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Abbiamo i politici più vecchi d’Europa

di Giuseppe Candido

pubblicato domenica 4 dicembre 2011 nella rubrica “lettere al quotidiano” de Il Quotidiano della Calabria

Teniamoci stretti i nostri vecchietti. Mentre la pesante manovra prende corpo è forse questo, in sostanza, il concetto chiave che sembra suggerire la composizione del Governo Monti che, con il suoi 64 anni d’età media, la più alta in Europa e la più alta anche in Italia dal 1948, indica che l’autorevolezza perduta della politica italiana necessaria per affrontare la crisi possa essere recuperata nell’esperienza e nella saggezza dei 17 ministri stessi. Il mini rapporto “I Tecno-Professori” curato dall’Associazione Openpolis non soltanto evidenzia come il Governo presieduto dal neo Senatore sia quello con l’età media più alta in Europa ma che “ordinando tutti i ministri europei per età, nelle prime 10 posizioni troviamo 3 italiani e il ministro Giarda con 75 anni risulta essere il più anziano dell’Unione”. Dall’altro capo della classifica, manco a dirlo, è invece occupato per lo più da politici baltici e scandinavi. E mentre in Italia si decide di affidare la riforma delle pensioni a chi la pensione ce l’ha già o l’avrà a breve, il rapporto nota come, negli altri Paesi europei in diversi casi invece “a ministri giovani siano state affidate competenze importanti”. Mentre in Italia la gerontocrazia impera scopriamo che ben 11 Paesi dell’Unione Europea sono attualmente guidati da premier quarantenni e “in diversi casi”, come si legge testualmente nel rapporto, “a ministri giovani sono state affidate competenze importanti”. Per esempio, nelle materie economico-finanziarie, “ci sono ministri trentenni in 5 Paesi (Germania, Portogallo, Finlandia, Lituania, Lettonia) mentre i quarantenni sono 8 (in Regno Unito, Francia, Bulgaria, Lussemburgo, Paesi Bassi, Estonia, Svezia, Malta)”. In Danimarca, il premier ha 44 anni, il titolare dell’economia 26 e quello della salute 28. Certo non è con il solo svecchiamento anagrafico di una classe dirigente che si svecchia un Paese. Per farlo servono riforme e politiche per i giovani, servono investimenti e non tagli nei settori strategici come istruzione, ricerca e sicurezza. La sanità e la spesa sanitaria andrebbero svecchiate e riformate seguendo il motto “più salute e meno sanità”; criterio secondo cui più sanità quasi mai corrisponde a una maggiore tutela della salute dei cittadini come dimostrano regioni come la Calabria dove, pur in presenza di professionalità e menti eccellenti, a fronte di una spesa sanitaria pro capite tra le più alte in Italia, si registrano i peggiori casi di mala sanità. L’ambiente e la salvaguardia del territorio, del patrimonio artistico culturale e storico del nostro Paese dovrebbero essere messe al centro delle iniziative di questo Governo perché da esse possono nascere occasioni di sviluppo e di rilancio della nostra economia oltreché di necessaria tutela delle vite umane che troppo spesso periscono in torrenti di fango e alluvioni.

 

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