#Scuola, dal decreto al disegno di legge. Ecco il perché 

Qualcuno ha capito perché Renzi, lunedì 2 marzo, dopo aver detto alle 18 che per il decreto legge sulla scuola era tutto apposto, che tutto filava liscio, neanche tre ore dopo, alle 20:45, ha fatto sapere che la riforma della scuola non si sarebbe fatta per decreto d’urgenza ma si sarebbe seguito l’iter parlamentare del disegno di legge? In soldoni: Qualcuno ha capito perché, all’ultimo momento, sia saltata la riforma della “Buona Scuola”? O vogliamo davvero dirci che Renzi si sia ravveduto tutto d’un colpo?

Pubblicato su Cronache del Garantista il 6 marzo 2015

 

“Mi dicono: fai solo decreti, sei un dittatore, rispetta i parlamentari. E io li rispetto”, … pare abbia detto mentre annunciava l’ennesimo rinvio. Aggiungendo:

“Ora capiremo se, con il loro contributo, riusciamo a garantire le assunzioni prima del nuovo anno scolastico”. Casomai, ha aggiunto il premier, “siamo sempre in tempo a fare un decreto. Vediamo se è necessario”.

Secondo Costituzione, “Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria. Quando in casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni. I decreti perdono efficacia sin dall’inizio, se non sono convertiti in legge entro sessanta giorni dalla loro pubblicazione. Le Camere possono tuttavia regolare con legge i rapporti giuridici sorti sulla base dei decreti non convertiti”.

 

Solo in questi casi e a queste condizioni il Governo – da Costituzione – può emanare decreti in forza di leggi.

 

Un disegno di legge è un atto parlamentare che, a differenza del decreto legge del governo previsto dall’articolo 77 della Costituzione, deve essere discusso e approvato dal Parlamento.

Quindi, se la si mette così, se cioè si lega indissolubilmente capre e cavoli, la riforma della carriera e dello stato giuridico-contrattuale dei docenti, con l’urgente assunzione dei precari, è chiaro che il Parlamento non sarà in grado di garantire, per il prossimo anno scolastico, l’assunzione dei precari che la sentenza della Corte di Giustizia Europea dello scorso 26 novembre ha ribadito essere un obbligo per il governo italiano e che, quindi, è cosa che riveste carattere di “necessità e urgenza”.

E Renzi sarà “costretto”, quasi verrebbe da dire poverino, a fare un bel decreto-legge. 

Ma perché Renzi, dal decreto ha fatto questa repentina sterzata verso il disegno di legge che ha lasciato basiti tutti, compreso il ministro dell’Istruzione? 

Solo pochi editorialisti hanno notato, soprattutto nei retroscena, i “dubbi del Quirinale”. 

Quirinale dove oggi siede il presidente Sergio Mattarella che di Costituzione e di costituzionalità sulla decretazione d’urgenza ne conosce abbastanza essendo stato giudice costituzionale fino a prima di essere eletto alla presidenza della Repubblica. 

 

Anche Stefano Folli si accorge – mercoledì 4 – che quello sulla scuola di Renzi non è un passo di “saggezza”, ma è legato – scrive Folli – “ad altri problemi che impongono di rivedere il testo”. 

“Coperture finanziarie” mancanti? “Difficoltà pratiche per individuare criteri certi per stabilire chi ha diritto ad essere assunto”? 

Nessuno ha spiegato perché Mattarella abbia posto, difronte al decreto legge sulla Buona Scuola, i suoi dubbi. Eppure questa sarebbe notizia eclatante, di apertura, e non da retroscena. E neanche l’attento Folli, nel suo “Punto”, è riuscito a spiegare e a spiegarsi il perché il premier, che certo sa bene usare e imporre la decretazione d’urgenza, questa volta abbia scelto la via sicuramente più lenta del disegno di legge, stante ci sia l’urgenza dei precari e la necessità di evitare una valanga di ricorsi.

 

Dopo le consultazioni online sul testo “la Buona Scuola”, il decreto legge che Renzi avrebbe voluto portare in Consiglio dei ministri martedì 3 marzo stava per contenere sia l’assunzione degli oltre 100.000 precari, che è cosa assai urgente, urgentissima e lo chiede la Corte di Giustizia europea, sia la riforma della carriera, delle retribuzioni d’anzianità e dello stato giuridico degli insegnanti. 

“Un polpettone giuridico mostruoso”. 

È così che l’ha definito Rino Di Meglio, coordinatore nazionale del sindacato Gilda insegnanti, che ne ha visto la bozza diffusa da Palazzo Chigi lunedì 2 marzo nel pomeriggio. Perché, in realtà, la necessità di decretazione d’urgenza sussiste solo per l’assunzione dei precari, ma non c’azzecca nulla con tutto il resto.

Per capire davvero cosa è successo occorre fare un passo indietro. Prima della sterzata verso il disegno di legge e quando ancora per Renzi sul decreto della “Buona Scuola” filava tutto liscio. Domenica 1 marzo, il prof. Di Meglio ha inviato un messaggio al Capo dello Stato per chiedergli di “intervenire” per fermare quello che ha definito “un atto di prepotenza nei confronti degli insegnanti e delle Istituzioni parlamentari”.

Ill.mo Sig. Presidente della Repubblica, scrive Di Meglio al Presidente

Rino Di Meglio
Governo interviene per decreto su retribuzioni, carriere e stato giuridico dei docenti per decreto? Il prof. Rino Di Meglio (Gilda ins.): Ho inviato domenica un messaggio al Presindete Mattarella affinché intervenga subito!

Si fanno sempre più insistenti le voci circa l’intenzione del Governo di varare un corposo decreto legge, nel Consiglio dei Ministri di martedì prossimo (3 marzo, ndr), con il quale non solo si provvederebbe alla stabilizzazione dei docenti precari, ma si interverrebbe sullo stato giuridico e contrattuale degli insegnanti e sull’amministrazione delle scuole.  L’articolo 77 della Costituzione è molto chiaro, riservando i decreti del Governo a “casi straordinari di necessità e urgenza”: sicuramente regolamentare la carriera degli insegnanti, la loro retribuzione e il loro stato giuridico non può rientrare nella previsione di necessità e urgenza. Le chiedo, pertanto, un urgente intervento che eviti questo atto di prepotenza sugli insegnanti e sulle Istituzioni parlamentari”.

È dopo questo messaggio che, secondo chi scrive, il Presidente della Repubblica, anche a rischio di far fare a Renzi una figuraccia, ha deciso di porre i suoi “dubbi” a quel decreto che oltre a prevedere l’assunzione dei precari, avrebbe rivoluzionato e in negativo lo stato giuridico dei docenti e la scuola stessa. Anzi, secondo me, gli ha proprio detto: così com’é non lo firmo. L’unica cosa che Renzi potrebbe e dovrebbe fare d’urgenza è un decreto per la sola assunzione dei precari reperendo i fondi non dal blocco degli scatti ma da un’altra parte.

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