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RU486: Euforie elettorali e la corona degli imperatori

di Giuseppe Candido

Cota Scopelliti Zaia
Luca Zaia – Giuseppe Scopelliti – Roberto Cota

Pubblicato su “Il Domani della Calabria” del 4.4.2010

Mentre Berlusconi “scende in campo” anche on line su face book, e mentre nei retroscena dei giornali aleggia ancora la vicenda dei preti pedofili dei “Legionari di Cristo” e di come il Vaticano insabbiò tutto, Benedtto XVI presenta il conto elettorale chiedendo ai cattolici di disobbedire “le leggi ingiuste” con esplicito riferimento all’aborto e alla legge 194.

E subito dopo il voto si palesa la strategia che qualcuno chiama “cattolico padana” che ha contagiato anche il neo eletto governatore della Calabria. La Lega, ormai al governo di importanti regioni, risponde al Pontefice e si palesa subito dopo le elezioni: la pillola RU486, il farmaco che consente l’aborto farmacologico in sostituzione di quello chirurgico, stante la legge lo consenta, non sarà utilizzabile nel nuovo Piemonte di Cota dove “resterà a marcire nei magazzini” e nel nuovo Veneto di Luca Zaia che intende “bloccare gli ospedali” che ne hanno fatto già richiesta e afferma “nel Veneto mai”. Ma se il Papa che richiama i cattolici a battersi per il rispetto della vita è ovvio, logico e nessuno può (né deve) impedirglielo, le esternazioni di Cota e Zaia, oltreché di Peppe Scopelliti che non ha perso tempo per accodarsi alla Lega, ci appaiono un’interruzione di legalità se non addirittura, come sottolinea Marcello Sorgi, “un’interruzione di pubblico servizio”. Come persone. i neo eletti presidenti, hanno tutto il diritto di pensarla come credono e avere opinioni coincidenti con quelle del Papa ma, da governatori neo eletti, da uomini delle Istituzioni, dovrebbero rispettare e far rispettare le leggi esistenti anche se li si ritiene sbagliate e li si vorrebbe cambiare. Ciò sia per rispetto di coloro che li hanno votati sia anche per rispetto dei cittadini che non li hanno votati o che non sono proprio andati a votare.

Intervistata da Cristina Pugliese dai microfoni di Radio Radicale, Eleonora Artesio, assessore uscente alla sanità nella Regione Piemonte, ha risposto al neo governatore Cota: “Dopo aver condotto una campagna elettorale in doppio petto come vero rappresentante delle istituzioni Cota, appena eletto, si sta dimostrando veramente essere un uomo non delle Istituzioni. In questo Paese, fino a prova contraria, si applicano le normative che vengono determinate e non è proprio possibile che un farmaco regolarmente registrato dall’Aifa (l’agenzia italiana del farmaco) non venga reso accessibile per decreto del presidente della Regione”. E ancora, continua l’ex assessore alla sanità piemontese, “un presidente della Regione ha un potere in ordine alle modalità organizzative”. L’assessore trova “molto discutibile” anche “l’inserimento delle linee guida dell’Istituto Superiore della Sanità” in quanto “il ruolo dello Stato riguarda i livelli essenziali di assistenza ma i modi organizzativi di sfruttare questi livelli attengono alle regioni”. Poi l’ex assessore si sofferma in modo particolare sulla “questione per la quale si cercano d’intimidire i direttori generali, i medici rispetto al colloquio che gli stessi devono fare con le persone per determinare qual’è il protocollo più idoneo, oltre che intervenire anche sui comportamenti delle persone perché si vìola la loro possibilità di individuare la modalità ritenuta più confacente rispetto al singolo caso” che sembra davvero “un atto di arbitrarietà e di forza giocato tutto sul piano politico e senza alcuna sensibilità nei confronti delle persone”. Anziché preoccuparsi del dissesto idrogeologico e della sanità che produce debito e non salute, anche il neo eletto Scopelliti, da alfiere azzurro, si preoccupa di bloccare il diritto delle donne ad avere il trattamento terapeutico più idoneo anche in Calabria. E meno male che almeno c’è la Prestigiacomo e la Polverini e le donne della Lega che, dallo stesso versante politico, sottolineano che esiste già una legge (la legge 194) e che, a meno di non volerla cambiare, questa deve essere fatta rispettare anche dai governatori, stante le loro legittime opinioni a meno che, davvero, non si sentano già in testa la “corona dell’imperatore”.

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