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“Finanza creativa” del dottor Stranamore

di Giuseppe Candido

Giuliano Tremonti - dottor Stranamore?
Giuliano Tremonti – dottor Stranamore?

Martedì prossimo, 15 dicembre, ricominceranno i lavori sulla manovra fiscale con il Governo che, molto probabilmente, chiederà un’ennesima fiducia sul provvedimento prevedendo il disco verde sia al disegno di legge di bilancio e sia a quello sulla finanziaria per giovedì. La manovra che, al netto di sorprese dell’ultimo secondo, dovrebbe essere licenziata a Montecitorio senza modifiche, passerà poi in Senato, per la terza ed ultima lettura, la settimana prima del Natale. L’opposizione ha ridotto a soli 49 gli emendamenti presentati con il fine, dichiarato, di togliere “l’alibi dell’ostruzionismo” e consentire una discussione sul provvedimento “normale”, senza “l’esautorazione delle prerogative del Parlamento rappresentata dal voto di fiducia” e garantendo di arrivare al voto finale del provvedimento entro giovedì, con gli stessi tempi, in pratica, in cui verrebbe approvata qualora il Governo decidesse di porre la fiducia. Davvero una situazione paradossale. Per essere più chiari, Dario Franceschini, intervistato da Giovanna Reanda, ai microfoni di Radio Radicale ha dichiarato che “Difronte ad un’opposizione che – tutta insieme – presenta 49 emendamenti soltanto e garantisce di far approvare la finanziaria negli stessi tempi in cui verrebbe approvata col voto di fiducia è chiaro che, se a questa offerta la maggioranza dicesse no, il governo pone la fiducia perché ha paura che non ci sia tenuta politica tra i propri parlamentari”. E che tra la maggioranza vi siano delle crepe è evidente. In effetti, il Professore Giuliano Cazzola, economista riconosciuto e deputato del PdL, pure lui intervistato dalla giornalista, ha evidenziato le sue perplessità sulla manovra che, tra le risorse in entrata, vede soltanto la variabile rappresentata dallo scudo fiscale per il rientro dei capitali e l’utilizzo del TFR, il trattamento di fine rapporto dei lavoratori dipendenti, destinato per i fabbisogni dello Stato. Un’iniziativa, quest’ultima, che secondo lo stesso On.le Cazzola, “Rientra nel novero della finanza creativa cui ci ha abituato Giuliano Tremonti”. Anche se, continua Cazzola, “Il TFR dei lavoratori non corre nessun rischio, perché la legge prevede che, nenanche nel caso in cui le aziende con più di 49 dipendenti siano tenute a versare il TFR maturando al fondo gestito dall’IMPS, sono sempre le aziende a restare responsabili del TFR stesso nei confronti dei lavoratori e quindi i lavoratori andranno a riscuotere il TFR sempre dal datore di lavoro il quale si arrangerà con l’IMPS in termini di compensazione delle erogazioni sborsate rispetto a quello che deve dare, ad altro titolo, all’IMPS”. Un meccanismo questo che non danneggerà i lavoratori ma che, sostiene il deputato del PDL, rappresenta soltanto per modo di dire una “partita di giro” come invece l’ha definita Tremonti e questo perché, “In realtà sono risorse a disposizione dello Stato, che lo Stato aveva destinato ad altre finalità, e queste finalità oggi vengono cambiate. Si tratta di soldi che vengono tolte alle imprese e non vengono tolti ai lavoratori, ma un a diversa allocazione c’é”. Il parlamentare PDL spiega che “Di singolare c’è che, quando questa norma (sul TFR ndr) venne varata dal Governo Prodi nel 2007, queste risorse, cifrate in 6 miliardi di euro l’anno, dovevano essere destinate ad investimenti, soprattutto per opere pubbliche e infrastrutture e, in questi anni, sono serviti per la TAV, per le ferrovie dello Stato, per leggi a sostegno delle imprese. Oggi, in buona parte, per la parte cioè eccedente l’uso che si fa per la liquidazione del TFR, saranno destinate alla sanità, in parte in investimenti in conto capitale, per l’edilizia ospedaliera, ma, un’altra parte andrtà per interventi che rientrano nella spesa corrente”.

In pratica niente aiuti alle imprese, niente investimenti per infrastrutture o per il rilancio dell’economia ma destinazione del TFR per coprire la spesa corrente della sanità col rischio, non infondato considerata la situazione della Sanità nelle diverse regioni, che diventi strutturale con l’impossibilità futura di destinare l’uso di tali risorse per gli scopi di sviluppo cui erano destinati in precedenza. Un aspetto, questo, se non altro originale considerati i tempi di crisi che invece richiederebbero, con questi chiari di luna, un’aiuto alle imprese sia come sgravi promessi e sia anche con la realizzazione e l’ammodernamento della rete infrastrutturale. “Non c’è traccia di aiuti neanche come sgravi IRAP. Una mossa di dottor Stranamore, una battuta simpatica – conclude Cazzola – che in qualche modo esprime la situazione”.

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