di Filippo Curtosi e Giuseppe Candido
Incontriamo Marco Pannella con Giuseppe Candido nel suo ufficio al nono piano del Parlamento Europeo in una di quelle giornate dove si sogna il mare calabrese e noi là all’ombra di un costume rosa. Non ci sono energumeni all’ingresso, solo signori beneducati e senza eroici gesta e sprezzo del pericolo ci facciamo avanti …(Continua)Pannella materializzato in una sorte di immagine sacra che ha funzione evangelizzatrice, materia che rimanda quasi al trascendente e invita all’adorazione perché come diceva in mattinata il leader dei socialisti europei, Glean? anche la creatività e l’originalità di Marco esprimono anelito al divino laico; scrutando il suo sguardo scorgiamo il caos e l’ordine, la saggezza e la santità, ma anche il rimprovero severo.
In mattinata si è parlato nell’aula “Spinelli” del Manifesto europeista firmato da Spinelli, Colorni ed Ernesto Rossi. Marco Pannella non è un gran narciso, non, come dice Marcenaro uno insopportabile, prepotente, individualista, logorroico, eccessivo, provocatore. Non è un Urano che divora i suoi figli, un mangiafuoco, un cannibale, un politico dell’antipolitica, un antipolitico della politica, uno che calcola, uno che innalza la Bonino e poi la stronca, che la riinnalza e la ristronca. Non è l’ultimo leninista o l’ultimo stalinista. Non è uno che si è fatto un partito su misura, che lo comanda a bacchetta, che finge di lasciarti le briglia sul collo e al primo strattone ti lacera la bocca da qua a là.
Il nostro obiettivo è approfondire il tema della mattina: la Patria Europea o l’Europa delle Patrie.