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Star bene a scuola … per ridare un senso alla professione docente

Star bene a scuola: è questo il titolo del Convegno Nazionale svoltosi a Lamezia Terme (CZ) lo scorso 7 maggio, organizzato dalla Federazione Gilda Unams della Calabria – Gilda Insegnanti,  in collaborazione con il Centro Studi nazionale e l’Associazione Docenti articolo 33, “per ridare un senso alla professione docente“.

Al convegno è intervenuto anche l’assessore regionale all’istruzione alla cultura Mario Caligiuri: “Il livello di benessere di una civiltà è correlato con il suol livello sostanziale di cultura“; Caligiuri è stato così gentile da rilasciarci anche una breve video intervista. (a cura di Giuseppe Candido)

La federazione Gilda Unams – Gilda degli insegnanti coordinata, in Calabria, dal professor Antonino Tindiglia ha fortemente voluto questo convegno nazionale per affrontare il tema della trasformazione, avvenuta negli ultimi decenni, della professione docente e del disagio correlato al nuovo clima che si vive nelle scuole.

Perché l’usura e lo stress dal lavoro correlato è così alta tra i docenti? E perché intervengono stanchezza e disaffezione, dopo anni di insegnamento?

In pratica queste le domande ai quali i relatori del convegno, tra cui il professor Vittorio Lodolo D’Oria medico specialista esperto in patologie professionali degli insegnanti e autore di numerose pubblicazioni, ti ho parlato di insegnamento come professione al rischio salute mentale, Fabrizio Roberschegg, presidente dell’associazione docenti articolo 33 e membro del centro-sud i nazionali della Gilda degli insegnanti che, nello specifico, ha relazionato sul disagio degli insegnanti e le ricadute sulla professione docente, e Gianluigi Dotti, responsabile del centro studi nazionale della Gilda degli insegnanti e che ha parlato del “clima scolastico” relativamente quello che è emerso da un’indagine sul “disagio della professione docente”.
Un corso riconosciuto dal MIUR con nota del 14 aprile 2014 come specifica attività di formazione“, ma che, per il professor Tindiglia, “molti dirigenti scolastici hanno avuto difficoltà a riconoscere come tale e, in alcuni casi, hanno persino ostacolato la partecipazione dei docenti al corso stesso”.

Di seguito, l’intervista al dott. Vittorio Lodolo D’Oria (a cura di Giuseppe Candido)

Il risultato sono stati un bellissimo convegno e una sala piena di docenti interessati ad aggiornarsi e informarsi sull’importante tema riguardante, appunto, salute e benessere dei docenti, ma anche, indirettamente, degli alunni.

Per vedere l’intero intervento del dott. Lodolo D’Oria, sul sito www.GildaTv.it è disponibile la sintesi della giornata a Lamezia e l’intera giornata a Bari.

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Liberi di disinformare

Il regime e la par condicio

a cura di Giuseppe Candido

Con il termine Par condicio si intende quel complesso di norme che dovrebbero regolare la comunicazione politica e la parità di accesso ai mezzi di informazione. In particolare, il testo unico della radiotelevisione, individua come

Princìpi fondamentali del sistema radiotelevisivo la garanzia della libertà e del pluralismo dei mezzi di comunicazione radiotelevisiva, la tutela della libertà di espressione di ogni individuo, inclusa la libertà di opinione e quella di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza limiti di frontiere, l’obiettività, la completezza, la lealtà e l’imparzialità dell’informazione, l’apertura alle diverse opinioni e tendenze politiche, sociali, culturali e religiose e la salvaguardia delle diversità etniche e del patrimonio culturale, artistico e ambientale, a livello nazionale e locale, nel rispetto delle libertà e dei diritti, in particolare della dignità della persona, della promozione e tutela del benessere, della salute e dell’armonico sviluppo fisico, psichico e morale del minore, garantiti dalla Costituzione, dal diritto comunitario, dalle norme internazionali vigenti nell’ordinamento italiano e dalle leggi statali e regionali1”.

Tra i Princìpi generali in materia di informazione e di ulteriori compiti del servizio pubblico nel settore radiotelevisivo, all’articolo 7, comma 2 lettera c., esplicitamente si prevede per legge che

l’accesso di tutti i soggetti politici alle trasmissioni di informazione e di propaganda elettorale e politica in condizioni di parità di trattamento e di imparzialità, nelle forme e secondo le modalità indicate dalla legge”.

E se ciò non bastasse, nella legge n°28 del 22 febbraio del 2000 recante specifiche “Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne elettorali e referendarie e per la comunicazione politica”, al primo comma del secondo articolo, testualmente si legge che:

“Le emittenti radiotelevisive devono assicurare a tutti i soggetti politici con imparzialità ed equità l’accesso all’informazione e alla comunicazione politica”.

Aggiungendo al terzo comma dello stesso articolo che dovrebbe essere garantita parità di condizioni (il condizionale lo mettiamo noi), perché nel dispositivo si legge che:

E’ garantita parità di condizioni nell’esposizione di opinioni e posizioni politiche nelle tribune politiche, nei dibattiti, nelle tavole rotonde, nelle presentazioni in contraddittorio di programmi politici, nei confronti, nelle interviste e in ogni altra trasmissione nella quale assuma carattere rilevante l’esposizione di opinioni e valutazioni politiche”.

In pratica, la legge dovrebbe consentire parità d’accesso a tutte le forze politiche. A garanzia di tutto ciò ci sarebbe, appunto, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCom). Anche qui, però, il condizionale è obbligo.

Perché se questo è il diritto, il fatto è un altro.

La disparità di accesso al sistema radiotelevisivo italiota è ormai palese anche ai profani. Abbiamo già scritto che senza informazione non c’è democrazia

Basta guardare i dati impietosi pubblicati dal Centro di Ascolto del sistema Radiotelevisivo italiano diretto da Gianni Betto e che, fino a qualche tempo fa, faceva consulenza alla stessa Autorità per le Garanzie nelle comunicazioni. I dati tengono conto non del solo minutaggio, ma del totale degli ascolti consentiti alle diverse forze politiche.

Perché, come fa notare lo stesso Gianni Betto, un conto è andare in TV per due minuti alle due di notte, un conto è andarci, sempre due minuti, ma nell’edizione di pranzo o delle 20.00, che tutti guardano.

Se diamo un occhiata alla classifica degli ascolti consentiti alle varie forze politiche, non solo ci accorgiamo della disparità di trattamento tra le diverse forze politiche, ma ci si rende conto numericamente, tecnicamente, dell’attuale overdose che gli italiani stanno subendo dal turbo premier Matteo Renzi che ci entra in casa impegnato nel tirare la volata per il prossimo 25 maggio.

Quotidianamente ci bombarda di presenze e, quando non c’è lui direttamente, c’è qualche ministro del suo partito che fa vedere al Paese come e quanto questo nuovo PD di governo sappia fare.

Nel periodo tra il primo e il 29 aprile 2014, al vertice della classifica delle 20 forze politiche presenti nei TG c’é proprio il PD, con 556milioni di ascolti consentiti, pari al 18% dei 3 miliardi e 92milioni di ascolti consentiti totali.

Segue il governo che, nel complesso tra ministri e sottosegretari, nello stesso periodo, ha avuto 497milioni di ascolti consentiti, pari al 16,1% del totale.

Il Movimento 5 Stelle che non può certo lamentarsi è al terzo posto, dopo PD e Governo, con ben 463milioni di ascolti consentiti (15,0%); segue Forza Italia, talora erroneamente indicata ancora come PDL, con 452milioni di ascolti consentiti nello stesso periodo e pari al 14,6% del totale.

Al 5° posto rispunta Matteo Renzi che, come Presidente del Consiglio, per fare le sue promesse futuribili oltreché per le azioni di governo realmente realizzate, gli sono stati consentiti ben 215milioni di ascolti, pari al 7% del totale.

Bisogna scendere fino al 16° posto della classifica per trovare i Radicali italiani a cui sono stati consentiti, nello stesso periodo, 26milioni di ascolti, pari allo 0,9% del totale degli ascolti consentiti nei TG del servizio pubblico alle diverse forze politiche. Erano al 20° posto sino a qulche giorno fa con soli 4 milioni di ascolti, ma hanno recuperato un po’ solo dopo che Marco Pannella è stato operato alla aorta addominale ed ha ricevuto la telefonata di Papa Francesco.

I dati del Centro d’Ascolto non sono poi così diversi da quelli sul pluralismo radiotelevisivo forniti dall’Osservatorio dell’informazione radiotelevisiva di Pavia che sono utilizzati dall’AGCom

Emma Bonino, gli italiani hanno dimenticato chi sia. E così si spiega come ha fatto a prendere solo 41 preferenze, quando da ministro nel Governo presieduto da Enrico Letta, è stata candidata alle regionali in Lucania. Il regime degli ascolti democratici, potremmo chiamarlo ironicamente.

Sappiamo bene quanto questi ascolti poi si rifletteranno sul risultato elettorale. Con i dati sugli ascolti consentiti agli italiani per le diverse forze politiche, si possono tranquillamente fare delle attente ed oculate previsioni sui risultati, migliori di quelle fatte generalmente coi sondaggi tradizionali che intervistano un migliaio di persone o poco più. Potrebbe essere un suggerimento alle società dei sondaggi che, abbiamo avuto esperienza, non sempre ci azzeccano con le loro telefonate a campioni di mille persone, irrisorio rispetto agli aventi diritto al voto.

Già in passato il Centro d’Ascolto ha dimostrato la strettissima correlazione, quasi scientifica, esistente tra presenze televisive e risultato elettorale: più un partito ha la possibilità di farsi conoscere ai cittadini più questo avrà la garanzia del risultato elettorale.

È vero: la presenza in TV non basta per prendere voti, ma è altrettanto vero che – come giustamente nota Gianni Betto sul blog del Centro d’Ascolto – “se non si è presenti in Tv, si è sconosciuti al cittadino e questi non ha modo di conoscere, valutare, scegliere e meno che mai votare”.

Questo è regime. Un sistema dell’informazione di regime dove, lottizzato com’è dai partiti proprio nell’ottica di garantire il pluralismo, il pluralismo non si sa più che cosa sia.

È questa la “parità di trattamento e di imparzialità” che la Rai garantisce nei TG ai suoi utenti, nonostante li obblighi a pagare il canone propri in quanto servizio pubblico utile a garantire pluralismo. Per non parlare, poi, delle trasmissioni dei Santoro e dei vari Ballarò: c’avete mai visto un Radicale?

Tranquillamente possiamo affermare che il sistema radiotelevisivo italiano così come è concepito non soltanto non informa in modo pluralistico su tutti i soggetti in campo, ma è in grado di formare le opinioni. Non stranitevi, quindi, se i Verdi Europei in cui è candidato Angelo Bonelli non faranno il quorum.

http://blog.centrodiascolto.it/content/tempo-di-parola-e-ascolti-nei-telegiornali-rai-del-periodo-1-29-aprile-2014

Ascolti sui tempi di parola nei TG dal 1 al 20 aprile 2014, fonte Centro d’Ascolto

Note:

1Articolo 3 comma 1, D.Lgs. 31 luglio 2005, n.177 – GU n°208 del 7/9/2005

Ultime dati dal Centro d’Ascolto dell’informazione radiotelevisiva
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L’intelligenza ragionevole del “non mollare”. Partito Radicale a congresso

Pannella: “Sarà di coloro che si assumeranno la responsabilità di farlo loro“.

Il Partito Radicale a congresso per assumersi la responsabilità di rilanciare la battaglia del diritto dei diritti.

La notizia Marco Pannella la da’ assieme ad Alessio Falconio, direttore di radio radicale, con un breve messaggio.

Breve quanto può esserlo un messaggio di Marco Pannella, figlio non della generazione dei 120 caratteri, ma dei 120 e più minuti.

“Il senato del partito radicale riunitosi lo scorso 3 e 4 maggio ha convocato per il prossimo weekend del 23 24 25 maggio l’ottavo congresso italiano del Partito Radicale”

Partito Radicale che, ricordiamolo, è costituito da Radicali Italiani, Associazione Coscioni, Non c’è pace senza giustizia, Nessuno Tocchi Caino e tutte le altre associazioni della galassia radicale.

Pannella
Marco Pannella

 “Riuniti come Senato del partito”– spiega Marco Pannella –   “abbiamo preso unanimi questa decisione che manifestamente aveva un’alternativa ed era quella di chiudere baracca, per sottolineare che la risposta nonviolenta poteva anche essere questa dinnanzi all’affermarsi del carattere – tecnicamente – criminale, da decenni nella durata, del nostro Stato e al fatto che noi riteniamo, invece, che l’alternativa democratica federalista, anche sicuramente liberale, fosse corrispondente a una necessità non di partito, ma del nostro Paese e non solo del nostro Paese.

In questo momento il problema che abbiamo dinnanzi è quello del precipitare, di nuovo, dell’Europa e non solo, ma di gran parte del mondo, esattamente nella situazione tragica degli anni ’30, ’40 e poi ’42, ’43, ’44, ’45, avendo la “ragion di Stato”, come elemento prevalente nell’attuale potere politico, non formale, ma esistente dinnanzi a noi, allora noi giochiamo questa decisione.
Ci riuniamo in congresso italiano, per l’ottava volta, affidando l’avvenire nostro e di tanti altri alla decisione di comunità, di generazioni dei democratici di tanti italianofoni, ma non solo, per rilanciare la grande compassione, una grande generosità, con un grande obiettivo che quello del rientro immediato nella legalità, nel diritto, nell’onore, contro l’infamia, offrendo per questo la prosecuzione del rilancio del Partito Radicale che sarà quello di coloro che assumeranno la responsabilità di farlo loro, magari per un anno, semplicemente sì da garantire a se stessi a tutti che questa storia riesca, adesso, in modo sorprendente, sicuramente anche magari gioioso, quando ci si prepara a vivere un momento della storia non solo italiana ed europea nefasto e letale.

Un congresso ambizioso anche nella tempistica? Gli Chiede Alessi Falconio.

Macché ambizioso: è pazzo; e ci sono delle follie che sono ragionevoli. Non ci sono i tempi materiali per organizzarsi bene, non abbiamo i tempi per far maturare, nelle varie giurisdizioni, la legge, quella la quale il presidente della Repubblica, e da un certo punto di vista con alcuni suoi esempi da sovrano liberale anche il Papa ha indicato con l’abolizione dell’ergastolo e con l’inserimento del reato di tortura, noi sappiamo, siamo certi che la religiosità, la religiosità della libertà, del diritto in tutte le sue varie forme, possa costituire la sorpresa che venga fuori da questa follia. Che è una follia. Dobbiamo organizzare sta roba, clandestini come siamo, morti de fame come siamo e via dicendo, adesso, vediamo. Io questa carta ritengo che costituisca la manifestazione della intelligenza ragionevole del non mollare”.

La Scheda completa con l’audiovideo del messaggio al seguente link

http://www.radioradicale.it/scheda/410428

Trascrizione a cura di Giuseppe Candido

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Buon compleanno Pannella: 84 anni e rilancia la lotta sul diritto alla vita e sull’amnistia con un brindisi a Zì Giacinto

Il Ricordo: Sono nato alla stazione e andavo a giocare al sottopassaggio della ferrovia. E al sottopassaggio con chi giocavo? Coi ragazzini Rom”.

2 maggio 2014, ore 10.35: “La Storia d’Italia ha come momento centrale il cattolicesimo liberale. Brindisi a Zì Giacinto”.

Sigaro in mano, con un cappuccio e una pastarella che interrompono lo sciopero della fame ancora in corso, Marco Pannella festeggia a Teramo, in piazza dei Martiri, il compleanno. “Buon compleanno a Noi”. Con lui – ad accompagnarlo tra i natali assieme alla troupe di Radio Radicale – l’infaticabile segretaria di Radicali Italiani Rita Bernardini e Maurizio Bolognetti della direzione di Radicali italiani che l’ha raggiunto dalla Lucania.

(a cura di Giuseppe Candido)

Marco Pannella, 2 maggio 2009 - Bruxelles
Marco Pannella, 2 maggio 2009 – Bruxelles

  Giacinto detto Marco Pannella ci aveva invitato tutti noi a fare il punto sul Satyagraha in corso e a trascorrere con lui questo suo compleanno, l’84°, nella città che gli ha dato i natali a Teramo.

  Purtroppo il lavoro non c’ha consentito di festeggiare con lui come invece avvenne, nel 2009, quando il Partito Radicale organizzò un convegno sulla Patria europea contro l’Europa delle patrie a Bruxelles.

  Per fortuna Radio Radicale c’ha permesso di “seguirlo” e di ascoltare quell’ora e mezza che Marco ha trascorso in piazzata, tra la gente come pochi politici possono fare, coi suoi concittadini teramani o, come dice lui, “terramani”. Ascoltarlo è sempre una lezione di Storia, con la esse maiuscola.

Quando un giornalista di una televisione privata locale gli chiede: “Oggi a Teramo per continuare la battaglia?”,

Marco Pannella sorride, rigira la frittata e, da giornalista, chiede ironico: “Non è che sei di TG3?”.

Il giornalista non fa a tempo a rispondere No, che Pannella rincalza:

Perché sarebbe una lieta sorpresa. Ieri hanno fatto, e sono contento, una bella intervista a una nostra non proprio concittadina, ma comunque candidata grillina. E mi ha fatto piacere. Poi sono stato a vedere se, per caso, davano la notizia che io …(sarei venuto qui a Teramo, ndr)”.

E, in effetti, è una vergogna che un politico del calibro di Marco Pannella, cui pure i Pontefici hanno dimostrato e dimostrano solidarietà, che arrivi a festeggiare i suoi 84 anni nel suo paese natale e l’informazione pubblica radiotelevisiva – quella cui tutti paghiamo il canone – non comunichi minimamente, neanche con un passaggio, la presenza di Marco né mandi un giornalista a fare uno stralcio di servizio, magari poi da censurare. Niente di niente.

A questo punto il giornalista – quasi a giustificare i colleghi della rete pubblica cui tutti i cittadini pagano il canone – lo interrompe: “Gli sarà sfuggita” (la tua presenza, ndr), gli dice.

“Non gli è sfuggita”, risponde Pannella: “È la vecchia tradizione Ribbentrop-Molotov”1

Qual’è il significato della presenza di Pannella a Teramo?

“Il significato è che non mollo nel dare corpo ad una battaglia contro corrente, perché la corrente che stiamo ostacolando già da quarant’anni, quella partitocratica, è la rivincita di coloro che battemmo nel ’45, ’46 e ’47. Tant’è vero che avevamo messo, fra i vincitori, Eisenhower ma pure baffone, Stalin. Paghiamo quelle conseguenze, per cui oggi c’abbiamo – bene o male – il Presidente della Repubblica con quella storia, quella convinzione e quella cultura. E quelli che so’ mobilitati, … Sto grande Presidente del Consiglio, quello (il Presidente della Repubblica, ndr) fa un messaggio storico in undici anni, un documento di grande valore giuridico e, direi, giurisprudenziale, giurisdizionale. C’è questo (messaggio9, e che glie fanno? Renzi contro, la ministra degli esteri che lui esige di avere, perché la prima cosa che Renzi ha voluto (per accettare l’incarico, ndr) è stata <ma la Bonino no. Perché era più popolare di tutti quelli. I suoi elettori, gli elettori renziani, non lo sanno che per lui, la prima grande conquista (è stata quella di, ndr) eliminare la Bonino. Poi, pure la Cancellieri perché era d’accordo con in Presidente della Repubblica. Oggi, il “reato” ufficiale – continua Pannella – al di là delle chiacchiere, è una sola cosa: essere d’accordo con i valori con i quali il Presidente della Repubblica si è qualificato”. …

E quando il giornalista gli fa notare che adesso c’è “un connubio molto particolare, fondamentale, importante”, perché ha ricevuto la promessa d’aiuto di Papa Francesco, Pannella sorride e si lascia andare nei ricordi:

“Io credo che – l’ho sempre pensato – la Storia d’Italia ha come momento centrale, perché europea, il cattolicesimo liberale. Era un elemento centrale ed europeo. Tonino, il nostro grande teramano che se n’è andato da qualche mese, Tonino e non dico manco quale, Tonino s’era messo in testa che qua (in piazza dei Martiri, ndr) dovevamo mettere la statua di zio Giacinto Pannella, cattolico liberale, ma sul serio. … Mo, non saccio se la faranno mai. … Il problema vero è che la forza anche di Papa Bergoglio è che è l’espressione della vincita progressiva, o della rivincita, della spiritualità delle religiosità, la forza dei Valori, la forza dello Spirito. Benedetto Croce, sempre diceva “Veni creator Spiritus”. Quindi sto qua, e me pare che il vecchio Zì Giacinto che m’era premorto faceva pensate che cosa. Nel momento in cui c’era il divieto contro l’usurpatore italiano da parte del Papa. Quando bisognava che il cattolico partecipa non partecipasse alla vita istituzionale, Zì Giacinto che faceva? Era presidente della stampa abruzzese, della stampa italiana abruzzese. Beh, un incarico nu poco “esposto”. E che ti faceva sto “Presidente”? Faceva venire a L’Aquila, a fare propaganda interventista. Poteva stare buono, invece no. Faceva campagna interventista, invitava ul ministro degli esteri Belga per fare campagna interventista, a favore della Francia, dell’Inghilterra e, diciamo, della Europa liberale, contro quella che una parte del Vaticano invece voleva austriaca, tedesca eccetera. E questa è storia abruzzese … e spero che sia patrimonio che coltiviamo tutti. Un pensiero affettuosissimo al Tonino di cui parlavo e con il quale, lui lo disse prima di andarsene, ci siamo ri–conosciuti. E devo dire, quindi, che sto qui, oggi, in assoluta tranquillità rispetto alla storia nostra, che è la storia – a livello europeo – del grande accordo con Shuman, De Gasperi, di tutte le posizioni europeiste e federaliste, contro quelli che non volevano la Nato, non volevano l’Europa. E sappiamo chi, pure qua da noi. … allora c’era questo.

Io posso dire che qua sono uno che continua la storia di quello che, poi, fu detto che l’avevo ribattezzato io, che è quel grande abruzzese di Zì Remo, che se ne iito pure lui e con cui eravamo in profonda sintonia. Quei Valori, oggi qui, li stiamo difendendo, in questo momento, i valori dello Spirito delle religiosità del diritto dei diritti, dei comandamenti. Il Presidente della Repubblica ha scritto, nell’esercizio delle sue funzioni, che l’Italia, u Parlamentu, il Parlamento ha due obblighi. Ha detto due volte (il Presidente, ndr) c’è l’obbligo.

Perché? Perché lo Stato italiano, … oggi, è in flagranza trentennale dei peggiori reati sui diritti umani e il diritto dello Stato. Ufficiale. Adesso, la prima cosa che dobbiamo ottenere, è che almeno interrompano la flagranza criminale che ci riporta a livello tecnico a posizioni peggiori a quelli in cui si trovava l’Europa di Ribbentrop, l’Europa di Molotov, l’Europa di Hitler, l’Europa di Mussolini”.

A queste parole, aggiungiamo solo

BUON COMPLEANNO MARCO E BUONA LOTTA NONVIOLENTA

NOTE

1 Il riferimento di Pannella, è al così detto patto Molotov-Ribbentrop, secondo Wikipedia “talvolta chiamato patto Hitler-Stalin. Un Trattato di non aggressione fra Germania nazista e l’Unione sovietica firmato a Mosca, il 23 agosto 1939, dal ministro degli Esteri sovietico Vjačeslav Molotov e dal ministro degli Esteri tedesco Joachim von Ribbentrop”. Sempre secondo quanto riportato da Wikipedia, questo patto fu “una conseguenza della decisione di Stalin, dubbioso della reale volontà delle potenze europee occidentali di opporsi all’espansionismo aggressivo della Germania nazista, di ricercare un accordo con Hitler per contenerne la spinta verso est, per acquisire vasti territori appartenuti all’Impero zarista, e per dirottare le mire tedesche verso ovest, guadagnando tempo per rafforzare i suoi preparativi militari”. Un patto, quindi, tra due dittature di colore diverso che consentiva a entrambe di sopravvivere e di espandersi.

Per chi volesse ascoltare tutta l’ora e mezza di Marco Pannella a Teramo la scheda completa è al seguente link:  http://www.radioradicale.it/scheda/410328

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Informazione, democrazia e l’overdose mediatica del turbo premier. Ecco le previsioni per le europee in base ai dati di ascolto

Una propaganda così il regime fascista con le sole radioline non la sognava neanche. Per chiunque guardi un la televisione in questi giorni è evidente il bombardamento mediatico che subisce con Renzi che sta in casa del popolo italiota ogni momento.

(a cura di Giuseppe Candido)

Democrazia, conoscenza e informazione sono direttamente collegati e strettamente interconnessi. Pure nella giurisprudenza. Per la Corte Costituzionale, infatti,

«L’esistenza di un servizio radiotelevisivo pubblico, cioè promosso e organizzato dallo Stato (…) nell’ambito di un sistema misto pubblico-privato, si giustifica … solo in quanto chi esercita tale servizio sia tenuto ad operare non come uno qualsiasi dei soggetti del limitato pluralismo di emittenti, nel rispetto, da tutti dovuto, dei principi generali del sistema (…), bensì svolgendo una funzione specifica per il miglior soddisfacimento del diritto dei cittadini all’informazione e per la diffusione della cultura, col fine di “ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese”, come si esprime il citato art. 1 della legge n. 103 del 1975. Di qui la necessità che la concessione preveda specifici obblighi di servizio pubblico (…) e imponga alla concessionaria l’obbligo di assicurare una informazione completa, di adeguato livello professionale e rigorosamente imparziale nel riflettere il dibattito fra i diversi orientamenti politici che si confrontano nel Paese, nonché di curare la specifica funzione di promozione culturale ad essa affidata e l’apertura dei programmi alle più significative realtà culturali.»1

Vi sembra che in questi anni al tema carceri e giustizia, nel nostro Paese, sia stato dato un’adeguata informazione sulle diverse proposte politiche in campo?

E la carta stampata – com’é noto da tempo anche in giurisprudenza – è assai diversa dalla televisione che riesce ad entrare nelle case di tutti i cittadini. Per la stessa Corte Costituzionale, infatti,

«La televisione “per la sua notoria capacità di immediata e capillare penetrazione nell’ambito sociale attraverso la diffusione nell’interno delle abitazioni e per la forza suggestiva della immagine unita alla parola, dispiega una peculiare capacità di persuasione e di incidenza sulla formazione dell’opinione pubblica nonché sugli indirizzi socio-culturali, di natura ben diversa da quella attribuibile alla stampa.»2

Non garantire a tutte le forze politiche un’adeguata presenza televisiva, significa quindi limitarne fortemente l’incisività della proposta politica. “Conoscere per deliberare”, motto che Luigi Einaudi volle a faro guida della sua azione sembra invece assai poco conosciuto al sistema dell’informazione radiotelevisiva italiota.

I dati del Centro d’Ascolto dell’informazione radiotelevisiva diretto da Gianni Betto non lasciano dubbi. Del resto già in passato il Centro ha evidenziato la stretta correlazione tra presenze televisive e risultato elettorale.

Nel periodo 1-20 aprile 2014, tra i primi 20 esponenti politici e istituzionali in voce nelle 120 edizioni di Telegiornali Rai, al primo posto c’è ovviamente il turbo premier Matteo Renzi con 155 milioni di ascolti consentiti, 52 interviste per un tempo complessivo di 37 minuti e 21 secondi, pari al 7% degli ascolti. Al secondo posto, stranamente da quanto si potrebbe immaginare, c’è Beppe Grillo che con i suoi 122 milioni di ascolti avuti nei primi 20 giorni d’aprile, 34 interviste e un tempo di 15 minuti e 49 secondi, si conquista il 5,1% degli ascolti consentiti ai politici italiani.

Al terzo posto dei politici graditi ai TG RAI troviamo Angelino Alfano (106 milioni di ascolti, 35 interviste, 16.41 secondi, pari al 4,8%). Al 4° posto c’é il Ministro Padoan con 65 milioni di ascolti consentiti pari al 3% del totale e a cui segue Giovanni Toti (FI) con 62 milioni di ascolti(2,8%), 18 interviste, 5 minuti e 32 secondi. Al 6° posto della classifica dei politici nei telegiornali c’è poi il buon Matteo Salvini che con 51 milioni di ascolti consentiti raggiunge il 2,3% degli ascolti nei tg. Per trovare Silvio Berlusconi nei TG d’aprile bisogna arrivare al 7° posto: a lui – pregiudicato – sono stati concessi 49 milioni di ascolti (pari al 2,2%), 17 interviste per un totale di 7 minuti e 7 secondi di parola. Subito dietro però c’è Renato Brunetta con 46 milioni di ascolti (2,1%), 16 interviste in 5 minuti e 31 secondi. Seguono Paolo Romani (43 milioni di ascolti, 1,9%) e Lorenzo Guerini (42 milioni di ascolti, 1,9%), mentre Nichi Vendola all’undicesimo posto della classifica con 39 milioni di ascolti viene comunque prima del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al quale, nei TG, è stato dato un tempo di 3 minuti e 12 secondi con 34 milioni di ascolti pari all’1,5% del totale.

La Classifica della dis-parcondicio continua sino al 20° di Giorgia Meloni. Di Marco Pannella o Emma Bonino nei tg, fino al 20 aprile, non c’è traccia. Ora Marco Pannella, magari, avrà un po’ recuperato dopo l’intervento alla aorta addominale che ha messo a rischio la sua salute e la telefonata di Papa Francesco. Ma stiamo sempre parlando dello zero virgola.

Dati pubblicati dal Centro d'Ascolto relativi ai primi 20 giorni di aprile
Dati pubblicati dal Centro d’Ascolto relativi ai primi 20 giorni di aprile

E anche se si fa riferimento ai dati relativi ai partiti e alle forze politiche, ci si accorge che l’informazione pubblica radiotelevisiva italiota adotta disparità di trattamento sistematiche, formando l’opinione pubblica piuttosto che informandola. Di 2.201 milioni di ascolti nei TG, al PD sono stati consentiti ben 398 milioni di ascolti pari al 18,1% del totale. 349 milioni a PDL-Forza Italia (15,8%), 346 milioni al Governo (Ministri e sottosegretari – 15,7%) e 345 milioni al Movimento 5 Stelle (15,7%), altri 155 milioni di ascolti li ha avuti Matteo Renzi come Presidente del Consiglio (in promessa continua). Il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano ha avuto 85 milioni di ascolti, 74 milioni la Lega Nord, 70 milioni SEL, 46 milioni il Presidente del Senato, 45 milioni d’ascolti per Fratelli d’Italia, 42 milioni per Scelta Civica, 34 milioni al Presidente delle Repubblica, 31 milioni d’ascolti (1,4%) all’Unione di Centro, 17 milioni al Centro Democratico, 15 milioni a Unione Europea, mentre solo 5 milioni di ascolti ciascuno per la Destra di Storace e Futuro e Libertà (0,2%) che precedono i Radicali con 4 milioni di ascolti consentiti pari allo zero virgola due, appunto.

Non ci sono stati ascolti per l’Italia dei Valori né per il Partito Socialista Italiano di Riccardo Nencini.

Sulla base di questi dati è facile fare previsioni su chi arriverà primo e chi invece è a rischio di non farcela a superare il quorum del 4%: partiti come Unione di Centro, Centro Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà eccetera, sembrerebbe impossibile che possano farcela se la gente non ne conosce neanche la proposta politica. Idem, ovviamente, per i Radicali che ha fatto bene Pannella a voler fuori da queste elezioni che è sempre più difficile definire democratiche e plurali.

La “classifica”, è bene precisarlo ancora una vota, è fatta non sul mero minutaggio, ma sui dati riferiti agli “ascolti consentiti ai cittadini”, intesi come prodotto del tempo di presenza nei TG per gli ascolti. Assai diverso è infatti andare due minuti nei telegiornali durante l’edizione a pranzo o cena, piuttosto che in quella della notte quando ad ascoltarti sono pochissimi e di una determinata fascia d’età.

Per capire come funziona l’illegalità dell’informazione radiotelevisiva italiota, però, è necessario fare un passo indietro.

A maggio 2013 il Tar del Lazio, con la sentenza n°4539, aveva ordinato perentoriamente all’Agcom di adempiere entro 30 giorni, altrimenti avrebbe nominato un Commissario. Secondo la sentenza del TAR l’Agcom, l’autorità che dovrebbe garantire la pluralità nell’informazione radiotelevisiva, risulta aver eluso una sentenza precedente del novembre 2011 con cui lo stesso giudice amministrativo aveva annullato la delibera di archiviazione dell’esposto radicale. Nel dare ragione all’associazione Lista Marco Pannella, il Tar sottolineò i vizi alla base del provvedimento con cui l’Agcom aveva archiviato l’esposto radicale e, di fatto, “legalizzato” la condotta della Rai, la quale aveva negato qualsiasi presenza dei Radicali nelle trasmissioni Ballarò, Porta a Porta e Annozero, marginalizzandoli anche nei telegiornali.

A questo link la sentenza del Tar Lazio che rimase inapplicata perché l’AGCom no fu commissariata nonostante non abbia mai ottemperato al dispositivo del TAR http://www.almcalabria.org/?p=4703

Negli ultimi giorni l’Agcom ha richiamato La 7 e il telegiornale di Enrico Mentana per “eccesso di minutaggio dato al Presidente del Consiglio”.

Ma è evidente che serve la conoscenza tempestiva dei dati della disparità di trattamento altrimenti la verifica del pluralismo, come giustamente sosteneva Vincenzo Vita su Il Manifesto, “è obbiettivamente impossibile e le sanzioni e i riequilibri arriveranno postumi”.

1 Corte costituzionale, sentenza n. 284 del 2002

2 Corte costituzionale, sentenza n. 148 del 1981

 

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La banalità del male e la tortura di oggi di cui c’è rischio di assuefarsi

Riflessioni #Radicali di Liberazione con un po’ di Satyagraha 

a cura di Giuseppe Candido  /

Dovremmo riflettere su quanto il male possa a volte diventare banale. L’Europa ci condanna per le condizioni inumane e degradanti delle carceri sovraffollate che costituiscono, nelle forme e strutturali e sistemiche, violazione dell’articolo 3 (rubricato sotto la voce Tortura) della Convenzione dei Diritti dell’Uomo. Ma ci stiamo abituando, ci si è assuefatti al fatto che i diritti umani, persino quelli fondamentali come la salute e la vita, nelle nostre carceri possano essere “sospesi”.

Secondo Hannah Arendt, (Le origini del totalitarismo, 1951, 2004 Einaudi) per i partiti totalitari il campo di concentramento” è un laboratorio per l’annientamento della personalità, prima ancora che per lo sterminio.

L’Europa di oggi, quell’Europa che a parole diciamo più forte, ci dice però che le torture per il sovraffollamento nelle carceri avvengono in modo strutturale. E anche la negazione del diritto alla salute per il quale il 22 aprile l’Italia è stata sanzionata, costituisce di per sé trattamento inumano e degradante che equivale a tortura. Tortura che poi porta, in moti casi, al suicidio di liberazione.

Nel 1961 Hannah Arendt segue per il settimanale New Yorker il processo del criminale nazista Eichmann1 accusato di aver coordinato la deportazione degli ebrei, rintracciato in Argentina da agenti israeliani e condannato a morte nel 31 maggio del 1962.

Nel libro La banalità del male2 pubblicato la prima volta nel 1963, l’autrice riporta un dettagliato resoconto del processo e una serie di considerazioni proprio sulle motivazioni che resero possibile il trasformarsi di un uomo banale, mediocre, in un demone capace di atrocità mostruose.

La Arendt afferma che il semplice pensare, riflettere sulle cose, la capacità di giudizio sulle implicazioni morali può evitare le azioni malvagie di chi invece si limita ad “obbedire ciecamente agli ordini”.

Per l’autrice era già allora evidente il paradosso della “Ragion di Stato” contro i diritti umani. Il riflettere sulle cose, la conoscenza e la capacità di giudizio, invece, potrebbero anche oggi riportarci sulla via dello Stato di Diritto.

Ma andiamo con ordine. La banalità del male sta nel fatto che i burocrati del Reich erano in realtà tutte persone “terribilmente normali” che erano però capaci di mostruose atrocità per il semplice fatto che non si fermavano a riflettere sugli ordini a loro dati e che il loro pensiero restava limitato alla leggi di Hitler che venivano rispettate incondizionatamente. In particolare, questo tipo di criminali commette i suoi crimini in circostanza che quasi impediscono di accorgersi che agisce male. Come nei processi a Norimberga, anche per Eichmann si sollevò il problema che non avesse violato alcuna legge già in vigore ma soltanto obbedito agli ordini. Allora, anche oggi dovremmo chiederci se il mancato rispetto dei diritti umani possa ancora essere tollerato da un Paese che si ritiene civile.

L’unica ipotetica sentenza che per la Arendt avrebbe avuto senso sarebbe stata basata perché Eichmann si era reso responsabile, commettendo crimini contro gli ebrei, di attentare all’umanità stessa, cioè alla sua base, il diritto di chiunque a esistere ed essere diverso dall’altro.

Uccidendo più razze si negava la possibilità di esistere all’umanità, che è tale solo perché miscuglio di diversità.

(…) Eichmann, tutto era fuorché anormale: era questa la sua dote più spaventosa.

Alla fine la Arendt si domanda se il male deve necessariamente essere annidato in qualcosa di più profondo. O se sia sufficiente assuefarsi alla “Ragion di Stato” di un regime contro lo Stato di Diritto.

Ecco perché Pannella, in sciopero della fame e della sete per aiutare Papa Francesco, il Santo Padre a fare ciò che fece l’ormai Santo Givanni Paolo II chiedendo al Parlamento nel 2002 provvedimenti di clemenza, vuole che l’Italia venga incriminata e processata da un tribunale penale internazionale per i suoi crimini contro l’umanità.

______________

NOTE al testo

1 Secondo la voce La Banalità del male, WiKipedia: Il processo ad Eichmann suscitò varie polemiche: in primo luogo perché Eichmann non venne mai legalmente arrestato, ma rapito dai servizi segreti israeliani in territorio argentino, dove godeva dell’asilo politico. Dall’Argentina Eichmann fu rapito e fatto passare clandestinamente in Israele, contro la volontà dell’Argentina. In secondo luogo perché Eichmann, nonostante fosse accusato di crimini contro l’umanità, venne giudicato dallo Stato di Israele, il quale non poteva costituirsi parte civile, giacché non ancora esistente all’epoca dei fatti contestati ad Eichmann. Inoltre, (ma non in ultimo) dato che i crimini contro l’umanità commessi da Eichmann venivano considerati crimini contro gli ebrei, dal momento che veniva giudicato in Israele, risultava contrario a qualunque diritto penale che le vittime (gli israeliani) giudicassero il carnefice, e non fosse un giudice imparziale a farlo.

2 Il titolo originale dell’opera è “Eichmann in Jerusalem – A Report on the Banality of Evil. Pubblicato nel 1963, il volume riprende i resoconti che Hana Arendt pubblicò come corrispondente del settimanale New Yorker per il processo ad Adolf Eichmann, gerarca nazista catturato nel 1960, processato a Gerisalemme nel 1961, condannato a morte il 15 dicembre 19661. L’esecuzione di Adolf Eichmann avvenne il 31 maggio del 1962 per impiccagione (pp.257–258). Fonte: it.WiKipedia.org/wiki/La_banalità_del_male

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Altra condanna della CEDU all’Italia. Bernardini (#Radicali), “Per Strasburgo negare la salute dei detenuti equivale ad un trattamento inumano e degradante”

Pannella sta bene e non molla. Insiste sulla “bancarotta fraudolenta del nostro Stato”. Il 24 aprile 2014, si è svolta la conferenza stampa di Marco Pannella e Rita Bernardini dal policlinico Gemelli di Roma dove è ricoverato da martedì 22 mattina in seguito a un malore accusato lunedì di pasquetta rivelatosi necessario di un intervento urgente alla aorta addominale. Intervento che sembra esser andato bene tant’è che Pannella parla cinquanta minuti coi giornalisti con sigaro acceso “raccomandato”, a suo dire, dai medici dopo la scoperta che, almeno per Pannella durante gli scioperi della sete, dopo un po’ che non beve il fumare gli “produce il ritorno della salivazione”.

Marco sta bene, non molla le sue battaglie e, la vera notizia la da’ infatti proprio la segretaria di Radicali Italiani, Rita Bernardini sempre al suo fianco soprattutto in questi giorni e in queste ore.

RitaBernardini.it
Rita Bernardini, segretaria di Radicali Italiani

È una notizia non da poco che dovrebbe farci riflettere, anche su che tipo d’Europa vogliano e che, quantomeno dovrebbe essere conosciuta dai cittadini. Le diverse condanne già inflitte all’Italia dalla Corte europea per i Diritti dell’Uomo (CEDU) per violazione dell’articolo 3 (Tortura), non sono bastate al nostro governo che, tra l’altro, il prossimo 28 maggio dovrà dare risposte alla sentenza pilota Torreggiani, pena la sua esecutività e l’innesco di migliaia di ricorsi analoghi possibili. Lo scorso 22 aprile, l’Italia, criminale abituale si direbbe a questo punto, ha riportato un’ulteriore condanna. Questa volta l’articolo 3 è stato violato dal nostro Paese non per i metri quadrati di spazio né per le ore di permanenza in cella. No, quest’ulteriore condanna il nostro Paese l’ha presa perché – nelle patrie galere – non consente il diritto inviolabile alla salute.

Per le condizioni inumane e degradanti delle carceri,

“L’Italia non è solo condannata per il sovraffollamento delle carceri per la sentenza pilota Torreggiani che la obbliga – entro il 28 maggio prossimo – a porre termine alla tortura in atto e per le quali deve dare risposte adeguate. Ma siamo condannati anche, sempre in relazione a violazione dell’articolo 3 (Tortura) della Convenzione europea per i Diritti dell’Uomo. Dal 22 aprile scorso l’Italia è stata condannata a risarcire un detenuto per il ritardo con il quale gli sono state prestate le cure mediche. Per i giudici di Strasburgo,” – sottolinea Rita Bernardini – negare la salute dei detenuti equivale ad un trattamento inumano e degradante”.

La notizia che dovrebbe farci riflettere e, soprattutto esser permesso ai cittadini di conoscerla, alla segretaria di Radicali Italiani, è stata data, come lei stesso tiene a specificare, dall’associazione Antigone

“che si è occupata del caso di un detenuto che era stato ristretto prima a Poggio Reale e poi Bellizzi Irpino cui l’Italia dovrà rimborsare 25mila euro di risarcimento. Abbiamo motivo di ritenere, per le segnalazioni che ci arrivano,” – spiega Rita Bernardini – “che sono nelle carceri italiane almeno 20mila attualmente (in quelle condizioni, ndr)”.

Facciamo subito due calcoli: 25mila per i 20mila detenuti cui vengono negate le cure, siamo a una cifra di 500milioni di euro. Una cifra che, ovviamente, si somma ai risarcimenti che potranno venire per tutti quei detenuti ristretti in spazi inferiori al consentito e/o per l’eccessivo numero di ore trascorse in cella, se dopo il 28 maggio non si saranno cessate le torture in corso.

E Rita Bernardini aggiunge il carico:

“Ma se poi andiamo a vedere tutti quelli che non sono stati curati in passato nelle carceri italiane, stiamo parlando di decine di migliaia di persone che non ricevono cure adeguate, che tentano il suicidio per la disperazione, riuscendovi il più delle volte, per la disperazione di non ricevere le cure. E questo, ha detto la CEDU, è un trattamento inumano e degradante che equivale a tortura.”

Pannella aggiunge: “che so’ tutti torturati: famiglie, agenti di polizia, direttori: direttori del Si.Di.Pe, il sindacato dei direttori di polizia che ha assunto posizioni bellissime, coraggiose, che ci ripagano di quella pagina ignobile del processo Haiman (speriamo di averlo scritto bene) direttore delle carceri delle torture naziste e che, adesso, con le posizioni del SiDiPe credo che ci siamo vendicati. Grazie ad Hannah Arendt quel processo si svolse e la gente poté comprendere qualcosa”.

Pannella continua poi per altri 50 minuti, però, lo dice e non lo dice, le novità che dalla CEDU i Radicali si attendono sono anche altre, importanti. E riguardano proprio quel diritto (anche questo umano teoricamente di per sé inviolabile) alla “conoscenza”, all’informazione sempre più negata nel nostro Paese che rappresenta, anche questo, un fondamentale diritto umano.

La scheda con la registrazione completa a questo link http://www.radioradicale.it/scheda/409605

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La Pasqua con Pannella: la “democrazia reale” si sta sostituendo alla democrazia. Ecco cosa faranno i #Radicali che non si presentano alle elezioni

Pasqua con Pannella1: La democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia.

Marco Pannella, Natale 25 dicembre 2013, Roma - III Marcia per l'Amnistia!
Marco Pannella, Natale 25 dicembre 2013, Roma – III Marcia per l’Amnistia!

C’è il bombardamento di Renzi in TV. … Uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni.Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%”, ma “Si sta sicuramente cercando di fare stravincere il leader attuale dell’Italia. Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale”.

I Radicali? … È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare. … In questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla.

Dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … sempre di più la democrazia reale si sta sostituendo alla democrazia”. Non ci candidiamo perché riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia.

A questo punto, abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, per prudenza, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. … Lui (Renzi) sta nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista … abita costantemente a casa degli italiani.

Cosa faranno i Radicali che non si candidano alle elezioni?

Dopo la conversazione settimanale di domenica con Massimo Bordin a Pasqua, Marco Pannella lunedì sera si è sentito male e, martedì 22 aprile, come c’ha fatto sapere Rita Bernardini, nella prime ore della mattina è stato operato all’aorta addominale.

Poiché dall’ospedale Gemelli di Roma dov’è ricoverato Marco, Rita Bernardini ci fa sapere attraverso Radio Carcere che Pannella sta meglio, che – addirittura – chiede i suoi sigari e raccomanda di non mollare le lotte in corso, per una sua pronta guarigione oltreché per i prossimi 84 anni che compirà il prossimo 2 maggio, sapendo di fargli cosa gradita non trovo niente di meglio per fargli gli auguri che trascrivere, per grosse linee, quanto il leone della politica italiana ha detto durante la tradizionale conversazione settimanale. Pannella se la prende con Matteo Renzi e, soprattutto, con la televisione italiana “di regime”, il sistema, cioè, della disinformazione radiotelevisiva che non consente ai cittadini di far conoscere la proposta politica dei Radicali e che non gli da’ spazio se non quando, appunto, rischia di tirare le cuoia.

Gli argomenti di riflessione politica sono molti, ma ovviamente Massimo Bordin, nel giorno della resurrezione, parte dalle parole del Papa per dare l’incipit alla conversazione con Pannella.

Le parole che Papa Bergoglio ha pronunciato Venerdì durante la via crucis, durante la sesta stazione, “dove ha parlato di condizione dei detenuti, del sovraffollamento nelle carceri citando i detenuti e gli immigrati come delle persone che soffrono oggi”, aggiunge Bordin, “sono un elemento che si ritrova valorizzato da RadioRadicale più che dal resto dell’informazione italiana”.

Pannella preferisce, però, parlare dell’atro argomento che pure Bordin propone: “quello più prettamente politico che riguarda, invece, il governo Renzi, gli 80 euro promessi a bonus e quello che ne consegue: il che fa il governo”, insomma. “L’uovo di Pasqua”, secondo Bordin che stuzzica Pannella, “Renzi lo mangia sereno perché tutto sommato le cose sembrano andargli abbastanza bene”.

In realtà, però, i due temi non sono del tutto slegati perché di fondo c’è l’informazione del regime italiano.

Marco Pannella, Emma Bonino e Ignazio Marino durante la III marcia per l'amnistia (Natale 2013)
Marco Pannella, Emma Bonino e Ignazio Marino durante la III marcia per l’amnistia (Natale 2013)

Abbiamo i dati del centro d’ascolto”, esclama Pannella.

Per chi si occupa della politica e delle dinamiche della politica li troverà interessanti. … Ci sono autorevoli parlamentari che si occupano di questi aspetti per motivi istituzionali e usano in genere i dati dell’osservatorio di Pavia per avere i dati sulla comunicazione.
Noi abbiamo un criterio del tutto nuovo.
Gli altri fanno (le statistiche, ndr) in base ai minuti e ai secondi che appaiono in tv o in radio. Innovazione del centro di ascolto è, invece, di dire a quanti cittadini italiani offerta la possibilità di ascoltare giudicare; … Attraverso il centro di ascolto non riusciamo a dimostrare che per esempio negli ultimi 12 13 giorni dall’inizio di aprile ad oggi il centro di ascolto può già dare indicazioni di voto! Perché abbiamo l’esperienza passata. Abbiamo questi dati: analisi degli ascolti dei tempi in voce nei telegiornali Rai. E viene questo: partendo dagli ascolti e non dai minuti, si monitora quanto ha potuto l’opinione pubblica giudicare l’uno o l’altro evento. (…) Dal 15 aprile ci sono 90 edizioni di TG della Rai TV e su questi gli ascolti avuti sono in totale un miliardo e 763 milioni. Non potenziali, ma ascolti reali. Questa – dice Pannella – è la novità rispetto agli altri dati. … Si può fare un rapporto (delle presenze) e con questo fare delle previsioni di voto precise”.

 In realtà, i dati cui fa riferimento Pannella durante la conversazione con Bordin sono pubblicati non sul sito ma sul blog del Centro d’Ascolto per l’informazione Radiotelevisiva.

E i dati pubblicati sono impietosi. Rivelano infatti la diversità di trattamento delle varie forze politiche e la non democraticità del sistema che – come pure evidenziava Vincezo Vita qualche giorno fa su Il Manifesto – di par condicio non ha nulla.

Nei telegiornali RAI, infatti, di un miliardo e 763 milioni di ascolti, dal primo al 15 di aprile, con ben 316 milioni di ascolti consentiti il PD svetta con il 17,9% seguito a ruota, nella scaletta della dispar condicio, dal Movimento 5 Stelle e Beppe Grillo con 291 milioni di ascolti pari al 16,5% del totale. Beppe Grillo non ha da lamentarsi come presenze in TV.

Seguono poi il governo, nella sua compagine dei ministri e sottosegretari, che hanno avuto nei primi 15 giorni di aprile 269 milioni di ascolti pari al 15,3%. Con 251 milioni di ascolti, pari al 14,2% del totale, nella classifica degli ascolti consentiti durante i telegiornali c’è Forza Italia.

Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, lui da solo, ha totalizzato altri 134 milioni di ascolti pari al 7,6% del totale che lo collocano al 5° posto della classifica.

Seguono poi Lega Nord (62 milioni di ascolti, pari al 3,5%), Sinistra Ecologia e Libertà (56 milioni di ascolti, 3,2%), Nuovo Centro destra di Alfano (55 milioni di ascolti, 3,1%), Fratelli d’Italia è al decimo posto (45 milioni di ascolti, 2,5%).

Per ritrovare i Radicali nella classifica della non democrazia italiana o, se vogliamo, della dispar-condicio, bisogna scendere molto più in giù nella classifica, arrivare sotto Scelta civica (32 milioni di ascolti, 1,8%), dell’Unione di Centro (23 milioni di ascolti, 1,3%) e del Centro Democratico (9 milioni di ascolti, 0,5%), sotto ancora a La Destra di Storace e Futuro e Libertà, rispettivamente con 5 milioni di ascolti (0,3%). Al 20 posto della classifica, finalmente, ci sono i Radicali cui, dal 1 al 15 aprile, sono stati dati solo 50 secondi durante le edizioni più notturne e consentendo così solo a 4 milioni di cittadini (0,2% degli ascolti totali) di ascoltarne e giudicarne la proposta politica.

Per Marco Pannella, il sistema dell’informazione radiotelevisiva italiana è totalmente anti democratico e di regime: “Valgono, tranne eccezioni, lo stesso tipo di comportamenti, lo stesso tipo di esclusioni e lo stesso tipo di inclusioni, magari anche ossessive come quella di Renzi”.

Con il Centro d’Ascolto dell’informazione Radiotelevisiva, dice Pannella,

Siamo in grado di dare un apporto alla teorica delle analisi dei movimenti politico elettorali e, dal punto di vista istituzionale, può essere importante. E allora diciamo che è evidente, che in questi ultimi giorni c’è il problema di far avere il 4% ad Alfano. È pacifico, perché ormai si da che quando c’è quel bombardamento in tutte le reti, si riesce a valutare chiarissimamente come l’ascoltatore, molto spesso, se non ha voglia di Grillo o Renzi, se ha sentito le cose che quel giorno dicono, poi dice basta e cambia canale.

(…) Sappiamo il collegamento che c’è tra ascolti e dato elettorale. (…) Uno studio del Centro relativo agli ultimi due anni tra agli ascolti consentiti ed esiti elettorali”, dimostrerà il nesso che c’è tra le due cose, “così si finisce con la questione della rete-non rete. Non importa se la gente ha visto il telegiornale in rete o, invece, direttamente in TV.

(…) Oggi, io che guardo quelle cose, finisce che potrei dire che in questo momento si sta sicuramente cercando di fare stravincere quanto possibile il leader attuale dell’Italia, perché è così che si muovono lor signori. Poi, appunto, quelli che devono venire più o meno dopo. Il movimento cinque stelle che, dai dati del Centro d’ascolto, è quasi a pari grado con le forze di governo complessivamente.

Dopo varie elezioni che si fa questo lavoro (il confronto, cioè, tra ascolti consentiti alle diverse forse politiche e successivo dato elettorale, ndr) puoi cominciare a fare delle ipotesi sull’11ª che farai domani, su quello che può con qualche probabilità avere come conseguenza elettorale”.

Tutto questo, per Marco Pannella,

“Non viene mai fuori nei dibattiti, a meno che non ci sia una presenza Radicale”

Massimo Bordin, a questo punto, è costretto a riassumere:

Stanno pompando Alfano, che rischia di non superare la soglia del 4%, però – cosa che appare contraddittoria – stanno pompando molto anche i 5 Stelle che è anch’esso con una volata, non sulla soglia ampiamente superata nei sondaggi che lo danno largamente sopra al 20%, ma perché molto vicino a Berlusconi”. In pratica, “Renzi pompato perché Presidente del Consiglio (i potenti, quelli non si sa mai. Si pompano sempre. È la ragione sociale della Rai. Più singolare che lo faccia Mediaset)”.

 Per Marco Pannella:

Ciò che si vede è che Grillo da anni (prima del semestre che precede le elezioni 2013, ndr) – stava a una certa quantità d’ascolti. A un certo punto accade che tutte le televisioni, le principali testate, quelle che hanno milioni di ascolto, questo è importante, a un certo punto Grillo continua a non andare perché non ama i dibattiti, ma tutte queste televisioni vanno da Grillo. E poi che uso ne fanno? Pigliano i due minuti e mezzo oratoriamente più efficaci e li sparano lì. È indubbio. Perché se accadesse – dice ancora Pannella – che sparano lui perché lui va bene, guadagnano ascolti con lui, sarebbe assolutamente un criterio doveroso, ma il problema è un altro: se tu lo metti in un posto che sai già che c’hai 4milioni d’ascolto, evidentemente. E infatti la “sorpresa Grillo” è una sorpresa – per chi studiasse queste cose con un po’ di serietà – assolutamente ingiustificabile come “sorpresa”.

Perché se guardiamo che cosa è successo nei quattro mesi prima delle elezioni dal punto di vista posizioni a questo punto sappiamo come, in che ordine di grandezza, potranno arrivare i leader politici, e questo diventa fondamentale.

(…) Per esempio quando Renzi e diventato uno dei cinque candidati delle primarie del PD i suoi ascolti erano quelli che erano, nel senso anche della frequenza. Poi quello che diventa interessante e che corrisponde la quantità di ascolti che sono stati consentite agli italiani di sentire Renzi con la “sorpresa” Renzi così come corrisponde la “sorpresa” Grillo. E quando dico sorpresa dico “sorpresa” dico sempre tra virgolette”.

Perché, per Pannella,

C’è un rapporto fisso da questo punto di vista. Quando noi diciamo che sono vent’anni che il trattamento dei Radicali è identico, sia che noi abbiamo parlamentari sia che ci troviamo a livello istituzionale, attenzione, come “quelli” che ponevano l’urgenza del problema del debito pubblico quando ancora non era neanche divenuto tema del dibattito, … dopo un mese allo 0,3 siamo passati a zero di ascolti consentiti. Poi continuiamo a seguire il problema “fame nel mondo” e, su questo, vorrei dire che forse il Papà si è un po’ sbagliato. Oggi Lui ha parlato della fame, mentre invece sui prigionieri e sul diritto … il termine non è stato evocato. Ed è noto che noi abbiamo coinvolto i Papi, i Presidenti della Repubblica, premi Nobel in quell’evento e, torno a dire, da soli. (…) Si può documentare che noi siamo andati, semmai, un po’ meno del pochissimo nel quale andavamo prima che iniziassimo, dopo la fame nel mondo, questa campagna, diciamo, del debito pubblico. È venuto sempre più formandosi un convincimento: Questi qua non conviene farli parlare”.

Poi Pannella spiega, ancora una volta, la posizione dei Radicali che alle prossime elezioni europee non sono candidati:

Noi dobbiamo dare un contributo a noi stessi, ma a tutto il mondo, alla scienza, per analizzare quello che accade. … Sono 20-25 anni che pure sulle cose per le quali accadeva che coinvolgevamo l’opinione pubblica internazionale, spessissimo il Parlamento europeo, spessissimo le giurisdizioni internazionali come all’ONU, corrispondevano quelle nei momenti di ulteriore compressione della possibilità di essere ascoltati che abbiamo avuto.

Allora quando questo accade per venti o trent’anni di seguito, significa che in questo regime c’è una forza politica alla quale all’opinione pubblica non è consentito di giudicarla … Se la quantità di ascolti è zero, beh allora sei zero”.

Per chiarire il concetto Massimo Bordin ringrazia l’intervento dal web di un ascoltatore che segnala, addirittura, “una formulazione precisa degli ascolti consentiti” di cui si parla.

Una formula semplice, perfetta”, dice Massimo Bordin ironizzando, “tanto che la capisco perfino io”.

La formula suggerita dall’ascoltatore è la seguente:

“tempo di parola per utenza raggiunta uguale ascolti consentiti, che è poi”, aggiunge Bordin, “quello che dici tu, tradotto in formula”.

Per avvalorare le sue affermazioni sull’esclusione dai media dei Radicali, Pannella fa esplicito riferimento alle condanne della Rai e dell’Autorità di vigilanza ottenute in riparazione delle violazioni dei mancati tempi televisivi.

Da 20 anni abbiamo la dimostrazione, di condanne date dall’autorità di vigilanza, dalla magistratura amministrativa e via dicendo, proprio per il comportamento (della Rai, ndr) nei confronti, guarda caso, proprio dei Radicali”.

Bisogna ricordare a chi legge e non segue direttamente le vicende Radicali che, dopo una battaglia legale durata 3 anni, lo scorso 2 maggio 2013, proprio quando Marco compiva i suoi 83 anni, il TAR Lazio ordinava “perentoriamente” all’Agcom di adempiere entro 30 giorni, proprio per l’assenza dalle trasmissioni politiche, altrimenti avrebbe nominato un Commissario ad acta. L’Agcom non ha, com’era prevedibile, adempiuto, ma la cosa grave è che neanche il commissariamento c’è stato, per cui il Tar ha smentito sé stesso.

Ricorderò che gli ascolti consentiti di Emma Bonino: nell’ordine dei soggetti politici analizzati, Emma, mi pare, è la cento …, non la seconda, la decima o la ventesima. La centosessanta o centocinquantesima, ecco. E continua ad essere questo. Io, per quel che mi riguarda, batto persino Emma; vado cioè più sotto in ascolti consentiti”.

Suggerirei anche ai ricercatori, per non dire ai giornalisti, di documentarsi un tantino di più di queste costanti. Su che cosa non é stato consentito alla gente di farsi un’opinione?

Per Pannella, “oltre al debito pubblico anche su tutte le cose che il Papa oggi dice, il problema del terzo quarto mondo, la miseria e via dicendo, anche su queste nessuno mette in dubbio che noi abbiamo fatto molto. Dal Parlamento europeo ai 130 Nobel, dalle quantità di denaro che abbiamo fatto dedicare alla campagna precise sullo sterminio della fame del mondo. Ma venendo poi al finanziamento pubblico dei partiti. Oggi si torna a discutere, al rimproverarsi, ma il popolo italiano si è pronunciato 15 18 anni fa, con solo noi a sostenere il referendum.

E sono state cose plebiscitarie. .(…)

È indubbio che noi abbiamo avuto per vent’anni il monopolio del mettere questo al centro della realtà politica italiana istituzionale e appunto lì è dimostrato che in quei momenti non è che c’è stato il risultato di una nostra situazione privilegiata nella comunicazione. (…)

Il problema grave oggi qual’è?

È che dopo 20 25 anni noi riteniamo di poter proporre qualcosa che, adesso, non diciamo più solo noi: c’è una democrazia reale che si sta sostituendo alla democrazia.

Cioè l’anti democrazia, via via, continua a serbare, per essere più efficace, alcune forme liturgiche di tipo democratico. È quello che, oggi, possiamo appunto documentare e che in quei casi la stretta informativa si è confermata e non cessa ancora, adesso, quando passano messi a divenire, s’è possibile, ancora più sapiente.

È importante che ci sia una forza politica come la nostra che fornisca, prima che arrivi il corpo sul quale si fa l’autopsia, nel decorso della malattia antidemocratica, di indicare quotidianamente le motivazioni patologiche che si stanno sviluppando su questo corpo sociale e, non è un caso, lo ripeto, che tutte le forze politiche adesso per esempio (lo denuncino, ndr).

Noi abbiamo deciso che cosa? Che noi non vogliamo essere assenti quando ci sono elezioni truffaldine espressioni gravissime dell’anti-democrazia. E allora cosa facciamo?

Facciamo come magari adesso mi fa piacere per loro i verdi che possono senza raccogliere le firme andare alle elezioni?

E devo dire su questo ci sarebbe da fare qualche osservazione direi quasi un pochettino ironica sulla corte costituzionale. Perché lo stesso ufficio della corte costituzionale che, meno di un anno fa, a proposito dei referendum radicali praticamente non ha riconosciuto le firme che avevamo depositate. È lo stesso ufficio. Mi viene da sorridere … la Cassazione, come si sono espressi sui referendum e (sull’ammissione della lista dei Verdi) che il partito sia europeo.

Noi riteniamo più importante poter dare, scientificamente, informazioni sul corpo malato della democrazia, mano mano che lo individuiamo, lo illustriamo e lo documentiamo; sicché non bisogna aspettare come col nazismo, di avere l’autopsia del corpo morto di quello Stato.

Siccome ho sentito, per esempio, Bonelli dire, “Noi, verdi, con le grandi battaglie che stiamo facendo”. Io devo dire, sarò distratto, ma proprio queste grandi battaglie dei compagni verdi, semmai io posso immaginare le posizioni ecologiste, insomma dell’impronta ecologica, sulla quale radio radicale fa anche, ormai da un semestre, delle informazioni purtroppo quasi in regime di monopolio, perché su queste cose è noto … ah … oggi, per esempio, comincia a esserci (su giornali, ndr) la cosa che scoppia sull’adriatico e altrove sul “NO TRIV”. Siccome in Italia s’è sentito parlare solo i No Tav; i NO TRIV, sui quali sono interessati l’Eni, l’Agip, e tutto questo tipo di (aziende, ndr) ufficialmente, allora viene fuori che, adesso, possono essere prese in considerazione tesi scientifiche che venivano ignorate, che mettevano in rapporto, in alcune realtà territoriali, le estrazioni e il regime di estrazioni, anche in mare, e il favorire o rendere più gravi i fenomeni sismici. Ma su questo, noi abbiamo continuato e continuano a documentare, così a rendere più gravi, anche, le condizioni ambientali in rapporto ai tumori. Per quel che riguarda, in particolare in Basilicata, parliamo dei dati (scientifici) che si sono cercati di occultare …, su Taranto città anche e non veniva fuori, i Verdi non se ne erano accorti. Noi si. E adesso devo dire le stesse cose sulla Campania, Vesuvio e altre questioni, ma anche in connessione con, appunto, le attività estrattive. E adesso, questo, viene fuori in Abruzzo. Non sono io che me l’invento. C’è il dubbio, a livello ufficiale, e noi lo dicevamo. A questo punto è venuta fuori la notizia sorprendente: le autorità, lo Stato praticamente, constata che queste attività estrattive stanno creando seri problemi che, da una parte, addirittura per trent’anni, hanno inquinato le acque minerali d’Abruzzo e l’abbiamo scoperto adesso. Come dire, Bussi e d’intorni. Parlo di cose accertate. Ma adesso, invece, creano dei problemi, l’abbiamo letto sui giornali, e i comportamenti dello Stato, da questo punto di vista, sono quelli che sono e noi possiamo dire che abbiamo sicuramente sollecitato la giurisdizione internazionale e sovranazionale superiore, finalmente noi avremo in una di queste settimane giudizi sul Vesuvio, sui Campi Flegrei, e via dicendo, proprio da parte della giurisdizione europea (della CEDU) oltreché italiana. Nel senso che, sappiamo, è stata costituzionalizzata la sede CEDU ed è anche organo di giurisdizione superiore anche in Italia. E le battaglie, devo dire di Bolognetti, e anche più di recente in Calabria.

E poi devo anche dire, non bisogna dimenticare, non solo in Campania ma anche qui nel Lazio, dove tante storie si sentivano sui rifiuti, Malagrotta eccetera, e adesso mentre Massimiliano Iervolino che faceva anche libri, ma il silenzio anche degli intellettuali specifici non è stato mai molto soddisfacente. E quindi diciamo, allora, il non ignorare il fatto che, dopo venti o trent’anni di questo Regime, le componenti che, secondo tutte le giurisdizioni internazionali, consentono di riconoscere come elezioni democratiche e non elezioni di copertura, importantissimo delle dittature, l’abbiamo sempre ricordato che nelle dittature tradizionali non votare era reato, c’era l’obbligo di votare, in quelle democratiche andare a votare, a firmare, eccetera, è una facoltà e non un obbligo. E anche questo, mi pare, dobbiamo metterlo nel conto. Perché andare a presentarsi quando non ti presenti a niente, perché che mandi, il biglietto da visita a casa dei 40 o 35 milioni di elettori italiani?

Queste cose sono illusorie. Perché ogni volta, come dire, ma forse due o tre o quattro, forse riusciamo ad eleggerli. Per carità, magari ne avrà cento, Bonelli o Ingroia. In fondo lo stimolo maggiore è questa, comprensibile, speranza di entrare in organismi parlamentari. Poi che cosa, pochissimi eletti, servono? Beh, credo che nel Parlamento italiano o in quello europeo un po’ ovunque, anche gli avversari riconoscono che pochi elettori radicali comunque hanno una funzione e restano nella Storia di quegli organismi. Mentre altri no.

A questo punto, Massimo Bordin riassume:

In effetti, tutte queste cose che tu hai notato, tutti questi avvenimenti, che sono diversi: da un lato c’è la siderurgia, dall’altro le estrazioni petrolifere, però un minimo denominatore ce l’hanno. Ed è il rapporto, poco trasparente, fra imprese e istituzioni locali. Cioè a dire: sono le istituzioni locali a mettersi d’accordo con le imprese e a mettere a tacere alcuni aspetti sui controlli. Lì è evidente che c’è anche il ricatto occupazionale delle imprese …

 Pannella:

“Hai ragione Massimo. Va aggiunta una cosa: che all’interno dei partiti che poi sono quelli che diventano partiti regionali, provinciali eccetera, a monte, sui grossi problemi dei settori produttivi delle imprese eccetera, io per tre anni ho avuto una contrapposizione che non diveniva ufficiale, con la maggioranza degli analisti politici di ispirazione non certo Crociana o Liberale, operanti in Italia, ma per cercare di far riflettere se per caso, il terzo stato italiano come quantità anche, quindi non solo qualità, fosse determinato da i luoghi di produzione di forte presenza sindacale, in genere, vicina al metalmeccanico o, invece, se non in tutto il lavoro impiegatizio statale, parastatale provinciale e via dicendo, (…).

E … Bordin: i Radicali non si presentano, ma secondo loro per chi dovrei votare?

Pannella:

“Secondo noi, andare all’ammasso del voto, in queste condizioni pregiudicate strutturalmente quanto ad anti democraticità, il problema è quello: secondo vecchi schemi rivoluzionari di finanziare di armi quelli che non sono del regime. Oggi, invece, quello che abbiamo detto, e ripetuto adesso, di iscriversi al Partito Radicale così che noi che ci troviamo in una situazione che si aggraverà sempre di più, di ristrettezze gravi, totale, di mezzi, e se non ci presentiamo per nulla e, quindi, di conseguenza, non si avrà magari il rappresentante che sarebbe eletto, la situazione è tale che non solo non hai i quattrini del finanziamento pubblico, ma tutte le esenzioni di servizi che consentono un minimo di agibilità civile, non politica, vengono a mancare. … i Radicali hanno constatato, constatano e documentano, dopo vent’anni di polemiche e di smentite, che c’è da cogliere l’occasione di queste elezioni per far conoscere sempre di più, a studiosi e cittadini, che quello che loro sentono, “tanto è sempre la vecchia solfa”, “sono tutti uguali”, e via dicendo, ha un fondamento oggettivo. E che, quindi, queste elezioni sono la naturale estrema risorsa dell’anti-democrazia e del suo fallimento rispetto al credito che si fa agli ideali democratici. (…)

È indubbio che noi rischiamo di mettere fine a questa storia del Partito Radicale. Vent’anni di fascismo con le tecnologie di allora, quarant’anni, o cinquanta, di anti democrazia antifascista invece che fascista, producono disastri territoriali di tutti i tipi. Quelli per i quali l’Italia è davvero, comunque, su tutti i temi: ambiente, giustizia, è sempre o nei primissimi posti o negli ultimissimi posti, ogni volta che si pongono problemi di diritto, di diritti e, quindi, di correttezza istituzionale. … A questo punto, noi abbiamo un Presidente delle Repubblica che deve, probabilmente per prudenza doverosa ma costosa anche, sottostare a situazioni oggettivamente ricattatorie di questo nuovo astro italiano che c’abbiamo che, in sei mesi, da sindaco di Firenze viene plebiscitato come grande. Lui sta, almeno nelle televisioni ed ha ascolti complessivi da periodo franchista. Allora raggiungevano forse meno di un decimo di ascolti possibili di quelli che oggi riceve Renzi che abita costantemente a casa degli italiani. … All’improvviso Lui come candidato (alle primarie, ndr) è scattato ad essere il secondo in assoluto anche rispetto al Presidente del Consiglio che c’era. … Sta accadendo lo stesso, in realtà, per quelli che devono fare il 4%. C’hanno un’esperienza ormai e, quindi, noi diciamo che oggi noi dobbiamo prendere l’occasione di queste elezioni per cercare di cambiare qualcosa in Italia. (…)

Di Bolognetti (Maurizio, ndr) hanno acquisito lì (in Basilicata, ndr) una fiducia e una stima di tipo personale rispetto al loro conterraneo che da trent’anni loro conoscono; quando poi vedo che se lui va a Taranto, due anni fa ci è andato, e aveva già a Taranto compreso quale fosse la situazione che si stava sviluppando e la funzione del grande Nichi, il governatore di lì, rispetto ai proprietari dell’ILVA e del disastro assassino Tarantino perché di questo si tratta. Allora adesso io o anche un libro, l’ho già accennato, quello di Giuseppe Candido che sta per uscire, direi, su quel tipo di analisi radicale che quella, qui a Roma, di Massimiliano Iervolino ecc.

C’è quello di Bolognetti in Lucania e, appunto, questo di Giuseppe Candido importante, bello, anche per la Calabria. E a questo punto, torno a dire, bisogna cercare di chiarire, lo chiedo, perché la Bonino, la ministra degli esteri in Lucania arriva lei, lì dove la gente quando non l’ha mai vista gli da’ il 2% in più del plebiscito nazionale, e poi (alle regionali, ndr) ci sono 40 voti preferenziali su 40.000! Mi volete da’ una spiegazione? (…)

Radicali in altre liste? Quando Massimo Bordin chiede se c’è la possibilità che qualche radicale sia presente in qualche lista Pannella risponde:

“Mi pare che sarebbe logico! Perché corrisponde a quello che accadrebbe in molti partiti in casi numerosi. Io non credo che ci saranno casi numerosi ma credo che ce ne saranno di sicuro. … E so che significa, magari, poter essere letti, sappiamo l’importanza di essere nelle istituzioni perché sappiamo usarla non solo per sgovernarle o per fare quella politica che ci porta – in questi 40 cinquant’anni – nella situazione fallimentare del nostro territorio.

(…) È cosa automatica che, se non si verificasse poi se non con eccezioni che confermano la regola, sarebbe un’ulteriore dimostrazione del permanere della diversità radicale come diversità alternativa, socialmente, alle altre.

È naturale e di conseguenza, ho detto, se accadrà il modo eccezionale dimostra in modo positivo la diversità Radicale perché questi naturali istinti dovrebbero fare presenza ancor più evidente nella condizione della “fame” Radicale, concretamente delle difficoltà eccetera.

Quindi fornendo non sono più alibi ma più ragioni non da condividere magari ma ragioni. Però qui mi corre l’obbligo di dire noi una volta abbiamo avuto quando ancora in televisione qualche volta c’andavo una volta che abbiamo avuto 42.000 persone che si sono iscritti; allora mi pare costasse 200mila lire la tessera. …

Siamo molto attenti mi pare che oggi dobbiamo pur sapere che da radio radicale c’è il rischio di saturazione, … diventa un imbuto. Non c’è, attorno, la conoscenza di queste cose.

Io invece voglio credere che proprio questa nostra richiesta, questo nostro preannuncio, quello di fare una cosa più importante che, al limite, fare concorrenza Bonelli, Ingroia o altre cose del genere; e cioè fornire una forza anche di documentazione, che significa ricerca, e ci vuole tempo; perché ci vuole tempo in quanto non ci sono fondazioni che lavorino per noi per far sì che le nostre presenze sulle giurisdizioni internazionali e nazionali possono rappresentare un salto di qualità che faccia conoscere la forma di democrazia reale di adesso rispetto a quella di cinquant’anni fa.

Cioè di fare non, appunto, l’autopsia del corpo, ma fare l’anatomia e vedere quali sono i germi i virus che attaccano la salute e quali la difendono. E può avvenire appunto attraverso anche la sottovalutazione che si ha dell’importanza di riuscire.

(…) Era Loris fortuna che mi aveva colpito quando dicevano i radicali extraparlamentari e lui diceva testualmente: «Io non ho mai conosciuto una forza politica e culturale che abbia tanta capacità di occuparsi delle istituzioni, di nutrirle, di alimentarle, comunque, anche in termini critici di sostegno» e credo che, in effetti, questo ci rappresenti in modo positivo; se pensiamo poi anche le cose che convincevano, oltre a Loris Fortuna, anche Altiero Spinelli, per esempio, nei nostri confronti, ma che in questo momento (tornano d’attualità, ndr); ho detto che sono grato a Radio Radicale che credo l’abbia data due volte questa cosa singolare: vado a Monaco a ribadire, parlo in italiano agli uiguri, per ribadire la nostra posizione, quella del Dalai Lama e di Rebia Kader, in termini durissimi, chiarissimi e, mi pare, anche adesso stiamo vedendo essere accettata dai 50 rappresentanti che erano presenti a questo che era un loro consiglio nazionale e non già un congresso. L’elemento di afflato comune, di comprensione, è stato proprio quando dicevamo che dobbiamo aiutare la Cina a prendere più democratica la situazione anche degli Han oltre che di Pechino. …

Per Pannella, in Italia …

(…) Il processo di putrefazione di questi regimi non democratici che dal 1920, grosso modo con una breve pausa hanno governato il territorio italiano.

Abbiamo oggi un territorio che, in tutte le parti, parla in modo eloquente nel senso che esprime le situazioni patologiche che vengono solo da noi, magari, individuate per curarle mentre abbiamo comportamenti dei vari governatori che avvolte ci sembrano vecchi di quarant’anni. E devo dire c’è una cosa che mi pare importante: intanto questo fatto, veramente, di questa scorpacciata in posta di un uomo, non importa quale; da un mese, nei confronti di uno: il presidente del consiglio. Mentre dibattiti ci sono solo di quelli miseri o miserabili dibattitucci, di liti interne fra loro signori, cioè fra componenti di un’associazione che litigano enormemente. Ho sentito che viene la nostra vecchia osservazione, che avevo fatta già a proposito del peculato, ma abbiamo ridetto poi del falso in bilancio vengono oggi vi evidenziati come – anche tecnicamente – un crimine mentre era stato sostanzialmente depenalizzato di fatto.

Quello a cui assistiamo sono tipiche di chi di un direttivo di Associazioni. Non c’è mai una visione riformatrice che si contrappone. Come nel caso del voto di scambio sul quale c’è un dibattito scandaloso. Gli italiani assistono ad dissensi violenti costantemente come ne condomini votano contro ma governano e sgovernano assieme.

Riferendosi ai grillini, dice:

La partitocrazia ha capito che questi non sono pericolosi perché sul piano della protesta, della denuncia e anche dell’onestà che continua ad esserci dietro, ma non rappresentano un pericolo nella durata perché non sono propositivi. Perché non hanno un’idea del tipo di Stato, diciamo, anglosassone, europeo.

Ignorano i nessi e ci stanno, adesso, tra Stati vecchi all’anglosassone, come punto di riferimento, e il benessere sociale ufficiale anche spesso in buona parte tenendo presente le fasce più povere più umili.

(…) Una cosa mi ha colpito di Renzi: che essendo fiorentino e toscano, Toscana che ha sempre prodotto delle posizioni religiose e ti ha espressa nella storia da quelle savonaroliane a quelle di La Pira o cattolici-liberali o quelle che hanno portato la Toscana a essere una regione governata dal Pci e dai succedanei (…), non ho trovato nessuno tra quanti lo conoscono o hanno conosciuto che abbia detto: “aveva un periodo in cui era convinto …”. Mi pare una caratteristica: è uomo apparentemente agile perché non hai il peso delle convinzioni. La sua convinzione e che è possibile con abilità avere successo”.

Bordin: (…) In Vaticano c’è invece una formula: si trema e si trama.

Pannella: C’è una resistenza contro le riforme di Papa Francesco. (…) Lui non si rende conto che Giovanni Paolo II era andato in Parlamento perché aveva la saggezza per evitare che si accumulassero processi.

Lui non si rende evidentemente conto.

(…) Io dico che noi abbiamo al centro la mobilitazione dell’opinione se esistesse intellettuale dell’opinione conta ma diciamo dell’opinione dando fiducia nella gente comune ma so che a quelli noi non riusciamo in questo momento a corromperli con le nostre cose. Beh, la cosa di Emma Bonino e la cosa del parere del Presidente della Repubblica riuscirei a dirli in tre minuti; è quello che loro, adesso, non vogliono più aprirmi la possibilità di fare questo.

Però, … quello che è essenziale adesso e far udire, scrivere, l’essenziale delle cose che vengono negate in patente violazione del diritto italiano del diritto internazionale che connoti quindi in modo chiaro quello che, purtroppo, il Papa ritiene che sia già chiaro. Invece non è chiaro. (…)

Tendono a distrarre il problema del diritto e dei diritti che poi include quello penitenziario, ma se quello penitenziario non lo inquadri dicendo: guardate che tutti questi, alla fine con noi, adesso, riconoscono che è una misura strutturale che già costringe alla ri-forma. È un fatto che, di per sé è già riforma che non può più essere abbandonata. E questo è quello che non deve essere detto, è questo che non deve essere sentito. Magari preferiscono dibattere su Stefano Rodotà Presidente della Repubblica al posto di questo nostro. (…) Temo, però, che non potremo permettercelo alla lunga che li nostro territorio continui ad essere massacrato, con tutto il suo popolo, come lo è proprio perché un problema di diritto e di diritti negati che si traducono in morti ammazzati, tutto qua. Perché la percentuale, appunto, di malattie dovute, e in modo accelerato, al deterioramento delle possibilità di vita sui territori che noi abbiamo nel nostro Paese; è cosa che può avere l’eloquenza se, a un certo punto, qualche giornale di alta tiratura mostri le percentuali di tumori nei bambini. Queste sono le cose che dobbiamo fare ….

Assieme, aggiunge Massimo Bordin, a una campagna affinché tutti i territori che ne sono ancora sprovvisti, la Campania in primo luogo, si doti di un registro tumori regolarmente accreditato e che, periodicamente, rendano pubblici i dati di mortalità per ciascuna patologia oncologica.

Limk AIRTUM

1 Testo estrapolato dalla Conversazione settimanale di Massimo Bordin con Marco Pannella del 20.04.14 – Trascrizione a cura di Giuseppe Candido

Il link della conversazione settimanale integrale è il seguente: http://www.radioradicale.it/scheda/409096

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La società ha bisogno di innovatori ed innovatrici

di Maria Elisabetta Curtosi

 

L’attenzione delle lettrici e dei lettori si è spesso concentrata solo sulle raccomandazioni da usare quando si scrive, forse perché è più facile presa o perché la parte più operativa, certo le raccomandazioni non sono da intendere nel loro autentico significato se estraniate dal conteso che la precede. La rilevazione delle dissimmetrie non intende essere una sterile e lamentosa protesta fine a sé stessa, ma piuttosto vuole essere documentazione di una situazione che si ritiene debba cambiare. La lettura dovrebbe suscitare, in particolare nelle donne, un senso di fastidio convinto per come la lingua le condiziona, oscura, occulta.

A questo punto acquistano il giusto significato le raccomandazioni, le quali non vogliono rappresentare una rivoluzione linguistica, né la cancellazione di una lingua per inventarla un’altra. Esse suggeriscono una scelta più attenta delle forme grammaticali e sintattiche, e magari richiedono un po’ di innovazione. Ma tutte le società hanno avuto bisogno di innovatori e di innovatrici per progredire.

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La Calabria che balla? Serve abolire la vulnerabilità degli edifici

Tra le tante passerelle che si vedono in periodo pre elettorale, finalmente qualcosa di serio. Un seminario informativo organizzato dall’amministrazione comunale di Botricello, fortemente voluto dall’assessore alla cultura e all’ambiente, Salvatore Procopio e dal sindaco Giovanni Camastra.

Come possiamo difenderci da un terremoto e come si possono prevenire i danni e i morti che possono essere provocati da un sisma?

Calabria che balla
Calabria che balla, martedì 15 aprile 2014 ore 17,30

E’ a tali domande che si tenterà di fornire risposte e dare informazioni ai cittadini invitati tutti.

Al dibattito convegno che si terrà domani, martedì 15 aprile presso la casa comunale di via Nazionale dalle ore 17.30, parteciperanno Eugenio Gallo, sindaco di Martirano Lombardo, Michele Folino Gallo, dottorato internazionale in sismicità della Calabria, Ottaviano Ferrieri, perito Cineas valutazione del rischio e Rosario Pignanelli, dell’associazione di protezione civile “Amici di Gaia”.

Non potendo personalmente partecipare all’interessante forum informativo poiché impegnato coi colloqui con i genitori degli alunni prima delle vacanze di Pasqua, come docente dell’Istituto Comprensivo di Botricello e come geologo ecologista, mi sono permesso di inviare all’assessore Salvatore Procopio un mio personale contributo che riporto di seguito.

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Abolire la vulnerabilità sismica degli edifici

Contributo al seminario informativo “Calabria terra che balla” organizzato dall’amministrazione comunale di Botricello (CZ)

di Giuseppe Candido1

É da ritenersi assai lodevole e degna di nota l’iniziativa dell’Amministrazione comunale di Botricello che ha voluto proporre ai cittadini un seminario informativo sul rischio sismico dal titolo davvero esplicito: “La Calabria che balla”. Avendone ricevuto l’invito per il tramite dell’Istituto comprensivo di Botricello dove insegno, sono rammaricato di non potervi partecipare personalmente a causa di impegni di lavoro già da tempo programmati.

Sia come docente di scienze della scuola secondaria di I grado dell’Istituto comprensivo di Botricello, impegnato su questi temi con le nuove generazioni, sia come geologo e sia personalmente, ringrazio vivamente il sindaco Givanni Camastra e l’amministrazione tutta perché ha inteso promuovere questa importante iniziativa incentrata sul “come” poter prevenire, non già i terremoti, ma i danni e i morti che un sisma può avere e che, come la scienza e la storia ci dicono, non è da ritenersi improbabile a queste latitudini.

Mi permetto, quindi, di offrire qualche spunto di riflessione con questo mio contributo.

Come abbiamo visto, il 5 aprile, a 5 anni esatti (qualche ora di differenza) di distanza dal terremoto a L’Aquila, una scossa di magnitudo 5.0 con ipocentro a largo delle coste di Crotone, ha ricordato – se ce ne fosse bisogno – che la Calabria è al centro della convergenza tra la micro placca ionica e la micro placca adriatica. In particolare, secondo l’Istituto Naz. di Geofisica e Vulcanologia, una la sismicità profonda di questo tipo è attribuibile, in quest’area, al fenomeno di subduzione della litosfera ionica che comincia a flettersi sotto dell’Arco Calabro2.

Benché queste conoscenze siano disponibili a chiunque sui siti scientifici istituzionali, su come difenderci da questo rischio, sulla necessità cioè di predisporre un piano di adeguamento antisismico delle strutture pubbliche, un vero dibattito non c’è.

Che la Calabria sia un territorio ad elevata sismicità come, e anche di più, dell’Abruzzo, è storicamente noto. Allora perché non adeguare le strutture?

A partire dall’anno 1.000 si sono avuti, in Calabria, diversi terremoti distruttivi3: nel 1.188 il terribile terremoto4 nella valle del Crati, provocò gravissimi danni a Cosenza, dove crollò la cattedrale, a Bisignano, San Lucido e Luzzi; nel 1638, il 27 marzo vi fu un altro violento terremoto5 che colpì particolarmente la zona di Nicastro, dove i morti furono diverse migliaia. Il 9 giugno, dello stesso anno, un nuovo terremoto provocò danni anche nel crotonese. Poi, il 5 novembre del 1659, un altro forte terremoto6 interessò pure la Calabria centrale, nell’area compresa fra i Golfi di Sant’Eufemia e Squillace; le vittime furono più di 2000. Poco più di un secolo dopo, nel 1.783, tra febbraio e marzo, un violento sciame sismico7 interessò la Calabria meridionale e il messinese, provocando la completa distruzione di moltissime località e danni gravissimi in molte altre; moltissime repliche si ebbero poi nei mesi e negli anni successivi.

I morti, in quell’occasione, furono più di 30.000.

L’8 marzo del 1.832, il terremoto8 provocò gravi danni ad una cinquantina di località, prevalentemente nel crotonese; più di 200 le vittime. Quattro anni più tardi, il 25 aprile del 1.836, un altro terremoto9 colpì il versante ionico della Calabria settentrionale, provocando danni gravissimi a Crosia e Rossano, in provincia di Cosenza: le vittime furono oltre 200.

Nel 1.854, il 12 di febbraio, ancora un terremoto10 nel cosentino provocò effetti distruttivi nell’alta valle del fiume Crati e danni gravi si ebbero anche a Cosenza. Le vittime, in totale, furono circa 500.

Nel 1.870, il giorno 4 del mese di ottobre si verificò un terremoto11 nell’area cosentina, fra le alte valli del Savuto e del Crati, con oltre 100 vittime. Sempre nel 1.870, il terremoto colpì la Calabria centrale e fu avvertito in tutta l’Italia meridionale e nella Sicilia orientale: anche in quel caso, i danni furono gravissimi e più di 500 le vittime.

Poi, nel 1905, l’8 di settembre, il grave terremoto che colpì numerosi paesini nell’area di Vibo Valentia e Nicastro facendo risentire i suoi effetti anche nelle provincia di Cosenza e in quella di Reggio Calabria12.

Nel 1908, il 28 dicembre, l’apocalisse: un violento terremoto e uno tsunami colpirono Reggio e Messina. La Calabria, terra ballerina, quell’anno venne completamente distrutta.

In una regione come la nostra, con una così elevata frequenza di terremoti e conseguente pericolosità sismica, sapendo che – come la scienza ufficiale ci dice – l’unico modo di difendersi dal terremoto è quello di costruire edifici in grado di resistere alle scosse, è evidente quanto sarebbe importante fare seria prevenzione basata sulla conoscenza della vulnerabilità sismica delle strutture che, come il caso dell’Ospedale aquilano c’ha dimostrato tragicamente, non sempre sono costruite in maniera adeguata. Il prof. Franco Barberi, allora capo del dipartimento della Protezione Civile, già nel 1999 notava come,

Per programmare gli interventi di prevenzione occorre tenere conto del fatto che non ci troviamo di fronte a un territorio vergine nel quale cominciare a costruire con una politica antisismica, ma che si tratta invece di un territorio nel quale si è costruito per secoli con tecniche che non offrono apprezzabile sicurezza nei riguardi dei terremoti. Vi è dunque in Italia, come del resto in moti altri paesi, un debito arretrato di investimenti anti-sismici che si è accumulato nel tempo e che comporta fra l’altro una macroscopia sperequazione fra cittadini che vivono in case nuove e vecchie. Questi problemi, con le stesse parole, furono comunicati al Presidente della Repubblica, al Governo e al Senato, dal Progetto Finalizzato Geodinamica del CNR, più di dieci anni fa, all’indomani del terremoto dell’Irpinia.13

Dopo le notizie relative all’esistenza di un “Censimento della vulnerabilità degli edifici pubblici strategici in Abruzzo” e altre regioni, realizzato nel 1999, che aveva segnalato, come altamente vulnerabili, – affatto idonei a resistere ad un terremoto – proprio gli edifici abruzzesi che vennero giù il 6 aprile 2009, ci siamo domandati quale fosse la situazione degli edifici in Calabria.

Dopo qualche ricerca (all’invero assai breve perché sapevamo bebe cosa ricercare) ci siamo imbattuti nel sito del Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (GNDT) titolare del Progetto, assieme alla Protezione Civile, per la rilevazione della vulnerabilità del patrimonio edilizio a rischio sismico e finalizzato al censimento degli edifici pubblici, strategici e speciali di oltre 1500 comuni di sette regioni, tra cui Abruzzo e Calabria.

Uno studio per la valutazione del grado di vulnerabilità degli edifici pubblici di 1.510 comuni delle sette regioni che oggi torna di cocente attualità per il fatto che, in Abruzzo, sembra averci tragicamente azzeccato.

Il 6 aprile del 2009, a L’Aquila, sono venuti giù, proprio quegli edifici pubblici che erano stati segnalati come ad alta vulnerabilità.

La risposta che abbiamo trovato è stata sconcertante: dei 3.975 edifici pubblici destinati all’istruzione, nella regione Calabria, ben 2.397 (pari al 60,3 %) erano stati classificati ad alta (1.049) o medio-alta (1.348) vulnerabilità e, cioè, non in grado di resistere alle scosse. Dei 785 edifici pubblici destinati alla sanità calabrese e censiti nel lavoro del Gruppo Nazionale per la difesa dai terremoti, 492 (il 62,7 %) erano classificati ad alta (208 edifici) o medio alta (284) vulnerabilità. E non andava meglio per gli edifici pubblici civili (sedi di comuni, province, regione, prefetture etc): dei 1.773 censiti dallo studio, 517 sono classificati con grado di vulnerabilità medio alta e 325 sono invece quelli ad alta vulnerabilità. Anche in Calabria, se si verificasse un terremoto di quella severità in superficie, si verificherebbe il crollo di numerosi edifici pubblici, perché non in grado di resistere alle scosse.

Già dal 1999, quindi, il Dipartimento della Protezione Civile in collaborazione con il GNDT e con l’ausilio dei lavoratori socialmente utili, aveva pubblicato quel “Censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e speciali delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia”.

Gestire l’emergenza, essere in grado di intervenire tempestivamente coi soccorsi è importante, certo. Però, lo abbiamo visto in passato: gestire bene l’emergenza, da sola non serve ad evitare morti, feriti e sfollati se la casa in cui viviamo ci crolla in testa. Visto che la situazione calabrese della vulnerabilità sismica degli edifici non è certo migliore di quella abruzzese, ci chiediamo cosa si sia fatto, dal ’99 ad oggi, ai fini della prevenzione e della mitigazione del rischio, mediante adeguamenti antisismici e/o ricostruzioni. Purtroppo ben poco da allora è cambiato. Troppe le scuole ancora non sismicamente adeguate e la colpa non certo può ricadere sulle locali amministrazioni che spesso non dispongono di finanze adeguate.

Sarebbe necessario, invece, fare prevenzione, programmando interventi che tengano conto che non siamo in presenza di un territorio “vergine” nel quale cominciare a costruire ex novo con una politica antisismica seria. Quello che abbiamo davanti, è un territorio stuprato, vilipeso dall’abusivismo edilizio dove, spesso, non sono a norma neanche gli edifici pubblici, nemmeno quelli strategici come Ospedali e Prefetture.

Cosa fare per uscirne? Come scriveva, già nel 1993, il professor Vincenzo Petrini, del CNR-GNDT, nella presentazione al volume “Rischio sismico di edifici pubblici14”:

La risposta più ovvia alla constatazione della presenza di situazioni notevolmente a rischio è l’avvio di specifici programmi di adeguamento del patrimonio edilizio ai livelli di sismicità delle varie zone del paese: ma non è certo l’unica possibile. L’abbassamento dei livelli di rischio può essere uno degli obiettivi della programmazione di investimenti della pubblica amministrazione e può, in alcuni casi, contribuire a qualificare la spesa pubblica, (…) programmi pluriennali di interventi di riduzione del rischio, opportunamente distribuiti nello spazio e nel tempo secondo priorità definibili in anticipo, possono avere, nella situazione attuale, positivi effetti collaterali in termini di sviluppi non drogati dell’occupazione.15

Sagge parole, quelle di Petrini, attuali quantomai anche dopo vent’anni, che mettono in evidenza le priorità per la Calabria, per il mezzogiorno e, forse, per l’intero Paese. Bisogna abolire la vulnerabilità sismica dei nostri edifici, adeguandoli a resistere alle scosse o rottamandoli, quando invece si tratta di vera e propria “spazzatura edilizia”.

Poi, volendo essere davvero esaurienti, un discorso a parte lo meriterebbe la questione della “micro-zonazione sismica locale”; lo stesso terremoto, infatti, in alcune aree può dare fenomeni di amplificazione locale di cui bisognerebbe tener conto in fase di progettazione ma che, spesso, vengono trascurati.

E c’è il problema del patrimonio edilizio abusivo che, in Italia e in regioni del sud come la Calabria, rappresenta una questione ancora irrisolta, intimamente collegata alla tutela del territorio, poiché, come ricordano i geologi italiani, “queste pratiche si diffondono e si radicano laddove c’è un minor controllo dell’uso del suolo”; un fenomeno, quello dell’abusivismo edilizio, che non è sempre legato a “bisogni sociali” – per l’accesso al “bene casa” – ma anche e soprattutto a “strategie di profitto come dimostrano le tante seconde case e interi villaggi turistici abusivamente realizzati e, in alcuni casi, condonati”.

Occorre ricordare – fino alla nausea – che non è mai il terremoto che uccide ma la casa, la scuola, la chiesa o l’edificio in cui ti trovi che crolla in testa. La vera causa di morti e sfollati è proprio la vulnerabilità sismica degli edifici, perlopiù costruiti durante il boom edilizio degli anni sessanta, settanta e ottanta che, frequentemente, non hanno un’adeguata struttura antisismica.

Oltretutto bisogna anche tenere a mente che la voce di spesa maggiore per le catastrofi naturali del nostro Paese è proprio quella dei terremoti: oltre 95 miliardi di euro le risorse stanziate tra il 1944 e il 1990, “pari al 75% delle risorse destinate a tutti gli eventi calamitosi censiti” da uno studio del Consiglio Nazionale dei Geologi.

Nel 2012, il rischio sismico del Paese, con il terremoto nella Pianura Padana emiliana, è tornato alla ribalta dei media che, come al solito, se ne occupano solo “a babbo morto”, quando il disastro c’è stato.

La prima scossa, con una magnitudo locale di 5.9 della scala Richter, avvenne alle ore 4.03 del 20 maggio 2012. Poi, “il 28 maggio, due nuove importanti scosse scuotono ancora i territori della provincia di Modena (…) sommando distruzione a distruzione, lutto a lutto, paura a paura16”.

Anche in quel caso, per i geologi,

Il terremoto emiliano si è caratterizzato per alcune specificità, tutte geologiche: gli effetti di sito ed i diffusi fenomeni di liquefazione delle sabbie. È stato per certi versi un terremoto inaspettato ma non inatteso considerando la successione di terremoti storici che hanno interessato la zona del ferrarese a partire dal 1500. Gli studi per la ricerca di idrocarburi nella Pianura Padana a partire dagli anni ’60 e ’70 avevano messo in evidenza le strutture sepolte al margine orientale della catena (le cosiddette pieghe ferraresi) piegate e fagliate che risalivano a poche centinaia di metri dalla superficie. L’aggiornamento delle carte di rischio per quest’area sono datate 2003 per cui queste aree vengono (oggi, ndr) classificate sismiche. Affinché la norma trovi pratica attuazione occorre però aspettare gli anni 2008-2009 (quando si è proceduto alla riclassificazione sismica del territorio nazionale in seguito agli eventi di San Giuliano di Puglia, ndr). Nel frattempo le strutture in elevazione (case di civile abitazione, capannoni industriali) sono stati progettati come ricadenti in area non sismica. Gli effetti, soprattutto per i capannoni industriali sono stati disastrosi. Mancando dei vincoli adeguati ai pilastri molte coperture sono letteralmente collassate17”.

Alle semplici osservazioni e indagini geologiche di base si preferiscono modelli numerici. Non per il fine della mera tutela di una categoria, una casta, i geologi italiani denunciano un fatto grave:

In Emilia-Romagna, come in altre regioni, si sta procedendo in molti comuni … agli studi di microzonazione sismica. Tali studi si prefiggono di evidenziare le aree in cui gli effetti del terremoto si faranno risentire maggiormente (una volta si usavano gli abachi di Medvedev che almeno legavano le amplificazioni direttamente alle caratteristiche idrologiche e litologiche del terreno). Oggi si fa ampio uso dei metodi geofisici che a volte mal si conciliano con la geologia di base. Sembra si sia sviluppata più la tendenza ad avere numeri (non si sa quanto attendibili) a scapito di serie indagini geologiche (geo strutturali, stratigrafiche, geomorfologiche, idrogeologiche) che evidenziano, in prima istanza, almeno dal punto di vista qualitativo le aree che possono dare amplificazione. Non nascondiamoci dietro un dito. Il problema non è quello di determinare con la massima precisione i fattori di amplificazione sismica quanto quello di operare l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio esistente (in primis l’enorme patrimonio storico artistico del nostro Paese).

Non dimentichiamoci che la stragrande maggioranza delle abitazioni costruite post guerra sono state realizzate in assenza di alcuna normativa sismica. Anziché procedere indiscriminatamente con nuove edificazioni e distruzione di nuovo suolo è tempo di invertire la tendenza: ridurre drasticamente le nuove costruzioni e recuperare il costruito (dal punto di vista sismico, strutturale, del libretto del fabbricato, etc.). Il percorso è lungo e costoso ma le politiche territoriali si fanno dai nonni per i nipoti. Altre scorciatoie non esistono.18

Sulla base di questi numeri e di queste semplici riflessioni, per chi scrive appare evidente che l’adeguamento sismico del patrimonio edilizio, quello pubblico in primo luogo, o la sua totale rottamazione quando completamente fatiscente, rappresentano non una spesa, ma una voce di notevole risparmio e, alla lunga, un vero e proprio investimento. Senza contare le vite umane che, ovviamente, non hanno prezzo.

Vi ringrazio per l’attenzione.

Firmato

Giuseppe Candido

Note al testo _____________________________________________

1 Giuseppe Candido è docente di scienze matematiche presso l’Istituto Comprensivo di Botricello, geologo libero professionista, giornalista pubblicista, direttore editoriale di Abolire la Miseria della Calabria e autore, tra l’altro, del volume in pubblicazione La peste ecologica e il caso Calabria dal quale è estrapolato il presente testo.

2 Chiarabba et al., 2005 – “Analizzando il catalogo strumentale degli ultimi 30 anni è possibile rilevare in quest’area un certo numero di eventi a profondità subcrostale. Questa sismicità profonda è attribuibile al fenomeno di subduzione di litosfera ionica che in quest’area inizia a piegarsi al di sotto dell’Arco Calabro. – Terremoto nel Mar Ionio, M 5.0, 5 aprile 2014: approfondimento, Blog INGV Terremoti (url: ingvterremoti.wordpress.com)

3 D. Postpischl (a cura di), 10 domande sul terremoto, GNDT, 1994

4 D. Postpischl, a cura di, Sisma con intensità stimata del IX – X grado della scala Mercalli, 10 domande … Op.cit. 125

5 Intensità stimata del XI grado della scala Mercalli, ne: D. Postpischl, a cura di Op.cit. p.125

6 IX-X grado della scala Mercalli, ibidem.

7  Sciame sismico le cui intensità max XI grado della scala Mercalli, Ibidem

8  Sisma con intensità stimata del X grado della scala Mercalli, Ibidem

9  X grado della scala Mercalli, Ibidem

10 X grado della scala Mercalli, Ibidem

11 X grado della scala Mercalli, Ibidem

12 Sisma con intensità molto forte stimata del X-XI grado della scala Mercalli, D. Postpischl, a cura di, 10 domande … Op. cit. p.126

13 Franco Barberi, La difesa dai terremoti in Italia, ne: “Il rischio sismico”, Le scienze quaderni, n.59, aprile 1991.

14 Petrini V., Il Rischio sismico di edifici pubblici, Parte I, Aspetti metodologici, 1993

15 Petrini V., Op. cit., p.9

16 CNG, Ibidem

17 CNG, 2011 – Emilia Romagna: un territorio ricco e fragile, ne: I primi 50 anni …, Parte II, op. cit. p.161-162

18 CNG, Op. cit., p.162

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