Un “Angelo custode” per Sellia Marina

MatteoBattaglia240813
Matteo, il bambino travolto dal Suv a Sellia Marina

Silenzio e preghiera sono le due cose che Don Giuseppe, parroco di Sellia Marina, aveva chiesto alla comunità raccolta in migliaia per l’ultimo saluto a Matteo Battagli, il dodicenne travolto e ucciso dal Suv sulla strada statale 106 a Sellia Marina. Silenzio perché il silenzio è anche “riflessione”; preghiera perché è con la preghiera che si alimenta la speranza. La speranza che ciò che è accaduto a Matteo, “Angelo tra gli Angeli”, non accada mai più. “Sellia Marina ha già pagato un’enorme tributo di sangue” a quella strada che anche Don Giuseppe, dal pulpito nella piazza difronte a una comunità stremata, ha chiamato la strada della morte.

Invece, in questi giorni, ne abbiamo sentite di tutti i colori, di cotte e di crude. Una tragedia che non doveva succedere sulla quale, a caldo, si sono scatenati i commenti e le idee più impensabili: dai lavori forzati neanche previsti dal nostro codice penale ma “galantemente” proposti per il cittadino rumeno che guidava il Suv dal sindaco leghista Matteo Salvini, sino all’idea che il caso possa persino essere trattato dalla magistratura come un omicidio doloso anziché colposo, in modo che la pena che verrà inflitta al rumeno alla guida del Suv che ha travolto Matteo possa essere la più grave possibile. La velocità eccessiva, la patente già ritirata, il veicolo inizialmente e infondatamente ritenuto privo assicurazione, uniti al fatto che al volante ci fosse un cittadino rumeno sono fattori che hanno contribuito a scatenare gli animi improvvidi. Ma se, com’è risultato dalle analisi, la guida in stato di ebbrezza non c’era e se, come tutti sappiamo, un colpo di sonno può capitare a chiunque, italiano o rumeno che sia, è evidente che alcuni commenti fatti a caldo appaiono quantomeno legati ad una neanche troppo celata vena razzista. La rabbia, il giudizio, la condanna però, come ha sottolineato bene Don Giuseppe, non cambiano minimamente la storia. Una tragedia che non doveva succedere e che invece è successa. Una vita spezzata nel suo fiorire. Un “Angelo” che non doveva essere tale, che doveva rimanere un bambino che cresce giocando, studiando, amando. La comunità di Sellia Marina lo sa bene: questa non è la prima giovane vittima della strada della morte. Ma allora, oltre il silenzio, la preghiera e la riflessione, cosa può fare una comunità affinché la morte di Matteo non sia vana e non resti solo un’altra lapide sulla strada della morte? E cosa deve fare invece la politica per una comunità che, sulla strada della morte, ha già pagato troppo col sangue dei suoi figli? Le proposte che anche dai social network arrivano in questi casi sono molte. C’è chi “propone” persino di lampeggiare con la macchina quando si passa dal tratto di SS106 in questione in modo da far credere che ci sia sempre l’autovelox e, così, far rallentare il traffico.

Riflettendo in silenzio in questi giorni, alcune domande me le sono fatte anch’io. Perché non si rispetta quel limite di velocità di 50 km/h? Perché sul quadrivio della Stazione, dov’è successa la tragedia, non c’è una rotatoria che ne rallenti il flusso? E perché, in ultima analisi, non c’è una regola (e se ci fosse, perché la si deroga) che imponga agli esercizi commerciali di tenere una distanza di sicurezza minima di almeno 5 metri dal bordo della carreggiata? Sono convinto che anche in questo caso, come spesso dice l’On.le Marco Pannella, è sempre la strage di leggi e di legalità, la loro non applicazione e sistematica violazione, che ha per corollario necessario la strage di popoli. Il tributo di sangue che Sellia Marina, come anche altre comunità, continuano a pagare sulla statale della morte. Senza entrare nelle polemiche sterili che non portano a nulla, forse sarebbe il caso di riflettere in silenzio, pregare per Matteo e la famiglia e, magari, investire in qualche postazione fissa di autovelox proprio in quel tratto e sperare che una rotonda o il raddoppio della SS106 non rimangano solo un sogno. Credo che il piccolo “Angelo” tra gli angeli, il nuovo angelo custode di Sellia Marina, ne sarebbe davvero contento.

di Giuseppe Candido

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