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#Renzi come #Salvini, #LaBuonaScuola rade al suolo #scuola e #diritti

 di Giuseppe Candido.

Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti. È con questo titolo che lo scorso 27 marzo è stato depositato alla Camera (A.C.2994) il progetto di legge di riforma della scuola (140 pagine). Il provvedimento reca le firme del Ministro dell’Istruzione Giannini, di quello della semplificazione e della pubblica amministrazione Madia e quella del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Padoan. Assieme, il 1° di aprile quasi come fosse una burla, è stata presentata pure una scheda di lettura di altre 167 pagine. Dopo aver distratto per due mesi con il documento la Buona Scuola messo in consultazioni, e dopo aver presentato in 22 pagine i 24 articoli i primi di marzo, adesso è spuntato fuori, come un pesce d’aprile, appunto, il disegno di legge vero e proprio. E il tutto deve essere discusso e approvato entro il mese di maggio, dicono dalle stesse fonti governative, se si vuole garantire le assunzioni dei precari a settembre. Di fretta.

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L’ AUTUNNO CALDO CHE CI ASPETTA: La riflessione controcorrente sulla scuola

di Maria Elisabetta Curtosi

Le ultime statistiche dell’Istat sul livello culturale del Paese spiegano in maniera incontrovertibile quali sono alcuni veri problemi degli italiani.

Secondo questi dati, l’Italia è in fondo alla classifica dei 27 paesi europei per scolarizzazione, rendimento scolastico, investimenti nella pubblica istruzione, consumi culturali delle famiglie, conoscenza delle lingue straniere, ma anche della lingua italiana.

A rivelarlo è una ricerca condotta dall’Osservatorio sui diritti dei minori.

La responsabilità è soprattutto della politica . “ Una sintomatologia preoccupante – dichiarava tempo addietro Antonio Marziale-  presidente dell’Osservatorio, perché la scuola dà segni di stanchezza in una epoca che vede una ascesa senza precedenti della devianza minorile e ciò è grave. L’istituzione scolastica più della famiglia dovrebbe fungere da riformatore di una coscienza psicosociale equilibrata e sana e invece tocca fare i conti con insegnanti con la testa altrove”.

Questi dati certificano che il sistema scolastico italiano è fallimentare. Vogliamo discutere di chi sia la colpa, se dei pessimi ministri, degli insegnanti o degli studenti, dei sindacati, dei comuni, dei dirigenti scolastici?

Noi siamo controcorrente .

Cerchiamo di spiegare perché.

Per quanto riguarda il livello generale di salute della scuola  è un a dato di fatto inconfutabile che la scuola funziona solo sulla carta, insomma tanta demagogia, solo demagogia con il risultato che la partita è persa dai docenti, studenti e famiglie.

Riflessione piuttosto amara?  Niente affatto! La scuola  è davvero malata ed ha bisogno di un vero medico.

Quello di cui non ha bisogno sono le parole, parole, le tante parole; intanto il bullismo nella scuola spadroneggia ed il vuoto di potere è oramai una voragine. Le cronache quotidiane sono vere e amare. Si è voluta una scuola c.d. “ progressista”, avanzata, aperta tanto da fargli perdere i veri connotati: il sostantivo sacrificato agli aggettivi.

Occorre invece selezione, indirizzo, valutazioni serie, meritocrazia.

A tirare il freno a mano poi  ci sono anche le significative debolezze degli assetti organizzativi e le carenze di risorse materiali ed immateriali  disponibili oltre ad una  certa mentalità dirigenziale bigotta e codina.  A dirlo, oltre che il sondaggio dell’Osservatorio sui diritti dei minori, sono anche  i docenti e gli alunni  ed i dati sconfortanti in termini di efficacia, efficienza e trasparente attività di questo settore. Il punto più critico è la gestione del personale, insufficiente e con pochi mezzi e senza un programma di formazione. Il personale effettivamente in servizio ha subito un decremento di diverse unità e molti di quelli che “ eroicamente” fanno il proprio dovere sono devono sopportare delle ingiustizie.

Vi è anche una forte mancanza di interesse, in particolare dei giovani, alla conoscenza per esempio dell’arte per suscitare davvero interesse, senso di responsabilità nei confronti del patrimonio culturale o magari per iniziative di promozione e di informazione semplicemente e puramente perché è un terreno questo che la scuola non ha preparato. Si dovrebbe almeno sapere se è forte la voglia dei genitori e degli studenti  di partecipare alle decisioni che interessano la vita della scuola  a condizione che   non predomina nessun diritto di veto, ma la possibilità di vedere dove si va, insomma di giocare a carte scoperte.

E’ venuto il tempo che i cittadini si prendano cura in prima persona del destino delle scuole dei propri figli. Ma i cittadini lo considerano davvero un problema. Stando ai dati non è avvertito dalla opinione pubblica neppure fra i primi problemi, quella della istruzione.

Occorre informare preventivamente ed a consuntivo il discente sia nella valutazione che sugli obiettivi della struttura, oltre evidentemente a quelli istituzionali assegnati.  Un quadro di obiettivi ed impegni credibili, benchè diluiti nel tempo se necessario. Occorre chiarezza sull’assetto strategico. Qualcuno dovrà dire loro se sono una parte della ”azienda” scuola (che brutta parola!) che partecipa attivamente alle scelte  per il miglioramento degli alunni  o una semplice parte sussidiaria, inserita in un contesto e basta infine i soldi della produttività  per i piani di lavoro. Vi sono poi “disagi” atavici che sono quelli di non riuscire a lasciarsi alle spalle un passato di politici ingombranti che hanno fatto di tutto per non farla camminare con le proprie gambe. Occorre ancora pensare alle  cineteche e servono  infine nuove assunzioni e forti e massicce riqualificazioni del personale .

E’ mia convinzione che, comunque vada la riforma della scuola, i docenti e i discenti italiani abbiano già perso. Che la riforma della scuola non sia uno scherzo lo hanno dimostrato le manifestazioni di piazza e le resistenze interne della categoria che vogliono vedere armonizzate le loro prestazioni, sapendo che all’interno di questa categoria esistono stratificazioni, sacche di privilegio. Nel xx secolo la scolarizzazione di massa è stato un obiettivo politico- sociale di grande rilevanza, ma forse si è perso la sfida della qualità perché la organizzazione e la natura della scuola è rimasta la stessa. Non nascondo la mia antipatia per la riforma dell’ex ministro Moratti e per la Gelmini, ma ha ragione Ernesto Galli Della Loggia quando dice dalle pagine del “ Corriere”  che <<sotto accusa sono i dirigenti locali di destra o di sinistra(..) sotto accusa sono gli intellettuali  meridionali con il loro assordante silenzio…che invece di portare avanti istanze di critica e di cambiamento, rimangono vittime del loro silenzio>>.

In un certo senso Galli Della Loggia  a proposito di politiche scolastiche del Sud sottolinea un vecchio vizio degli intellettuali del Sud e cioè quello “sulle condizioni del  a fingere una normalità da cui invece è sempre più lontano”. “ Protesta perbenistico-sciovinista” la definisce l’editorialista del “ Corriere”. Ed ha ragione.

Lo studio o meglio il sistema studio  è impegno, sacrificio, rigore, rispetto di regole. Non basta dire autonomia, valutazione qualitativa dei risultati quando in certe classi sono in trenta ed in altre solo in sette! Occorre modernizzare i sistemi formativi, aprire le scuole calabresi a tutti quegli ambiti culturali che devono essere presenti nel sistema degli studi.

Infine, ai fini dell’innalzamento della qualità delle nostre scuole, la possibilità di selezionare gli insegnanti in un Piano dell’offerta formativa che corrisponda all’istituto oltre che una retribuzione anche differenziata in base al merito ed alla qualità e quantità di lavoro. Ogni periodo storico ha la propria e la scuola calabrese, la scuola vibonese  è lo specchio della società odierna: come una bella addormentata non si sa quando si risveglierà per scoprire le proprie risorse e capacità che non sono seconde a nessuno in Italia.

C’è da dolersene? Da scandalizzare? Si quando vedo ragazzi e ragazze che  non hanno diritto alla casa dello studente o al borsa di studio solo perché i propri genitori lavoratori dipendenti o pensionati che pagano le tasse regolarmente vengono penalizzati rispetto a chi dichiara falsamente.

 

Finchè non avremo diviso equamente le risorse non solo del mondo ma del nostro Paese non vi sarà giustizia e senza giustizia, scriveva Willy Brandt, non vi è pace e senza pace non vi sarà libertà in nessuna parte del mondo.

 

Maria Elisabetta Curtosi

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