeguato sostegno psicologico. Il Cataldo, peraltro – prosegue il Sottosegretario alla Giustizia Gullo – ha effettuato tutti i trattamenti prescrittigli per la cura della sua patologia tumorale in un centro oncologico specializzato dell’Ospedale di Catanzaro, distante circa 3 chilometri dal penitenziario. Inoltre, a partire dallo scorso mese di maggio e, cioè da quando il predetto detenuto ha iniziato il 1o ciclo di chemioterapia in regime di ricovero, lo stesso si è recato a cadenze regolari presso l’Ospedale di Catanzaro, rispettando il calendario predisposto dal centro. Anche nel penitenziario, ha sempre eseguito i necessari controlli clinico-laboratoristici, con una frequenza pressoché quotidiana. Ciò posto, segnalo che la competente magistratura di sorveglianza ha autorizzato e/o ratificato sia il ricovero, che le visite specialistiche in ospedale del Cataldo, il quale – conclude l’esponente del Governo – in data 23 agosto 2012, a motivo delle gravi condizioni di salute, è stato posto agli arresti domiciliari, con ordinanza del Presidente del Tribunale di Catanzaro “.

Insomma c’è voluta l’interrogazione parlamentare perché a Cataldo venissero concessi gli arresti domiciliari. E così dopo questa battaglia, Quintieri si impegna nel Partito radicale, fino ad esserne candidato nella lista calabrese del partito nelle ultime elezioni politiche. Ed ecco il nuovo arresto. Proprio durante la campagna elettorale.

Se Quintieri fosse stato un grosso politico, o già un deputato, si sarebbero mobilitate tutte le pattuglie dei partiti. Ed invece nessuna solidarietà, nessun comunicato a suo favore, nessun interessamento sulla sua vicenda. Quintieri a sua volta finisce nel tritacarne della giustizia italiana. E questa volta,senza alcuna prova . Bastano le testimonianze di altre persone contro di lui, perché i carabinieri finiscano di nuovo a casa sua e perquisirla, senza trovare nulla però, ma Quintieri viene arrestato lo stesso. Questo è quanto scrive Emilio Quintieri il 16 marzo scorso, in una lettera a me indirizzata:

sono stato raggiunto da una ordinanza custoriale emessa dal GIP del Tribunale di Paola sulla base di dichiarazioni fatte ai carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Paola da dei soggetti tossicodipendenti, alcuni dei quali non ho la più pallida idea di chi siano e di dove siano. Contrariamente a quando scrive qualche sciacallo di “giornalista” non esiste null’altro nei miei confronti. Solo queste dichiarazioni tutte simili fra di loro e quindi preconfezionate e non genuine e spontanee oltre che illegali ed inutilizzabili ai fini processuali perché assunte in violazione di quanto prescrive il codice di procedura penale. “

Direttamente , Quintieri si rende conto di quale sia la situazione nelle nostre carceri, e aggiunge ,nella sua lettera:

Mi auguro che il nuovo parlamento metta subito mano a smantellare lo stato di polizia che principalmente nel nostro paese è diventato asfissiante procedendo all’abrogazione della legge Fini-Giovanardi sulle droghe, della legge Bossi-Fini sull’immigrazione e della legge ex Cirielli sulla recidiva, tre leggi criminogene varate dalla maggioranza di centrodestra negli anni passati nell’era Berlusconi. Natuaralmente occorre anche una seria riforma della Giustizia proibendo ai pubblici ministeri l’utilizzo in modo indiscriminato dell’istituto della carcerazione preventiva che oramai ha raggiunto livelli insostenibili ed inaccettabili in tutta la repubblica italiana e che contribuisce ad alimentare il sovraffollamento dei nostro istitui penitenziari già migliaia di volte ritenuti dei veri e propri luoghi di tortura da parte delle istituzioni internazionali. Qui nel carcere di Paola la situazione è disastrosa!

Ora Quintieri continua la sua battaglia nel carcere di Paola , riuscendo a coinvolgere e far aderire tutti i detenuti ad un iniziativa per sensibilizzare l’opinione pubblica ed i politici verso i problemi carcerari.

Comunico che tutta la popolazione detenuta ristretta nella casa circondariale di Paola (Cosenza) ha aderito alla manifestazione nazionale promossa dall’onorevole Marco Pannella, leader del partito radicale, per denunciare ancora una volta la condizione disastrosa in cui versano le carceri della repubblica. Con una nota sottoscritta da 250 detenuti, primo firmatario Emilio Quintieri, è stato comunicato alla direzione del carcere di Paola, al Provveditorato Regionale della Calabria ed al dipartimento dell’amministrazione penitenziaria che pertanto da lunedì 25 a venerdì 29 marzo 2013 sarà rifiutato il vitto ministeriale giornaliero (colazione,pranzo e cena) chiedendo che lo stesso venga devoluto in beneficienza al convento dei frati minimi di San Francesco di Paola o altro ente che sarà individuato dalla direzione della casa circondariale di Paola e comunicato alla popolazione detenuta,tramite avviso nelle bacheche dei reparti detentivi ( I, II, III, IV e V ). Di quanto sopra ne verrà data notizia anche al sig. Magistrato di Sorveglianza di Cosenza ed al ministro della giustizia per opportuna conoscenza. “

Il deputato Ernesto Magorno ha subito fatto visita ai detenuti, ricevendo per il suo atto di solidarietà le critiche del sindacato della polizia penitenziaria. Il Sappe lo accusa di non aver incontrato i sindacati. Ma la giornata era quella dei detenuti in sciopero della fame e sulle loro condizioni di vita all’interno di questo inferno. Dimostrazione ne è che si continua a morire nelle nostre carceri. E’ di pochi giorni fa la notizia di un nuovo suicidio nel carcere di Siano a Catanzaro. In Calabria,nel 2012, i suicidi sono stati 3, i tentativi 36, gli atti di autolesionismo 167, i decessi per cause naturali 3, i ferimenti 18, le colluttazioni 81. A Catanzaro ci sono stati 2 suicidi e 5 tentativi di suicidio. E’ chiaro a tutti che non si può andare avanti così, che occorre mettere in atto provvedimenti seri e definitivi. Non basta un indulto o un’amnistia. Che ben vengano, ma occorre depenalizzare. Ancora vige il codice fascista Rocco, ancora c’è una visuale del reato tipica di un regime fascista e non certamente democratico. Moltissimi detenuti potrebbero non essere arrestati per reati piccoli e le forme alternative sarebbero molteplici, non solo quelle domiciliari.  

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La miseria del Sud

di Maria Elisabetta Curtosi

Fra l’800 ed il 900 le condizioni in cui versava l’Italia, in particolar modo la Calabria, favorirono quello che per certi versi si può definire un esodo: le carestie periodiche, una pressione fiscale senza precedenti, la diffusione della disoccupazione erano fonte di perenne scontento. La miseria del Sud, persistente, netta, indiscutibile, immutabile e descritta da Carlo Levi in “ Cristo si è fermato ad Eboli”: “ Le case dei contadini sono tutte uguali, fatte di una sola stanza che serve da cucina, da camera da letto e quasi sempre anche da stalla per le bestie piccole, quando non c’è per quest’uso, vicino alla casa, un casotto che si chiama in dialetto, con parola greca , il catoico. Da una parte c’è il camino, su cui si fa da mangiare con pochi stecchi portati ogni giorno dai campi: i muri e il soffitto sono scuri per il fumo. La luce viene dalla porta. La stanza è quasi interamente riempita dall’enorme letto, assai più grande di un comune letto matrimoniale: nel letto deve dormire tutta la famiglia, il padre, la madre e tutti i figliuoli…sotto il letto stanno gli animali, per terra le bestie, sul letto gli uomini e nell’aria i lattanti. Io mi curvavo sul letto quando dovevo ascoltare un malato; col capo toccavo le culle appese, e tra le gambe mi passavano improvvisi maiali o le galline  spaventate ”. Per restare in Calabria il contadino non aveva fatto altro che combattere con un terreno duro, avaro,scarnificato, montano. In certe zone l’acqua mancava del tutto in altre piogge torrenziali, inondazioni e terremoti erano all’ordine del giorno. La malaria, il colera e l  “emigrazione forzata” facevano il resto.

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8 NUOVE TAPPE PER I PISL MINORANZE LINGUISTICHE E SPOPOLAMENTO

Giacomo Mancini
Giacomo Mancini

SCOPELLITI E MANCINI FIRMERANNO L’ACCORDO DI PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA CON I PARTENARIATI.

(Riceviamo e pubblichiamo)

L’Assessore regionale alla Programmazione nazionale comunitaria Giacomo Mancini firmerà, a partire da domani giovedì 4 aprile 2013, l’accordo di programmazione negoziata con i partenariati dei Pisl (Progetti integrati per lo sviluppo locale) “Minoranze linguistiche e spopolamento” ammessi a finanziamento. Con questa sigla i Comuni interessati potranno utilizzare 56,4 milioni di euro per contrastare lo spopolamento e per la tutela e valorizzazione delle minoranze linguistiche.

Otto le tappe (vedere appuntamenti in basso) in alcune delle quali sarà presente anche il Presidente della Regione Calabria Giuseppe Scopelliti.

Si parte domani con le minoranze Occitane a Guardia Piemontese, alle ore 17 nella sala consiliare del Municipio. Seguiranno poi le altre tappe: il 5 aprile a Roghudi, in provincia di Reggio Calabria, per le minoranze Grecaniche; per il Pisl Spopolamento si firmerà poi a Reggio Calabria l’8 aprile; il 9 aprile a Catanzaro e Crotone; e a Vibo Valentia il 10 aprile; le Minoranze albanesi sigleranno, invece, sempre il 10 aprile ma nel pomeriggio a Spezzano Albanese; si chiuderà il 12 aprile a Cosenza con i Comuni ammessi a finanziamento per il contrasto allo spopolamento del territorio cosentino.

A essere coinvolti nel Pisl i piccoli comuni, quelli con meno di 1500 abitanti, e le aree dove sono presenti le minoranze linguistiche.

SPOPOLAMENTO – Finanziati progetti per circa 42 milioni di euro con l’obbiettivo di contrastare il fenomeno dello spopolamento. In 99 comuni grazie alle risorse europee verranno riqualificati immobili, aree e infrastrutture degradate o sotto utilizzate, realizzati centri sociali e ricreativi, volti alla diffusione della cultura dell’inclusione e al sostegno agli anziani e di accoglienza delle donne disagiate e interventi utili a sostenere lo sviluppo imprenditoriale locale e a recuperare gli antichi mestieri.

MINORANZE – Altri 14,4 milioni sono stati indirizzati verso i 41 comuni in cui sono insediate le tre minoranze presenti in Calabria: albanese, grecanica e occitana. Le risorse sono destinate alla realizzazione di musei etnografici, biblioteche e mediateche, conservatori musicali, parchi culturali e letterali laboratori della memoria storica, festival di musica etnica.

Questi progetti s’inseriscono nella procedura dei Pisl, per la quale sono stati attivati 406 milioni di fondi europei e con i quali sono state premiate le migliori progettualità della Calabria.

Maria Francesca Rotondaro


LE TAPPE (in allegato anche la locandina)


4 aprile h 17,00 Minoranze

Sala Consiliare Comune

Via Municipio 1

87020 Guardia Piemontese (CS)


5 aprile h 11,00 Minoranze

Sala cinematografica in via Ghorio

Roghudi Nuovo –


8 aprile h 11,00 Spopolamento

Sala Giuditta Levato, Palazzo Campanella

Via Cardinale Portanova

89123 Reggio Calabria


9 aprile h 11,00 Spopolamento

Hotel Guglielmo

Via Tedeschi, 1

88100 Catanzaro


9 aprile h 17,00 Spopolamento

Consiglio Provinciale

Crotone


10 aprile h 11,00 Spopolamento

Biblioteca Comunale

Via Jan Palach

89900 Vibo Valentia (VV)


10 aprile h 17,00 Minoranze

Palazzo Luci

Via Luci

87019 Spezzano Albanese (CS)


12 aprile h 11,00 Spopolamento

Ridotto del Teatro Rendano

87010 Cosenza (CS)

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Rifiuti, una proposta per uscire dall’emergenza

di Giuseppe Candido

Sellia Marina, come Cropani e Botricello e come quasi tutti i comuni calabresi, sta vivendo l’acuirsi del problem

Rifiuti
Calabria, emergenza rifiuti sotto gli occhi di tutti da 16 anni

a dei rifiuti che straripano dai cassonetti a causa di scelte sbagliate del passato e di un commissariamento per l’emergenza durato 16 anni senza risolvere il problema anzi, in alcuni casi, contribuendo ad aggravarlo. Le discariche sono colme e l’inceneritore di Gioia Tauro brucia Cdr (combustibile da rifiuti) proveniente da altre regioni poiché il rifiuto tal quale, indifferenziato, non può venir bruciato e occorre trattarlo con appositi impianti. Sull’avvio (necessario ma mai fatto) di un ciclo integrato dei rifiuti anche in Calabria, ne vado scrivendo da anni. E già dal 2010 dicevo che in Calabria stava andando a finire come a Napoli. Bando alle polemiche, dunque, troviamo il modo trasformare in risorsa le 4.086,62 tonnellate ogni anno di rifiuti urbani (RSU tal quale) che produciamo nel comune di Sellia Marina. Secondo i dati del rapporto Arpacal 2010 (pubblicato il 12 giugno del 2012), a Sellia Marina si producono, infatti, ben 11 tonnellate di rifiuti ogni giorno, comprese le domeniche e i festivi. Solo 549,093 tonnellate/anno è la parte di rifiuti urbani differenziata (un triste 13,43%) che Sellia Marina riesce a evitare di portare come rifiuto tal quale in discarica. Di questi quasi 550 tonnellate/anno di rifiuti differenziati, l’Arpacal ci dice che 230,13 t. ogni anno sono costituiti da rifiuti ingombranti, 141,4 t. sono i rifiuti provenienti da giardini e parei, 74,72 t. di carta e cartone, solo 37,76 t./anno di vetro raccolto e 25,039 di imballaggi misti (multi materiali) che quindi nessun consorzio sarebbe disposto a comprare. Insomma, una fotografia di una situazione drammatica rilevata dai tecnici, senza nessuna speculazione politica. Solo, dati, impietosi dati che testimoniano il palese fallimento di un’intera classe dirigente, senza distinzione di colore. Allora rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di capire cosa poter fare. L’Europa ci chiede di centrare l’obiettivo del 50% di RD ma, se volessimo, potremmo tranquillamente arrivare al 70 ma anche all’80%. E’ soltanto una questione di volontà e organizzazione!

Innanzitutto, credo bisognerà prevedere, a regime, l’abolizione totale del sistema dei cassonetti, alla revoca di tutte le attuali convenzioni per la raccolta dei rifiuti e alla dismissione degli attuali siti di stoccaggio provvisorio ingombranti.

  • Realizzazione di un centro di raccolta comunale (o intercomunale) (vedi sito modulo-beton.com) modulare prefabbricato che, per costi, tempi e costi di gestione, offre una serie di vantaggi specifici. Sotto, a fine post, c’è il video della presentazione 3D del sistema modulo beton (http://youtu.be/YZzCzR58ZjY);
  • Stipula convenzioni con CoReVe, CoRePla, Comeico, CIAl per il recupero di vetro, plastica, carta e cartone, alluminio e ferrosi; a questo link, giusto a titolo di esempio, c’è una convenzione tipo tra CoReVe e Comune, per il ritiro del vetro differenziato! Sullo stesso sito ci sono tutti i materiali informativi ai cittadini e, persino, un progetto educativo completo per le scuole; non c’è nulla da inventarsi! E se la stessa cosa la si fa con plastica, alluminio e carta, oltreché compost per l’umido, allora quella montagna traboccante ora dai cassonetti che ci fa vergognare, d’estate, d’esser calabresi, accumulata nel centro di raccolta, inizierà ad apparire quello che è: una risorsa;

  • contemporaneo avvio della raccolta differenziata porta a porta di vetro, plastica, carta e cartone, alluminio e ferrosi; aspetto nevralgico del sistema dovrebbe essere affrontato su scala comunale, o anche in unione tra comuni limitrofi, attraverso un’azienda pubblica e trasparente, senza poltrone di prestigio ma in cui i lavoratori siano co-amministratori e soci;

  • per l’umido, servirà avviare un sistema di incentivi per il compostaggio domestico dell’organico e contemporaneo avvio di progetti mirati al recupero di fondi per la realizzazione di una compostiera comunale;

  • avvio in discarica solo dell’indifferenziato (oggi pari al 86,7% dei rifiuti urbani prodotti) ma che, dopo aver portato la RD a livelli almeno del 60-65% in un anno, non dovrà superare il 35-40%, con un notevole risparmio di spesa per le casse comunali che, sommato ai ricavi provenienti dalla vendita degli imballaggi, costituirà un’entrata fissa nelle casse del comune;

  • avvio di azioni di comunicazione e sensibilizzazione dei cittadini e nelle scuole al fine di incentivare la riduzione dei rifiuti prodotti, di informare sulle corrette modalità di differenziazione del rifiuto.

Solo queste azioni mirate di livello comunale e/o concertate in unione tra comuni, se adeguatamente coordinate con un Piano Regionale dei rifiuti che, a differenza di quello attuale, per la parte indifferenziata che comunque sempre avanza anche dal migliore sistema di raccolta differenziata, scommetta sui più moderni e meno inquinanti impianti di Trattamento Meccanico Biologico per la gestione a freddo dei rifiuti che, diffusi sul territorio al posto (e non al affianco come avviene gogi per produrre combustibile da rifiuti) degli inceneritori, ci faranno uscire bene dall’emergenza. Soltanto avviando un serio “ciclo a cinque stelle”, un ciclo integrato dei rifiuti anche in Calabria partecipato dai cittadini, condiviso e incentrato sulla strategia delle “erre proposte della “rete nazionale rifiuti zero” (Riduzione alla fonte, Riutilizzo/Riuso, Raccolta differenziata porta a porta, Riciclo/Recupero dei materiali), sarà possibile smetterla di pagare sanzioni all’Europa perché non trasformiamo la TARSU, la tassa sui rifiuti, in un sistema tariffario più equo, basato sulla quantità e sul grado di differenziazione dei rifiuti, anziché sui metri quadrati dei superficie dell’immobile tassato. E, soprattutto, sarà possibile smetterla di vedere i cassonetti per strada traboccanti di rifuti maleodoranti e putrescenti! Un altro piano di assunzioni, fatto magari in modo clientelare in vista delle prossime elezioni europee del 2014 e regionali del 2015, solo per spendere un po’ di soldi e fare qualche altra opera pubblica totalmente inutile o peggio dannosa, un’altro piano senza una visione d’insieme e senza condivisione, rischia di farci precipitare ancora più nel baratro. La questione è assai complessa e merita sicuramente approfondimenti, contributi e, sicuramente, la condivisione e la partecipazione di tutti i cittadini. Per poterla discutere con qualcuno ho postato la proposta nel Meetup di Botricello dove può essere integrata e modificata per ottimizzarla e renderla operativa.

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Il nuovo piano Rifiuti della Regione Calabria e l’alternativa agli inceneritori che non c’è

di Giuseppe Candido

Rifiuti
Calabria, emergenza rifiuti sotto gli occhi di tutti da 16 anni

L’emergenza in Calabria dura da 16 anni e che la questione dei rifiuti sia ormai nel caos più completo è sotto gli occhi di tutti e, personalmente, lo scrivo ormai da anni. La cronaca e l’evidenza ci dà ragione ma, come si dice, la ragione è dei fessi. Già bocciato sonoramente da Legambiente, il nuovo piano della Regione Calabria per uscire dall’emergenza rifiuti dopo l’uscita dal commissariamento, è vecchio, obsoleto e rischia pure di aggravare la situazione. Come fa notare giustamente l’articolo di Adriano Mollo pubblicato oggi, 30 marzo 2013, su Il Quotidiano della Calabria col titolo “Rifiuti, impianti obsoleti”, a fronte di una spesa che ha sfiorato il miliardo di euro la raccolta differenziata nella nostra Regione è all’anno zero: poco più del 13% a fronte di un obiettivo che, al 2011, era del 65%, gli impianti sono obsoleti, la riduzione e il riciclo dei rifiuti rimangono un’utopia, un sogno che al risveglio sistematicamente si trasforma in incubo.

E mentre le discariche si sono ormai quasi tutte saturate molto prima del previsto, perché si è continuato per anni a non ridurre, a non riciclare e a non innescare la filiera del riuso e del riciclo, i nostri rifiuti traboccano tristemente per strada dai cassonetti maleodoranti come prova palese del fallimento di un’intera classe politica e dirigente regionale senza distinzione di colore e casacca. Si dice spesso che, in questi ultimi anni soprattutto, i vari Commissari delegati succedutesi per gestire l’emergenza in Calabria, abbiano “pensato principalmente a gestire l’emergenza e che l’interramento è stata la soluzione più semplice, mentre poco è stato fatto per l’impiantistica”. Certo, nel linguaggio politichese e se, magari, si vuol non far capire bene e non informare i cittadini. Se invece si vuol sapere cosa si è fatto in questi anni c’è sicuramente da ricordare l’articolo di Gian Antonio Stella comparso il 9 febbraio del 2007 in prima pagina del Corriere della Sera col titolo “Calabria, ambiente e il gioco degli 864 milioni di euro” in cui si citava la relazione del Commissario delegato all’emergenza ambientale in Calabria, prefetto Antonio Ruggiero inviata a Romano Prodi, allora Presidente del Consiglio, per presentare le sue dimissioni anticipate. “Quarantuno dipendenti fantasma, parcelle pagate ad avvocati amici e il bilancio fatto sui foglietti” era il triste occhiello che ci sbeffeggiava pubblicando le puntuali denunce e le accuse del Prefetto Antonio Ruggiero poi tutte confermate, il 26 febbraio 2007, durante la sua audizione nella Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Dall’articolo di Stella e dal resoconto stenografico di quell’audizione si capisce cosa si è stato fatto, in questi anni, negli uffici del commissario emergenza e come sono finiti quel miliardo di euro. Sia quando sulla poltrona di Commissario sedevano i Presidenti della Regione del Centro destra, sia quando la stessa era occupata dal centrosinistra, l’ufficio del Commissario per uscire dall’emergenza è stato usato per prorogarla l’emergenza, per farla durare il più possibile considerati gli enormi “vantaggi” che il continuo derogare la legge (su appalti e incarichi) porta in termini di voti e di clientele. Senza entrare nel dettaglio dello spreco che negli anni è stato fatto dei soldi e che l’Europa ci aveva affidato per uscire dall’emergenza, c’è da essere preoccupati a leggere cosa si vuole fare per il futuro. Nell’articolo di Mollo si evidenzia bene come i sette impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) esistenti in Calabria (Rosarno, Siderno, Catanzaro, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Gioia Tauro, e Crotone) dovevano fornire materiale idoneo (Combustibile derivato da rifiuti – Cdr) da bruciare nell’inceneritore di Gioia Tauro, ma questi impianti si limitano, come certificato dalla stessa Commissione Parlamentare d’inchiesta, ad eseguire una “semplice vagliatura” (sic!) con conseguente produzione di un Cdr di pessima qualità che va a finire principalmente in discarica mentre a Gioia Tauro si inceneriscono i rifiuti di altre regione. Premesso che il sottoscritto si rifiuta di chiamarli “termo valorizzatori”, al contrario il trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati (che se non effettuato con bio-essiccazione è da considerarsi invece semplice “vagliatura”) o dei rifiuti residuali dalla raccolta differenziata, sfrutta l’abbinamento di processi meccanici e processi biologici quali la digestione anaerobica e aerobica (compostaggio). In pratica, appositi macchinari separano la frazione umida (organico che andrà nella linea di bio essiccazione e che in Calabria ancora manca negli impianti di trattamento esistenti, dopo sedici anni di commissariamento) dalla frazione secca (plastica, carta, vetro, inerti, ecc.) che può essere riciclata e riutilizzata per produrre Cdr di ottima qualità. In Calabria non riusciamo a vedere alternativa altra dal costruire ulteriori discariche e dall’ampliare l’inceneritore esistente assieme al preoccupante proposito di realizzare anche una “sezione di inertizzazione” delle scorie e ceneri, limitrofa all’inceneritore di Gioia tauro. Ma l’alternativa agli inceneritori c’è. Nel rapporto “La gestione a freddo dei rifiuti. Lo stato dell’arte delle alternative all’incenerimento per la parte residua dei rifiuti municipali”, pubblicato da Greenpeace Inghilterra già nel 2003 e tradotto in italiano, nel 2005 inoccasione della Quarta Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, dimostra chiaramente, mediante una minuziosa descrizione tecnica, come possa operare un impianto di Trattamento Meccanico Biologico, a completamento di un ciclo integrato dei rifiuti in cui la riduzione all’origine, la capillare raccolta differenziata dei rifiuti e il riciclo riescono a trasformare un problema in una risorsa. A ciclo avviato, in discarica, dovrà andarci al massimo il 30% della frazione residua alla raccolta differenziata e formata da inerti, pellicole di plastica (anch’esse teoricamente recuperabili) e materiali organici stabilizzati mediante la parte biologica del trattamento e la cui potenzialità inquinante, rispetto al rifiuto putrescente, è ridotta del 90%.

In Germania non si costruiscono più nuovi inceneritori e, quelli esistenti, si sta cercando di sostituirli con impianti di Tmb all’avanguardia perché, in sostanza, questa filiera di trattamento meccanico biologico integrata alla raccolta differenziata e alla riduzione dei rifiuti attraverso serie politiche incentivanti imballaggi sostenibili dei prodotti e delle merci, sono visti come alternativa assai meno inquinante dei processi di incenerimento (il rapporto si guarda bene di chiamare termo valorizzatori) che comunque prevedono il ricorso a speciali discariche per la collocazione delle scorie incombuste. Invece, la collocazione in discarica di ciò che non è recuperabile da un impianto di Tmb, riguarda solo rifiuti resi inerti e quindi con potenzialità di percolazione ed emissioni di odori fastidiosi assolutamente non paragonabili con quelli provenienti da una discarica di rifiuti tal quali. E poi è davvero ridicolo che in Calabria, dove abbiamo sole e vento a iosa, dobbiamo produrre energia bruciando la mondezza! 

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Pannella: Sarò in Calabria perché noi siamo realmente persone d’onore”

In sciopero della fame dal 20 marzo per l’amnistia e lo Stato di diritto

Cinque giorni di lotta nonviolenta per arrivare al cuore dello Stato

Satyagraha significa forza e amore della verità ed è la lotta nonviolenta che Marco Mannella ancora una volta sta conducendo insieme a dirigenti radicali, direttori delle carceri, detenuti e semplici cittadini, tutti convinti dell’urgenza della questione carceri e giustizia del nostro Paese. Ancora uno sciopero della fame? Si, ancora uno, ancora una volta per la drammatica e inumana situazione delle nostre patrie galere. Marco Pannella ha iniziato il 20 marzo il suo sciopero della fame e, dal 24 al 29 marzo, durante la settimana Santa, sarà sciopero della fame collettivo assieme ad altre iniziative di lotta nonviolenta (ciascuno da’ corpo e tempo come può) per trasferire letteralmente la propria energia allo Stato affinché questi possa trovare la forza di rispettare la sua stessa legge. “Cinque giorni di lotta per arrivare al cuore dello Stato”, ha detto Pannella dai microfoni di Radio Carcere. Un lotta nonviolenta collettiva, assieme a direttori delle carceri, detenuti e l’intera comunità penitenziaria, per far conoscere questa drammatica urgenza di cui pure la nuova Presidente della Camera, On.le Laura Boldrini, ha parlato nel suo discorso. Forse anche per sottolineare questa urgenza drammatica, il nuovo Papa degli umili, Papa Francesco, sarà in un carcere minorile per il Venerdì Santo. Perché il carcere è il luogo dove si continua a morire di suicidio: due nell’ultima settimana. A Ivrea, il 22 marzo, Maurizio Alcide che soffriva di problemi psichiatrici e che tra meno di un anno avrebbe finito di scontare la sua pena, si è tolta la vita. Antonio Pagano invece si è tolto la vita lo scorso 26 marzo nel carcere di Opera di Milano: aveva 46 anni. 14 i suicidi dall’inizio del 2013: una mattanza di cui nessuno sembra preoccuparsi. Anche in Calabria, duecento detenuti, quasi l’intera comunità penitenziaria, hanno già aderito alla 5 giorni nonviolenta di Pannella e Radicali dal carcere di Paola (CS) e sono pure loro in sciopero della fame. Dalla Calabria aderisce anche Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPe Calabria, perché questa situazione delle carceri “è anche una grossa frustrazione per tutto il personale che nelle carceri ci lavora”. E l’iniziativa sta dilagando su internet in tutti i penitenziari italiani. Ma la vera notizia durante la trasmissione Radio Carcere, la da’ il Dott. Tortorella, segretario generale del SIDIPE, il sindacato dei direttori di istituti penitenziari, che dalla trasmissione di Riccardo Arena, ricorda come siano gli stessi direttori degli istituti penitenziari “a vivere per primi questa drammatica situazione delle carceri in cui lo Stato non può garantire i diritti costituzionali delle persone”. “Viviamo questa situazione con grande angoscia”, ha detto chiaramente, indicando una serie di provvedimenti tra cui l’amnistia e l’indulto, per porre fine a questa vergogna. “Con questa lotta nonviolenta poniamo il problema dell’immediata accoglienza dell’ultimatum che ci ha dato la CEDU”, ha esclamato Pannella. Il tempo corre e, ha aggiunto, “rimangono meno di dieci mesi affinché l’Italia ponga termine alla sistematica e strutturale violazione dei diritti umani”, che la Corte europea ha sanzionato con la sentenza pilota dello scorso 8 gennaio 2013. E l’unico intervento che agirebbe strutturalmente su questa “catacombe del nostro Cesare”, per Marco Pannella è l’amnistia. Poi, nel salutare Gennarino De Fazio in collegamento telefonico dalla Calabria, Marco Pannella ha ribadito che verrà in Calabria a ringraziare gli elettori di Rosarno, Africo, Platì che “c’hanno capito”, per fare un’associazione di scopo per l’amnistia e perché, ha detto, “Noi siamo realmente persone d’onore”.

Marco Pannella, a Bruxelles, in uno dei suoi tanti scioperi della fame
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