Il tema: l’emigrazione.

di Maria Elisabetta Curtosi

“La fuga è oggi il tema della vita calabrese. Ho sentito dire da molti stranieri che è una delle più belle d’Italia. Ma sicuramente “si piange due volte: quando uno arriva e quando se ne va”. Si fugge e si rimpiange la sua pena, si torna e si vuole fuggire, come la casa paterna dove il pane non basta. E una tale fuga il calabrese se la compie anche se sta seduto a un posto, in un ufficio o dietro uno sportello. E’ raro vedere qualcuno che si trovi realmente dove sta. Fisicamente o fantasticamente, la Calabria è oggi in fuga da se stessa. L’Italia meridionale le combatté tutte (le guerre) considerandole un’evasione e una breccia per l’emigrazione. Cosi scriveva Corrado Alvaro in “Un treno nel Sud”. “ Eccezionalmente si impiega ancora oggi il lamento funebre in occasione di un equivalente critico della morte,come la partenza per il servizio militare o per la guerra , o per l’America. E anche qui vi sono segni che in un passato relativamente recente l’uso doveva essere molto più diffuso”. Cosi Ernesto De Martino nel 1958.  Invece Luigi M. Lombardi Satriani, sostiene che “ anche l’emigrazione,oltre che la guerra ed agli altri eventi è una minaccia perché anch’essa costringe ad un radicale distacco dal proprio paese e recide la continuità emotiva tra gli appartenenti al nucleo familiare e alla parentela, sconvolgendo i quadri di riferimento culturale”.  “L’emigrazione, continua l’antropologo di grande cultura di San Costantino di Briatico, è risposta contro la morte, ma è essa stessa morte, in quanto viaggio, separazione dal noto, rischio della perdita della presenza da controllare anche se essa muta come fenomeno storico nelle sue varie fasi,mete, ritmo, modalità e tempi”.

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