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La ricerca sfrenata dei combustibili fossili

di Maria Elisabetta Curtosi

La Nasa ha pubblicato qualche tempo fa alcuni studi sul clima in cui ammette di aver sottostimato la rapidità dei cambiamenti climatici in atto. E mentre aumenta la siccità che nei prossimi anni renderà inabitabile il 30 per cento del suolo attualmente popolato, continua la corsa sfrenata all’estrazione dei combustibili fossili. Una corsa che andrebbe arrestata ora.

 

Mentre tutta la nostra attenzione è monopolizzata dagli spread e dalla crisi dell’euro, la Nasa pubblica alcuni studi sul clima in cui ammette di aver sottostimato la rapidità dei cambiamenti in atto: il pianeta si sta avvitando in una spirale di cambiamenti climatici che si accingono (nei prossimi 40/50 anni) a renderne inabitabile il 30% della superficie attualmente popolata.

La situazione italiana, per il centro sud è grave. Sopra una cartina con il deficit di precipitazioni, nello scorso mese di febbraio, rispetto alla media dello stesso periodo nei 14 anni precedenti.

Come era già stato evidenziato nel misconosciuto studio dell’ENEA del 2003 – Evoluzione del clima ed impatti dei cambiamenti climatici in Italia -, le temperature medie nel centro sud sono aumentate tra il 1865 ed il 2000 di 0,7/0,9 gradi centigradi, mentre la tendenza di crescita per le temperature estive è stimata tra 0,1° e 0,4° per ogni decennio successivo al 2000.

Il deficit di precipitazioni accertato nel periodo dal 1951-1996 è del 14%, in incremento logaritmico negli anni successivi.

Andrea Marciani  – scrive- l’epoca dei negazionisti al soldo dei petrolieri dovrebbe vedere la fine e sarebbe il caso che nessuno si azzardasse più a mettere in discussione l’origine antropica di tali mutamenti (a tal proposito consigliamo la lettura di questo studio di qualche anno fa), in parte causati dal cattivo uso delle risorse di superficie (disboscamenti, bonifiche, urbanizzazione, impermeabilizzazione del suolo e via dicendo) ma soprattutto dalla massiccia immissione di CO2 in atmosfera, per l’uso di combustibili fossili.

Combustibili fossili che l’umanità dovrebbe smettere di estrarre ora e subito, invece, anche se le rinnovabili hanno ricevuto un forte impulso negli ultimi anni, l’estrazione di queste risorse non ha subito alcun rallentamento; al contrario si fanno sondaggi in luoghi dove si sa di trovarne quantità risibili e, in un crescendo frenetico, si adottano tecniche sempre più imprudenti o distruttive, (come testimoniano il disastro della piattaforma BP nel golfo del Messico nel 2009 o le assurde estrazioni di sabbie bituminose dell’Alberta).

In un parossismo da psicosi bulimica, l’umanità consuma le sue risorse in catatonica indifferenza ai segnali di allarme che le squillano intorno. Come fanno quelle riviste patinate che incastonano un articolo sull’avanzata del deserto in Sahel, tra la pubblicità di un SUV e quella di una crociera ai Caraibi.

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