I grandi giornalisti dell’antichità

di Maria Elisabetta Curtosi

La storia del giornalismo moderno dev’essere datata a cominciare dal diciassettesimo secolo, quando la tecnologia permise la riproduzione, e quindi la pubblicazione, inmolte copie e in breve tempo di uno scritto, esiste un’altra vicenda molto più antica che fa parte dell’avventura umana della conoscenza e della comunicazione. Benetto Croce, nel saggio “Il Giornalismo e la storia della letteratura” ha ricordato che << parecchi scritti, che ora ammiriamo come classici e facciamo studiare nelle scuole, furono nient’altro che giornalismo dei tempi andati: le orazioni di Demostene, di Eschine, di Cicerone o i pamphlets del Courier e le lettere della Sevignè e del Galiani>>. Se invece facciamo riferimento a tempi dell’antica Grecia quando Senofonte nel suo scritto ” l’Anabasi”  raccontava la sfortunata spedizioni di Ciro in Mesopotamia, possiamo affermare con certezza che fu il precursore dei nostri attuali inviati di guerra.Inoltre dobbiamo ricordare Plinio il Giovane, grazia al quale ancora ricordiamo la tragedia di Pompei dove morì lo zio Plino il Vecchio ed infine Tacito considerato da molti l’inventore del più puro linguaggio giornalistico, cioè preciso con pochi aggettivi, crudo. In tutti i grandi giornalisti dell’antichità esiste un comunde denominatore, presente pure nei moderni, l’agiografia, che è poi madre della censura, a dimostrazione che il rapporto giornalismo-potere è stretto anche se teoricamente inconciliabile non tanto con la verità dei fatti, che è un valore così poco consistente, quanto con l’obiettività.

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