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UN GIORNO, DUE RICORDI PER NON DIMENTICARE: DON GALLO E PADRE PUGLISI.

di Maria Elisabetta Curtosi
Genova e Palermo due città di mare, apparentemente molto distinte e lontane geograficamente e culturamente parlando, in un solo giorno, sabato scorso per la precisione, si sono quanto mai avvicinate.
Il comune denominatore è stato un ricordo, o meglio due.
Don Gallo e padre Puglisi. Uno amatissimo e conosciuto dai giovani, soprattutto, l’altro dai bambini.
Il primo beatificato e acclamato dal popolo, l’altro beatificato dalla Chiesa.
Coincidenze, a volte, che rievocano il profumo della storia, laica e religiosa. Il fiume del ricordo porta via tante cose, tocca argini impetuosi, bollenti, mafia e droga con cui hanno combattuto molto i nostri due protagonisti dei diritti dei più deboli e non.
Dello scorso sabato a Genova si ricorderanno soprattutto i fischi della folla che si è riunita fuori la chiesa, almeno diecimila persone hanno partecipato al corteo funebre di don Andrea Gallo che dalla comunità di san Benedetto al Porto si è snodato fino alla chiesa del Carmine. I fischi della contestazione che come un lava bollente si è riversata contro la gerarchia e la dottrina cattolica, rappresentata sull’altare dal cardinale Bagnasco, che rischiando molto, ha pronunciato parole che sembrano diffondersi come scintille in una stanza piena di gas.
Ecco le anime di Don Gallo che lui sapeva far convivere, pur senza compromessi. Non un eretico, come da qualcuno è stato descritto, ma l’opposto, un cristiano allo stato puro, il padre degli ultimi e dimenticati dalla chiesa cosiddetta ufficiale.
Fanno male a pensare che ora in fondo se ne è andato un rompiscatole un “agitatore di poveri cristi” perché senza più quella mano d’aiuto che serviva ad arginare il fiume in piena del non-lavoro e della povertà, il fiume può straripare da un momento all’ altro, portando con sè tutto ciò che incontra.
Importante è, allora, che ci siano ancora persone come il “nostro Don” che stanno << non dalla parte di chi fa la storia, ma di chi la subisce>> (don Ciotti).
Di sicuro è difficile trovare esempi negli uomini di partito che sabato scorso nella chiesa del Carmine latitavano, salve rare eccezione che confermano la regola.
Ecco cosa serve, veramente, ad un paese in cui convivano santi laici che si sbattono in silenzio per i loro simili.
“L’Italia dei don Gallo e dei padri Puglisi che, porca miseria, devono morire per essere celebrati.”

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