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Pannella: “Dalle carceri arrivi la speranza e si formino comitati per l’amnistia e la giustizia”

Invito tutti i torturati nelle carceri, dai detenuti e dai cappellani, agli agenti e ai direttori

Gentile direttore,
sabato 14, autorizzati dal dott. Pagano, vicario capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, siamo potuti entrare nel carcere di Siano, a Catanzaro, per raccogliere le firme sui 12 referendum radicali. Quindi grazie al dott. Pagano e grazie alla dottoressa Paravati, direttrice dell’Istituto di Siano, che ci ha fatto trovare comandante e agenti pronti a far si che i detenuti potessero firmare. Anche a Catanzaro, come nel carcere di Reggio Calabria, di Vibo e di Palmi, le adesioni ai referendum radicali sono state davvero di massa. In sette ore siamo riusciti a far firmare 300 detenuti su tutti i 12 quesiti (3.600 firme) e, in vero, ne sarebbero rimasti altri ottanta per i quali non v’è stato il tempo e speriamo di ritornarci. Loro lo sanno bene cosa si può patire per una giustizia ingiusta che può commettere errori senza pagare scotto e sanno in quali condizioni disastrate e sovraffollate versano le carceri. Tutti quanti, mentre firmavano, mi chiedevano di ringraziare, di salutare, l’On.le Marco Pannella e l’On.le Rita Bernardini. Una manifestazione d’affetto sincero verso l’unico politico e l’unico partito che lottano davvero per loro. Pannella però vorrebbe che dalle carceri arrivasse, assieme alle firme per i referendum, anche la speranza, vorrebbe che i detenuti si facessero “speranza” loro stessi.
“Onore a Platì” – dice ancora una volta – “che c’ha dato il 20%, ma adesso bisogna decidersi a formare i comitati”. Pannella, anche con toni un po’ rimproveranti, chiede ai detenuti delle patrie galere, a partire da quelle calabre, di farsi loro stessi speranza mobilitante e d’attivarsi nel costituire subito quei comitati per l’amnistia, la giustizia giusta e la libertà in tutte le 206 carceri italiane. E chiede al giornalismo un salto di qualità per l’informazione. Mentre del Costa Concordia conosciamo tutto, persino i gradi d’inclinazione raggiunti momento per momento durante la sua messa in asse, dei 3 detenuti morti bei penitenziari di Salerno, Bologna e Avellino avvenuti bei tre giorni del 15, 16 e 17 settembre, non un servizio, non una parola in un trafiletto di qualche giornale. Sono 116 i morti in carcere dall’inizio dell’anno nei penitenziari italiani e 38 di questi sono suicidi accertati. Se in Italia non c’è più la pena di morte, rimane però la morte per pena inumana o per suicidio di liberazione da condizioni degradante ormai accertate dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. In sciopero della fame da quasi un mese cui aggiunge, a giorni alterni, anche quello totale della sete, Giacinto Pannella, al Secolo Marco, da tre settimane ormai dai microfoni di “Radio Carcere”, la rubrica di Radio Radicale condotta da Riccardo Arena, non fa altro che appellarsi ai detenuti, ai cappellani, agli agenti di polizia penitenziaria e ai direttori affinché si adoperino per costituire “comitati spontanei” per l’amnistia. E anche se aumentano, da 7 della scorsa settimana a 14, le carceri da dove provengono notizie della costituzione di questi comitati, per Pannella il numero è ancora troppo irrilevante. Dopo aver ricordato come anche il dott. Tortorella, segretario nazionale del SiDiPe, il sindacato dei dirigenti penitenziari, abbia aderito ufficialmente alla tre giorni di digiuno degli scorsi 7, 8 e 9 settembre, Marco Pannella ha invitato tutti gli operatori che lavorano dentro le carceri affinché i detenuti abbiano la possibilità di costituirsi in comitati.


Giuseppe Candido

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