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Paternostro liberale dei Calabresi: per il diritto e la legalità istituzionale

Calabria, 28 settembre 2008. Filippo Curtosi, Giuseppe Candido e Francesco Callipo, rispettivamente direttore responsabile, vice direttore e responsabile alla distribuzione di “Abolire la miseria della Calabria” – mensile indipendente di cultura laica, liberale, socialista, federalista, ecologista, nonviolenta, radicale –  aderiscono a sostegno dell’iniziativa nonviolenta proposta da Marco Pannella dai microfoni di radio radicale durante la consueta conversazione settimanale con il direttore dell’emittente Massimo Bordin. L’iniziativa gandhiana del leader radicale si concretizzerà a partire dalle 12 e un minuto di lunedì 29 settembre con un digiuno di Pannella. Ad oltranza? Non lo sappiamo, questo a radio radicale non lo ha detto. I motivi dello sciopero della fame: sostenere il nostro Presidente della Repubblica nel suo compito di assicurare il rispetto della legge e della legalità delle nostre Istituzioni garantendo l’elezione, da parte del Parlamento ancora oggi inadempiente nel suo dovere, del sedicesimo giudice ancora mancante al plenum della Corte Costituzionale e del Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanzasul servizio pubblico televisivo. Come ha già fatto in passato, Marco Pannella tutto questo lo fa per il rispetto della legalità. Per il rispetto della legalità e della vita stessa del diritto anche noi (spero saranno in tanti) ci uniamo (per 24 ore simboliche a partire dalle 12.01) a questa assai nobile proposta di sostegno del nostro Presidente Giorgio Napolitano a compiere il ruolo di garante delle Istituzioni a lui affidato dalla nostra Costituzione. Crediamo che non possa esservi democrazia, in un Paese, senza il rispetto del salveminiano e sacrosanto “conoscere per Deliberare”, senza un servizio pubblico televisivo rigorosamente vigilato nel suo importante compito.

Dal nostro piccolo, dalla Calabria che tanto amiamo ma che troppo spesso notiamo prospera d’illegalità Istituzionale e di convivenze, ci permettiamo soltanto di far “rimirare” e aggiungere, ai motivi dello sciopero della fame, anche quello per garantire l’elezione della Commissione Parlamentare antimafia, anti ‘ndrangheta, anti camorra o come la si voglia comunque chiamare.

E vogliamo farlo rivolgendo una preghiera: il “Paternoster dei liberali calabresi” che Antonio Martino (1), manco a dirlo pure lui calabrese, nel 1866 scriveva per i calabresi allora sotto la pressione degli ingenti tributi rvolgendosi al Re Vittoriu (Padrenostro liberale appunto):

O patri nostru, ch’a Firenzi (oggi a Roma) stati,

lodatu sempi sia lu nomi vostru,

però li mali nostri rimirati,

sentiti cu pietà lu dolu nostru,

ca si cu carità vui ndi sentiti

certu non fati cchiù ciò chi faciti

**********

Patri Vittoriu, re d’Italia tutta,

apriti ‘ss’occhi, ‘ss’aricchi annettati:

lu regnu vostru è tuttu suprasutta,

e vui, patri e patruni, l’ignorati.

Li sudditi su’ tutti ammiseriti:

vu jiti a caccia, fumati e dormiti.

**********

Ministri, senaturi e deputati

fannu camurra e sugnu ntisi uniti,

prefetti, cummessari e magistrati

sucandu a nui lu sangu su’ arricchiti.

E vui patri Vittoriu non guardati:

vui jiti a caccia, fumati e dormiti.

(1) Padrenostro liberale, Antonio Maritno, Re, poeti e contadini. La Poesia dialettale calabrese dell’ottocento di Carlo Carlino, Barbaro editore, 1998

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