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Il sequestro del Re

di Maria Elisabetta Curtosi

Gli uomini hanno fatto il 14 luglio, le donne il 6 ottobre; gli uomini hanno preso la Bastiglia reale, e le donne hanno imprigionata la regalità stessa, l’ hanno messa nelle mani di Parigi, ossia della Rivoluzione.

Siamo in Francia, 1789, nel momento peggiore in cui le sofferenze diventate estreme avevano crudelmente colpito la famiglia e il focolare. Cosi ci racconta un importante storico francese G. Michelet secondo cui la storia doveva essere «la resurrezione della vita integrale del passato».

Perciò una donna, il sabato sera, 3 ottobre, diede l’allarme: vedendo che suo marito non era abbastanza ascoltato, corse al caffè Foy, denunciò le coccarde antinazionali, mostrò quale era il pericolo pubblico.

Il lunedi una giovinetta prese un tamburo, suonò a raccolta, trascinò tutte le donne del rione.

Donne che generarono valorosi e furoro esse stesse delle valorose.Nomi come Jeanne d’ Arc, Jeanne di Montfort, J. Machette sono da ricordare.

Ve ne fu una alla Bastiglia che, più tardi, partì per la guerra e fu capitano d’artiglieria mentre suo marito era soldato.

Non c’è da meraviglairsi; poiché esse maggiormente soffrivano. Le povere donne vivevano rinchiuse, sedute, filavano e cucinavano tutto il tempo.

E’ doloroso pensare che la donna, l’essere che un tempo non poteva vivere senza un compagno sia più spesso sola dell’uomo. Essa senza la famiglia era nulla. Rimanevano nella fredda casa, spoglia e disonora, con i bimbi che piangevano o che erano malati o morenti e non piangevano più.

Dunque quelle che in queste orribili calamità si muovono e agiscono sono le più forti, le meno sfinite dalla miseria.

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