Archivi tag: Calabria

Rimborsi vergogna partitocratica

Invito a comparire con contestuale avviso di garanzia e’ stato notificato dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria a 13 consiglieri regionali (7 di centrodestra e 6 di centrosinistra) indagati per peculato in relazione alla gestione dei rimborsi delle spese dei gruppi.

Destinatari sono capigruppo ed ex capigruppo. L’inchiesta riguarda il periodo compreso dal 2010 ad oggi ma le indagini sono stata estese anche al periodo precedente, sino al 2007.

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Storie di padri e massari.

di Maria Elisabetta Curtosi

Le regioni che hanno contribuito in maniera più rilevante, tra il 1876 e il 1900 sono state il Veneto che ha fornito il più elevato contingente di emigrati, seguito dalla Campania, Sicilia e Calabria.  La vita umiliata di quegli anni aveva però un pathos che scendeva nelle cose, una sorta di tardo   crepuscolarismo in cui anche gli oggetti sembravano simboli esistenziali. Madri povere, bambini che lavoravano,che giocavano senza scarpe, padri che “ fatigavanu” dalla mattina alla sera, “ mbivenu” e “jestimavanu”. Vita difficile quella dei massari:  “Pecchi, pecchi sta vita, afflitta, amara, aiu zappu pemmu u moru o aiu u zappu pemmu u campu si chiedeva con i versi Pasquale Creazzo. La mattina di domenica e nelle feste ricordate però  sempre in chiesa: schegge, frammenti, documenti in bianco e nero. Si, gli zingari eravamo noi e gli emigranti italiani in America è in un certo senso la storia capovolta. Il Museo dell’Emigrazione di Franco Vallone, giornalista e scrittore calabrese o quello della Fondazione Cresci di Lucca, entrambi hanno avuto importanti riconoscimenti negli Stati Uniti, descrivono il percorso migratorio,non solo con le foto e le lettere ingiallite che ci parlano e ci fanno rivivere  una  sorta di  ricostruzione mentale di quelle scene: dal passaporto per l’estero,con tanto  di “ Avvertenze agli emigranti” stampate sul retro come certifica il biglietto da viaggio (terza classe, rilasciato dalla Navigazione generale italiana al “ passeggiere numero 074321) all’imbarco nella stazione marittima, il molo, le lacrime che non si asciugano con i “ maccaturi”  che profumano di sole, sudore  e sale  e poi il piroscafo, il dormitorio, i bagni,  il refettorio e la cella per i riottosi.

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IL CONSIGLIO DEI MINISTRI IMPUGNA LA LEGGE DI MODIFICA DELLO STATUTO DELLA REGIONE CALABRIA

(AGI) – Roma, 22 apr. – Il Consiglio dei Ministri ha esaminato tre leggi regionali su proposta del Ministro per gli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport. Nell’ambito di tali leggi, il Consiglio ha deliberato l’impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale della legge Regione Calabria “Testo di Legge di Revisione Statutaria approvato con 2a Deliberazione Consiliare ai sensi dell’art. 123 della Costituzione. Riduzione del numero dei componenti del Consiglio Regionale e dei componenti della Giunta Regionale. Modifiche alla Legge Regionale 19 Ottobre 2004, n. 25 “Statuto della Regione Calabria” in quanto contiene disposizioni che contrastano con i principi fondamentali in materia di coordinamento della finanza pubblica di cui all’articolo 117, comma 3, della Costituzione. Qui finisce l’agenzia e comincia il commento: perché il CdM impugna la legge approvata dalla Regione Calabria considerandola in contrasto coi principi di finanza pubblica contenuti nella costituzione?

Testo art. 117, 3° comma, per come applicabile a decorrere dal 2014

Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario22; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principî fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.

“Vecchio” (ma in vigore sino al 2014) testo dell’art.117, 3°comma, della nostra Carata Costituzionale

Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; commercio con l’estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; professioni; ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; armonizzazione dei bilanci pubblici e coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attività culturali; casse di risparmio, casse rurali, aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario a carattere regionale. Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principî fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato.

Nella nota 22 riportata in apice alla parola “tributario” si legge testualmente: Periodo così modificato dalla lettera b) del comma 1 dell’art. 3 della legge costituzionale 20 aprile 2012, n. 1. Le disposizioni di cui alla citata legge costituzionale si applicano, ai sensi di quanto prescritto dal comma 1 dell’art. 6 della stessa, a decorrere dall’esercizio finanziario relativo all’anno 2014. V. anche l’art. 5 della suddetta legge costituzionale.

Insomma, non è che ci voleva neanche troppo a capire che le modifiche alla Carata Costituzionale erano da intendersi valevoli a decorrere dal solo esercizio finanziario 2014. Le domande che, per così dire, ci sorgono spontanee sono: perché tanta fretta nel voler dismettere anticipatamente la funzione di “armonizzazione dei bilanci pubblici” da parte del nostro Consiglio Regionale? C’era forse qualche altro rimborso allegro e poco armonizzato nei bilanci creativi dei gruppi del Consiglio Regionale calabrese? E, soprattutto, perché la stampa calabrese e la TV regionale ma di stato, su questo non fanno inchieste e format televisivi per far conoscere la nostra Regione e consentire ai suoi cittadini di deliberare consapevolmente?

 

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Poesie di guerra

di Maria Elisabetta Curtosi

Quasi trecento anarchici calabresi tra la fine dell’’800 ed i primi anni del novecento furono costretti ad  emigrare in Argentina. Schedati come sovversivi li troviamo nel Casellario politico Centrale. Per restare nel circondario di Monteleone scorgiamo tra gli schedati, diffidati, ammoniti e confinati: Luigi Campisi da San Costantino Calabro, Carmine Barbara di Nicotera, Antonio Barbieri da Pizzo, Gaetano Colloca da Mileto, Fortunato Foti da Nicotera, Eugenio Iorfida da San Leo di Briatico, Alfonso Lo Gatto da Vibo Valentia, Sante Pagano da Calimera, Giuseppe Pagnotta da Filandari, Fortunato Stillitani da Filadelfia, Francesco Tutino da Rombiolo. Per non parlare dei leaders  anarchici, Francesco Barbieri da San Costantino di Briatico e Gaetano Pietropaolo da Sciconi di Briatico, i più noti.

Partivano, sapendo ch’era più facile morire, i soldati che partono per la guerra.  “Eccu che è fattu jurnu e l’alba è chiara e s’avvicina sta partenza scura. La navi ammenzu u mari si pripara, pi farti sta partenza amara e scura. Partu pi li diserti di l’Asmara, addurvi nesci u suli e no la luna. Sajiu mu moru nta sta terra amara,bejia, sugnu cu ttia statti sicura”.

“ O catrara dumani mi partu ca u Rre mi voli a Napuli pe forza e mi ci manda a guerra pe combattiri prega u celu ca mi dassa vivu. Bejia ti scrivu si trovu la carta si nno ti mandu ca currera ca posta, si no ti vijiu cchiu da casti parti mi parti e a rivederci nzinu a morti”.

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Rifiuti, una proposta per uscire dall’emergenza

di Giuseppe Candido

Sellia Marina, come Cropani e Botricello e come quasi tutti i comuni calabresi, sta vivendo l’acuirsi del problem

Rifiuti
Calabria, emergenza rifiuti sotto gli occhi di tutti da 16 anni

a dei rifiuti che straripano dai cassonetti a causa di scelte sbagliate del passato e di un commissariamento per l’emergenza durato 16 anni senza risolvere il problema anzi, in alcuni casi, contribuendo ad aggravarlo. Le discariche sono colme e l’inceneritore di Gioia Tauro brucia Cdr (combustibile da rifiuti) proveniente da altre regioni poiché il rifiuto tal quale, indifferenziato, non può venir bruciato e occorre trattarlo con appositi impianti. Sull’avvio (necessario ma mai fatto) di un ciclo integrato dei rifiuti anche in Calabria, ne vado scrivendo da anni. E già dal 2010 dicevo che in Calabria stava andando a finire come a Napoli. Bando alle polemiche, dunque, troviamo il modo trasformare in risorsa le 4.086,62 tonnellate ogni anno di rifiuti urbani (RSU tal quale) che produciamo nel comune di Sellia Marina. Secondo i dati del rapporto Arpacal 2010 (pubblicato il 12 giugno del 2012), a Sellia Marina si producono, infatti, ben 11 tonnellate di rifiuti ogni giorno, comprese le domeniche e i festivi. Solo 549,093 tonnellate/anno è la parte di rifiuti urbani differenziata (un triste 13,43%) che Sellia Marina riesce a evitare di portare come rifiuto tal quale in discarica. Di questi quasi 550 tonnellate/anno di rifiuti differenziati, l’Arpacal ci dice che 230,13 t. ogni anno sono costituiti da rifiuti ingombranti, 141,4 t. sono i rifiuti provenienti da giardini e parei, 74,72 t. di carta e cartone, solo 37,76 t./anno di vetro raccolto e 25,039 di imballaggi misti (multi materiali) che quindi nessun consorzio sarebbe disposto a comprare. Insomma, una fotografia di una situazione drammatica rilevata dai tecnici, senza nessuna speculazione politica. Solo, dati, impietosi dati che testimoniano il palese fallimento di un’intera classe dirigente, senza distinzione di colore. Allora rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di capire cosa poter fare. L’Europa ci chiede di centrare l’obiettivo del 50% di RD ma, se volessimo, potremmo tranquillamente arrivare al 70 ma anche all’80%. E’ soltanto una questione di volontà e organizzazione!

Innanzitutto, credo bisognerà prevedere, a regime, l’abolizione totale del sistema dei cassonetti, alla revoca di tutte le attuali convenzioni per la raccolta dei rifiuti e alla dismissione degli attuali siti di stoccaggio provvisorio ingombranti.

  • Realizzazione di un centro di raccolta comunale (o intercomunale) (vedi sito modulo-beton.com) modulare prefabbricato che, per costi, tempi e costi di gestione, offre una serie di vantaggi specifici. Sotto, a fine post, c’è il video della presentazione 3D del sistema modulo beton (http://youtu.be/YZzCzR58ZjY);
  • Stipula convenzioni con CoReVe, CoRePla, Comeico, CIAl per il recupero di vetro, plastica, carta e cartone, alluminio e ferrosi; a questo link, giusto a titolo di esempio, c’è una convenzione tipo tra CoReVe e Comune, per il ritiro del vetro differenziato! Sullo stesso sito ci sono tutti i materiali informativi ai cittadini e, persino, un progetto educativo completo per le scuole; non c’è nulla da inventarsi! E se la stessa cosa la si fa con plastica, alluminio e carta, oltreché compost per l’umido, allora quella montagna traboccante ora dai cassonetti che ci fa vergognare, d’estate, d’esser calabresi, accumulata nel centro di raccolta, inizierà ad apparire quello che è: una risorsa;

  • contemporaneo avvio della raccolta differenziata porta a porta di vetro, plastica, carta e cartone, alluminio e ferrosi; aspetto nevralgico del sistema dovrebbe essere affrontato su scala comunale, o anche in unione tra comuni limitrofi, attraverso un’azienda pubblica e trasparente, senza poltrone di prestigio ma in cui i lavoratori siano co-amministratori e soci;

  • per l’umido, servirà avviare un sistema di incentivi per il compostaggio domestico dell’organico e contemporaneo avvio di progetti mirati al recupero di fondi per la realizzazione di una compostiera comunale;

  • avvio in discarica solo dell’indifferenziato (oggi pari al 86,7% dei rifiuti urbani prodotti) ma che, dopo aver portato la RD a livelli almeno del 60-65% in un anno, non dovrà superare il 35-40%, con un notevole risparmio di spesa per le casse comunali che, sommato ai ricavi provenienti dalla vendita degli imballaggi, costituirà un’entrata fissa nelle casse del comune;

  • avvio di azioni di comunicazione e sensibilizzazione dei cittadini e nelle scuole al fine di incentivare la riduzione dei rifiuti prodotti, di informare sulle corrette modalità di differenziazione del rifiuto.

Solo queste azioni mirate di livello comunale e/o concertate in unione tra comuni, se adeguatamente coordinate con un Piano Regionale dei rifiuti che, a differenza di quello attuale, per la parte indifferenziata che comunque sempre avanza anche dal migliore sistema di raccolta differenziata, scommetta sui più moderni e meno inquinanti impianti di Trattamento Meccanico Biologico per la gestione a freddo dei rifiuti che, diffusi sul territorio al posto (e non al affianco come avviene gogi per produrre combustibile da rifiuti) degli inceneritori, ci faranno uscire bene dall’emergenza. Soltanto avviando un serio “ciclo a cinque stelle”, un ciclo integrato dei rifiuti anche in Calabria partecipato dai cittadini, condiviso e incentrato sulla strategia delle “erre proposte della “rete nazionale rifiuti zero” (Riduzione alla fonte, Riutilizzo/Riuso, Raccolta differenziata porta a porta, Riciclo/Recupero dei materiali), sarà possibile smetterla di pagare sanzioni all’Europa perché non trasformiamo la TARSU, la tassa sui rifiuti, in un sistema tariffario più equo, basato sulla quantità e sul grado di differenziazione dei rifiuti, anziché sui metri quadrati dei superficie dell’immobile tassato. E, soprattutto, sarà possibile smetterla di vedere i cassonetti per strada traboccanti di rifuti maleodoranti e putrescenti! Un altro piano di assunzioni, fatto magari in modo clientelare in vista delle prossime elezioni europee del 2014 e regionali del 2015, solo per spendere un po’ di soldi e fare qualche altra opera pubblica totalmente inutile o peggio dannosa, un’altro piano senza una visione d’insieme e senza condivisione, rischia di farci precipitare ancora più nel baratro. La questione è assai complessa e merita sicuramente approfondimenti, contributi e, sicuramente, la condivisione e la partecipazione di tutti i cittadini. Per poterla discutere con qualcuno ho postato la proposta nel Meetup di Botricello dove può essere integrata e modificata per ottimizzarla e renderla operativa.

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Il nuovo piano Rifiuti della Regione Calabria e l’alternativa agli inceneritori che non c’è

di Giuseppe Candido

Rifiuti
Calabria, emergenza rifiuti sotto gli occhi di tutti da 16 anni

L’emergenza in Calabria dura da 16 anni e che la questione dei rifiuti sia ormai nel caos più completo è sotto gli occhi di tutti e, personalmente, lo scrivo ormai da anni. La cronaca e l’evidenza ci dà ragione ma, come si dice, la ragione è dei fessi. Già bocciato sonoramente da Legambiente, il nuovo piano della Regione Calabria per uscire dall’emergenza rifiuti dopo l’uscita dal commissariamento, è vecchio, obsoleto e rischia pure di aggravare la situazione. Come fa notare giustamente l’articolo di Adriano Mollo pubblicato oggi, 30 marzo 2013, su Il Quotidiano della Calabria col titolo “Rifiuti, impianti obsoleti”, a fronte di una spesa che ha sfiorato il miliardo di euro la raccolta differenziata nella nostra Regione è all’anno zero: poco più del 13% a fronte di un obiettivo che, al 2011, era del 65%, gli impianti sono obsoleti, la riduzione e il riciclo dei rifiuti rimangono un’utopia, un sogno che al risveglio sistematicamente si trasforma in incubo.

E mentre le discariche si sono ormai quasi tutte saturate molto prima del previsto, perché si è continuato per anni a non ridurre, a non riciclare e a non innescare la filiera del riuso e del riciclo, i nostri rifiuti traboccano tristemente per strada dai cassonetti maleodoranti come prova palese del fallimento di un’intera classe politica e dirigente regionale senza distinzione di colore e casacca. Si dice spesso che, in questi ultimi anni soprattutto, i vari Commissari delegati succedutesi per gestire l’emergenza in Calabria, abbiano “pensato principalmente a gestire l’emergenza e che l’interramento è stata la soluzione più semplice, mentre poco è stato fatto per l’impiantistica”. Certo, nel linguaggio politichese e se, magari, si vuol non far capire bene e non informare i cittadini. Se invece si vuol sapere cosa si è fatto in questi anni c’è sicuramente da ricordare l’articolo di Gian Antonio Stella comparso il 9 febbraio del 2007 in prima pagina del Corriere della Sera col titolo “Calabria, ambiente e il gioco degli 864 milioni di euro” in cui si citava la relazione del Commissario delegato all’emergenza ambientale in Calabria, prefetto Antonio Ruggiero inviata a Romano Prodi, allora Presidente del Consiglio, per presentare le sue dimissioni anticipate. “Quarantuno dipendenti fantasma, parcelle pagate ad avvocati amici e il bilancio fatto sui foglietti” era il triste occhiello che ci sbeffeggiava pubblicando le puntuali denunce e le accuse del Prefetto Antonio Ruggiero poi tutte confermate, il 26 febbraio 2007, durante la sua audizione nella Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Dall’articolo di Stella e dal resoconto stenografico di quell’audizione si capisce cosa si è stato fatto, in questi anni, negli uffici del commissario emergenza e come sono finiti quel miliardo di euro. Sia quando sulla poltrona di Commissario sedevano i Presidenti della Regione del Centro destra, sia quando la stessa era occupata dal centrosinistra, l’ufficio del Commissario per uscire dall’emergenza è stato usato per prorogarla l’emergenza, per farla durare il più possibile considerati gli enormi “vantaggi” che il continuo derogare la legge (su appalti e incarichi) porta in termini di voti e di clientele. Senza entrare nel dettaglio dello spreco che negli anni è stato fatto dei soldi e che l’Europa ci aveva affidato per uscire dall’emergenza, c’è da essere preoccupati a leggere cosa si vuole fare per il futuro. Nell’articolo di Mollo si evidenzia bene come i sette impianti di trattamento meccanico biologico (TMB) esistenti in Calabria (Rosarno, Siderno, Catanzaro, Lamezia Terme, Reggio Calabria, Gioia Tauro, e Crotone) dovevano fornire materiale idoneo (Combustibile derivato da rifiuti – Cdr) da bruciare nell’inceneritore di Gioia Tauro, ma questi impianti si limitano, come certificato dalla stessa Commissione Parlamentare d’inchiesta, ad eseguire una “semplice vagliatura” (sic!) con conseguente produzione di un Cdr di pessima qualità che va a finire principalmente in discarica mentre a Gioia Tauro si inceneriscono i rifiuti di altre regione. Premesso che il sottoscritto si rifiuta di chiamarli “termo valorizzatori”, al contrario il trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati (che se non effettuato con bio-essiccazione è da considerarsi invece semplice “vagliatura”) o dei rifiuti residuali dalla raccolta differenziata, sfrutta l’abbinamento di processi meccanici e processi biologici quali la digestione anaerobica e aerobica (compostaggio). In pratica, appositi macchinari separano la frazione umida (organico che andrà nella linea di bio essiccazione e che in Calabria ancora manca negli impianti di trattamento esistenti, dopo sedici anni di commissariamento) dalla frazione secca (plastica, carta, vetro, inerti, ecc.) che può essere riciclata e riutilizzata per produrre Cdr di ottima qualità. In Calabria non riusciamo a vedere alternativa altra dal costruire ulteriori discariche e dall’ampliare l’inceneritore esistente assieme al preoccupante proposito di realizzare anche una “sezione di inertizzazione” delle scorie e ceneri, limitrofa all’inceneritore di Gioia tauro. Ma l’alternativa agli inceneritori c’è. Nel rapporto “La gestione a freddo dei rifiuti. Lo stato dell’arte delle alternative all’incenerimento per la parte residua dei rifiuti municipali”, pubblicato da Greenpeace Inghilterra già nel 2003 e tradotto in italiano, nel 2005 inoccasione della Quarta Giornata Mondiale contro l’Incenerimento dei Rifiuti, dimostra chiaramente, mediante una minuziosa descrizione tecnica, come possa operare un impianto di Trattamento Meccanico Biologico, a completamento di un ciclo integrato dei rifiuti in cui la riduzione all’origine, la capillare raccolta differenziata dei rifiuti e il riciclo riescono a trasformare un problema in una risorsa. A ciclo avviato, in discarica, dovrà andarci al massimo il 30% della frazione residua alla raccolta differenziata e formata da inerti, pellicole di plastica (anch’esse teoricamente recuperabili) e materiali organici stabilizzati mediante la parte biologica del trattamento e la cui potenzialità inquinante, rispetto al rifiuto putrescente, è ridotta del 90%.

In Germania non si costruiscono più nuovi inceneritori e, quelli esistenti, si sta cercando di sostituirli con impianti di Tmb all’avanguardia perché, in sostanza, questa filiera di trattamento meccanico biologico integrata alla raccolta differenziata e alla riduzione dei rifiuti attraverso serie politiche incentivanti imballaggi sostenibili dei prodotti e delle merci, sono visti come alternativa assai meno inquinante dei processi di incenerimento (il rapporto si guarda bene di chiamare termo valorizzatori) che comunque prevedono il ricorso a speciali discariche per la collocazione delle scorie incombuste. Invece, la collocazione in discarica di ciò che non è recuperabile da un impianto di Tmb, riguarda solo rifiuti resi inerti e quindi con potenzialità di percolazione ed emissioni di odori fastidiosi assolutamente non paragonabili con quelli provenienti da una discarica di rifiuti tal quali. E poi è davvero ridicolo che in Calabria, dove abbiamo sole e vento a iosa, dobbiamo produrre energia bruciando la mondezza! 

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Pannella: Sarò in Calabria perché noi siamo realmente persone d’onore”

In sciopero della fame dal 20 marzo per l’amnistia e lo Stato di diritto

Cinque giorni di lotta nonviolenta per arrivare al cuore dello Stato

Satyagraha significa forza e amore della verità ed è la lotta nonviolenta che Marco Mannella ancora una volta sta conducendo insieme a dirigenti radicali, direttori delle carceri, detenuti e semplici cittadini, tutti convinti dell’urgenza della questione carceri e giustizia del nostro Paese. Ancora uno sciopero della fame? Si, ancora uno, ancora una volta per la drammatica e inumana situazione delle nostre patrie galere. Marco Pannella ha iniziato il 20 marzo il suo sciopero della fame e, dal 24 al 29 marzo, durante la settimana Santa, sarà sciopero della fame collettivo assieme ad altre iniziative di lotta nonviolenta (ciascuno da’ corpo e tempo come può) per trasferire letteralmente la propria energia allo Stato affinché questi possa trovare la forza di rispettare la sua stessa legge. “Cinque giorni di lotta per arrivare al cuore dello Stato”, ha detto Pannella dai microfoni di Radio Carcere. Un lotta nonviolenta collettiva, assieme a direttori delle carceri, detenuti e l’intera comunità penitenziaria, per far conoscere questa drammatica urgenza di cui pure la nuova Presidente della Camera, On.le Laura Boldrini, ha parlato nel suo discorso. Forse anche per sottolineare questa urgenza drammatica, il nuovo Papa degli umili, Papa Francesco, sarà in un carcere minorile per il Venerdì Santo. Perché il carcere è il luogo dove si continua a morire di suicidio: due nell’ultima settimana. A Ivrea, il 22 marzo, Maurizio Alcide che soffriva di problemi psichiatrici e che tra meno di un anno avrebbe finito di scontare la sua pena, si è tolta la vita. Antonio Pagano invece si è tolto la vita lo scorso 26 marzo nel carcere di Opera di Milano: aveva 46 anni. 14 i suicidi dall’inizio del 2013: una mattanza di cui nessuno sembra preoccuparsi. Anche in Calabria, duecento detenuti, quasi l’intera comunità penitenziaria, hanno già aderito alla 5 giorni nonviolenta di Pannella e Radicali dal carcere di Paola (CS) e sono pure loro in sciopero della fame. Dalla Calabria aderisce anche Gennarino De Fazio, segretario generale della UilPe Calabria, perché questa situazione delle carceri “è anche una grossa frustrazione per tutto il personale che nelle carceri ci lavora”. E l’iniziativa sta dilagando su internet in tutti i penitenziari italiani. Ma la vera notizia durante la trasmissione Radio Carcere, la da’ il Dott. Tortorella, segretario generale del SIDIPE, il sindacato dei direttori di istituti penitenziari, che dalla trasmissione di Riccardo Arena, ricorda come siano gli stessi direttori degli istituti penitenziari “a vivere per primi questa drammatica situazione delle carceri in cui lo Stato non può garantire i diritti costituzionali delle persone”. “Viviamo questa situazione con grande angoscia”, ha detto chiaramente, indicando una serie di provvedimenti tra cui l’amnistia e l’indulto, per porre fine a questa vergogna. “Con questa lotta nonviolenta poniamo il problema dell’immediata accoglienza dell’ultimatum che ci ha dato la CEDU”, ha esclamato Pannella. Il tempo corre e, ha aggiunto, “rimangono meno di dieci mesi affinché l’Italia ponga termine alla sistematica e strutturale violazione dei diritti umani”, che la Corte europea ha sanzionato con la sentenza pilota dello scorso 8 gennaio 2013. E l’unico intervento che agirebbe strutturalmente su questa “catacombe del nostro Cesare”, per Marco Pannella è l’amnistia. Poi, nel salutare Gennarino De Fazio in collegamento telefonico dalla Calabria, Marco Pannella ha ribadito che verrà in Calabria a ringraziare gli elettori di Rosarno, Africo, Platì che “c’hanno capito”, per fare un’associazione di scopo per l’amnistia e perché, ha detto, “Noi siamo realmente persone d’onore”.

Marco Pannella, a Bruxelles, in uno dei suoi tanti scioperi della fame
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Ora tocca a loro (sic!)

di Giuseppe Candido

Ci vuole le faccia tosta per dire che ora, proprio loro che l’hanno causato, ci salveranno dal disastro. Dopo il caos dei rifiuti per le strade delle città e dei paeselli calabresi, peraltro non ancora cessato, e dopo la rabbia dei Sindaci del catanzarese autoconvocatisi in protesta dal commissario per l’emergenza Speranza, che già il cognome la dice tutta su un’emergenza che ormai dura da più di sedici anni, oggi ci tocca la vera notizia: dopo sedici anni di commissariamento e oltre un miliardo di euro gettati letteralmente in fumo come ci dimostrano quei cumuli di rifiuti per le strade e le discariche stracolme, il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ha firmato l’ordinanza che prevede di “favorire e regolare il subentro” della Regione Calabria nelle competenze affidate per sedici anni all’Ufficio del Commissario. In pratica, tradotto dal politichese, l’emergenza resta tragicamente sotto gli occhi di tutti ma, d’ora in poi, toccherà alla Regione e al suo Presidente Giuseppe Scopelliti risolvere il problema rifiuti. Però, per cercare di capire bene, bisogna fare un passo indietro e ricordarsi come, durante i sedici anni di commissariamento dell’emergenza rifiuti in Calabria, più volte lo stesso Ufficio del Commissario sia stato guidato dal Presidente della Regione in carica al momento. È stato il caso di Agazio Loiero, nominato Commissario per l’emergenza rifiuti in Calabria quando al Governo c’era Romano Prodi ed è stato il caso del governatore Chiaravalloti delegato a presiedere l’Ufficio del Commissario per l’emergenza rifiuti durante il governo Berlusconi. E bisogna ricordare quando, nel 2007, il prefetto Antonio Ruggiero abbandona la guida dell’Ufficio appena affidatogli denunciando, nella sua relazione, i 41 dipendenti fantasma e bilanci di milioni di euro fatti su foglietti che ci valsero la penna di Gian Antonio Stella sulla prima pagina sul Corriere della Sera. Siamo ormai nel 2013 e ancora oggi, nel piano rifiuti, non si parla di trattamento meccanico biologico dei rifiuti come alternativa agli inceneritori, non si parla e, soprattutto, non si attua la raccolta differenziata porta a porta né tantomeno una politica incentivante il ciclo produttivo a rifiuto zero. Parlano solo di chi avrà le competenze di gestire quello che prima gestiva l’Ufficio del Commissario, pur rendendosi conto, sotto sotto, che di grana si tratta. Se proprio volessero raccontarla tutta ai propri lettori, i giornali e i media calabresi, soprattutto quelli che prendono il finanziamento pubblico per l’editoria, dovrebbero ricordare al Presidente Scopelliti, quando questi afferma candidamente che “Ora tocca a noi”, come se la politica calabrese non c’entrasse nel disastro che è sotto gli occhi di tutti e stigmatizza pure che “L’emergenza c’è, ma è colpa di chi non ha pianificato”, che proprio lui era tra quelli che non hanno pianificato. Che anche lui fa parte di quella classe dirigente di questo Paese, nazionale e regionale, che non è stata in grado di governare i fenomeni. Dimentica Scopelliti di essere stato già Sindaco di Reggio Calabria oltreché consigliere Regionale ai tempi del Presidente Chiaravalloti. Anche lui dovrebbe quindi, come classe dirigente di questa Regione, assumersi la responsabilità di un palese fallimento. Ma la miseria dell’informazione c’è, ed è anche calabra!

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Tra l’America e la Calabria

di Maria Elisabetta Curtosi

“Tutte le mattine passavo in traghetto davanti alla Statua della Libertà e a Ellis Island, e ripensavo ai miei all’epoca in cui erano approdati in questo paese:  erano emozionati come lo ero io arrivando al porto in quella prima mattina d’ottobre? ”.  Frank McCourt, nel suo libro ” Che Paese, l’America” ( Adelphi,442 pagine,19 euro).

Una domanda alla quale non c’è risposta e che interessa milioni d’italiani partiti verso la fine dell’Ottocento  al di là dell’oceano per motivi di lavoro e non solo.

I versi di Michele Pane, poeta calabrese non hanno bisogno di commenti. << Maju addurusu,tu chi ‘mbuoschi l’arvului de lu coluri bellu d’a speranza, rinvirdi u cori miu chinu di triguli,fallu sonari n’tra vota tu.?mulicammillu ccu pampini tennari,frischi di l’acquazzina- cum’è usanza-pè sanari li piaghi chi lu vruscianu, ca niujia medicina cci poti cchiù: majiu addurusu e menta di papaveri, di suia,di murtijia e nepitella, fammi tu risbigghiari dintra st’anima tutto l’adduri d’amia gioventù; fammi penzari sempi sempi mammama  achijia cara vecchiarejia chi m’aspetta, suspira, chianti, spantica pecchi si spagna ca no tornu cchiù.Majiua addurusu mio fammi tu sentere n’atra vota la notti i vrisnignoli e alla matina i rondini e li passeri comu i sentia quando era jia, fammi vidimi ancora ntra li ticini di li picchi e di li torturi lu volu e u scrusciu di funtani fammi sentiri nò lu forti rumuri di sta città>>.

Un passato di miseria e mortificazione molto simile al presente degli altri.

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Il tema: l’emigrazione.

di Maria Elisabetta Curtosi

“La fuga è oggi il tema della vita calabrese. Ho sentito dire da molti stranieri che è una delle più belle d’Italia. Ma sicuramente “si piange due volte: quando uno arriva e quando se ne va”. Si fugge e si rimpiange la sua pena, si torna e si vuole fuggire, come la casa paterna dove il pane non basta. E una tale fuga il calabrese se la compie anche se sta seduto a un posto, in un ufficio o dietro uno sportello. E’ raro vedere qualcuno che si trovi realmente dove sta. Fisicamente o fantasticamente, la Calabria è oggi in fuga da se stessa. L’Italia meridionale le combatté tutte (le guerre) considerandole un’evasione e una breccia per l’emigrazione. Cosi scriveva Corrado Alvaro in “Un treno nel Sud”. “ Eccezionalmente si impiega ancora oggi il lamento funebre in occasione di un equivalente critico della morte,come la partenza per il servizio militare o per la guerra , o per l’America. E anche qui vi sono segni che in un passato relativamente recente l’uso doveva essere molto più diffuso”. Cosi Ernesto De Martino nel 1958.  Invece Luigi M. Lombardi Satriani, sostiene che “ anche l’emigrazione,oltre che la guerra ed agli altri eventi è una minaccia perché anch’essa costringe ad un radicale distacco dal proprio paese e recide la continuità emotiva tra gli appartenenti al nucleo familiare e alla parentela, sconvolgendo i quadri di riferimento culturale”.  “L’emigrazione, continua l’antropologo di grande cultura di San Costantino di Briatico, è risposta contro la morte, ma è essa stessa morte, in quanto viaggio, separazione dal noto, rischio della perdita della presenza da controllare anche se essa muta come fenomeno storico nelle sue varie fasi,mete, ritmo, modalità e tempi”.

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