Una indegnità centenaria

a cura di Filippo Curtosi e Giuseppe Candido

Monteleone, paese devoto all’inerzia e all’apatia

Un corsivo al veleno in occasione del centenario garibaldino

 

Il primo centenario garibaldino trascorse in Monteleone di Calabria, <<paese devoto all’inerzia e all’apatia>> (oggi la città è conosciuta col nome di Vibo Valentia) senza un palpito che, anche fievolmente, accennasse alla sua vita civile. A ricordarcelo è il Pane! Giornale socialista “peri i senza pane” che, nel numero 3 dell’anno I del 21 luglio 1907, a firma di Michele Pittò, allora gerente responsabile, pubblica un’articolo quanto mai attuale. “Assenteismo ufficiale, meno qualche rara bandiera monarchica al municipio, alle caserme, agli uffici fiscali, alle rivendite di privative, etc. – assenteismo nel popolo, il quale” – spiegava il giornalista – “ha vissuto quel sacro giovedì 4 luglio, come vive tutte i giorni dell’anno. Oltre le rare bandiere, pregiavano scarsamente le mura cittadine il manifestone della Massoneria romana e un manifestino anonimo, invitando con libera parola il popolo ad accorrere in Piazza Minerva per assistere alla commemorazione dell’eroe. Eppure Monteleone- ironizza ancora il giornalista – ha una numerosa schiera di massoni, una numerosissima scolaresca, la quale trova sempre, quando vuole, il tempo per fare delle dimostrazioni, una società operaia, della quale fanno parte moltissimi lavoratori, un manipolo di garibaldini più o meno autentici, una borghesia che si vanta di essere evoluta. Ebbene, tutte queste forze, negative sempre quando non si tratti di accompagnare il cadavere di qualche fratello “trepuntini” al cimitero, di far del chiasso per qualche articolo di regolamento scolastico, di gareggiare nelle manifestazioni festaiole per la Madonna di Pompei,per San Leoluca o per Sant’Antonio, con intervento di pratori sacri, più o meno celebri pei loro sofismi, socialistoidi a base di religione capitalistica e capestruola, che fa andare in solluccheri tanti signori con tanto di “aplomb” cittadino. Oggi queste parole volte alla città calabrese, viste le numerose polemiche su le celebrazioni per il 150° dell’Italia Unita, potremmo usarle per andare oltre le polemiche e sollecitare le riforme necessarie per mantenere uno stato unitario, non “centralistico”, ma basato su un sistema di autonomie locali autenticamente federale.

 

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